Grana Padano, crescono consumi ed export. A Piacenza nel 2022 prodotte 592mila forme

Un aumento complessivo delle vendite del 2,38%, spinto soprattutto dalla crescita dell’export, è il dato che riassume il successo anche nel 2022 del Grana Padano DOP, il prodotto a denominazione d’origine protetta più consumato nel mondo, con una produzione di 5.212.103 forme. Lo si legge nella relazione del CdA illustrata durante l’Assemblea Generale del Consorzio di Tutela, che si è svolta al Centro Fiere di Montichiari (BS).

“L’anno scorso ipotizzammo un buon riposizionamento del valore del Grana Padano DOP, ma non avevamo azzardato di raggiungere i livelli senza precedenti toccati nel secondo semestre 2022 – ha detto Renato Zaghini, presidente del Consorzio di Tutela -. Questo traguardo ha consentito una rilevante ricaduta sul territorio premiando gli sforzi degli operatori. Significativa in particolare la spinta del grattugiato, soprattutto all’estero, cresciuto complessivamente del 10,2%. La filiera del Grana Padano DOP ha potuto così affrontare e superare gli incrementi consistenti dei costi di produzione e rapporti talvolta difficili con la GDO. “Possiamo però dire, ancora una volta, che la filiera Grana Padano, dalla stalla al magazzino, è stata nettamente la più remunerativa del settore lattiero caseario italiano – ha dichiarato Zaghini -, escludendo solo il 20% del latte italiano che non prevede gli insilati”.

Infatti, a fronte di un -0,43% della produzione, si è registrato un +24% del valore della produzione attestatosi a 1,7 miliardi di euro franco partenza magazzini e addirittura un +26% al consumo con 3,2 miliardi di euro. “Nessun settore del lattiero caseario italiano ha performato tanto quanto il Grana Padano – ha spiegato il Direttore Generale del Consorzio, Stefano Berni, illustrando nei dettagli la relazione del CdA – Questo ha permesso alla filiera di apportare al suo territorio un reddito ulteriore di circa 300 milioni di euro rispetto alle altre destinazioni del latte a vantaggio delle 50.000 persone coinvolte dal sistema, per un valore complessivo alla produzione di un miliardo e 700 milioni di euro. Inoltre la materia prima destinata a Grana Padano ha avuto nel 2022 un plus di valorizzazione di circa il 20% superiore rispetto alle altre destinazioni del latte omogeneo, cioè quello prodotto da bovine alimentate anche con insilati di mais e che costituisce circa l’80% del latte vaccino prodotto in Italia”. Decisiva nella crescita la rinnovata campagna promozionale affidata a KPMG, che ha portato il claim “Un’emozione italiana” sia sui media nazionali che sui principali mercati esteri, con un budget di 42,8 milioni di euro e destinato a salire a 43,3 milioni nel 2023.

Infine Zaghini ha individuato tre minacce per il Grana Padano nel cibo sintetico, nel Nutriscore e nell’Italian Sounding. Ma ha indicato altrettanti obiettivi ad allevatori e caseifici. “La sostenibilità ambientale, la salubrità di prodotto e il benessere animale sono le tre nuove inevitabili frontiere e chi arriverà prima e velocemente a integrare e a comunicare questi fattori nel processo produttivo sarà premiato dal mercato mondiale. Noi su questa strada ci siamo, abbiamo cominciato da pionieri nel 2007 e quest’anno Legambiente ci ha conferito il riconoscimento di formaggio dell’anno grazie all’attuazione del progetto LIFE TTGG”.

L’assemblea generale si è conclusa con l’approvazione all’unanimità le relazioni del CdA e del collegio sindacale ed il bilancio di sostenibilità.

I dati  – Nel 2022 il 65,30 della produzione di 5.212.103 forme si è concentrata nella cooperazione, rispetto quindi al 34,70 dell’industria casearia. A livello provinciale, sul podio si confermano Mantova con 1.555.193 forme prodotte in 28 caseifici, Brescia con 1.187.393 forme in 29 caseifici e Cremona con 915.275 forme in 9 caseifici. Seguono Piacenza con 592.325 forme in 20 caseifici, tutto il Veneto con 566.182 forme – comprese quelle lavorate con latte veneto al di fuori dei 25 caseifici della regione -, Trento con 134.948 forme in 18 caseifici, Bergamo con 112.043 in 3 caseifici, Lodi con 93.310 in 4 caseifici, Cuneo con 40.712 forme in 3 caseifici e Pavia con 14.362 in 2 caseifici.

L’export è salito del 6,19% a 2.363.706 forme, con 1.960.523 forme commercializzate complessivamente in Europa, e oggi vale il 47% del totale delle forme marchiate. Mercato leader si conferma la Germania, con 585.339 forme ed una nuova crescita dell’1,33%, davanti alla Francia con 279.250 forme e un incremento dell’11,44%. A 205.010 forme troviamo insieme i paesi del Benelux – Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – con un +9,29%. Seguono Stati Uniti con 174.886 forme e +2,98%, Svizzera con 138.524 e + 2,14%, Spagna con 134.693 e +8,47%, Regno Unito con 134.122 forme e un +6,54% confortante dopo l’impatto complesso della Brexit. Chiudono la Top Ten l’Austria con 78.707 e + 3,66%, il Canada con 71.767 forme e la miglior performance tra i paesi leader dell’export pari al 12,98%, davanti alla Svezia con 62.159 forme e +2,03.

Nei consumi nazionali, i supermercati con il 63,4% sono il canale di vendita più significativo. Seguono i discount con il 14,9%, le superettes – punti vendita sino a 400 mq – con 11,9% e gli ipermercati con il 9,8%.