“Il mio Ramadan intimo e universale, perchè avete perso questo modo di stare insieme?”

“Il mese del Ramadan volge al termine è già comincio a sentirne la nostalgia”. Le parole di Brahim, amico musulmano, sono sorprendenti. Non sono soltanto le parole di un fedele alla religione di Maometto, sono indicative di un’esperienza umana e al contempo universale. Perché il Ramadan unifica nel tempo e nello spazio centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, “sincronizzate” nei gesti, nel rito e nella preghiera. “La nostalgia deriva dall’intensità – spiega il mio amico Brahim – con la quale viviamo quel periodo dell’anno. Non c’è soltanto la preghiera, i versetti del Corano ascoltati nel rito quotidiano in moschea. Nel mese del Ramadan senti la tua vita scorrere in profondità, rifletti su te stesso e su quello che hai fatto nel corso dei mesi passati, è il momento di non rinviare le buone azioni, di pensare ai più deboli e di occuparsi di loro, concretamente”.

La comunità islamica di Piacenza celebra il mese del Ramadan alla moschea della strada Caorsana, in piena periferia in un capannone ex industriale abbellito con un piccolo minareto e addobbato a festa. Ogni sera si celebra la preghiera e al tramonto si rompe il digiuno insieme, in una dimensione assolutamente collettiva, a una lunga tavolata allestita all’aperto. Per primo viene servito il caffè zuccherato generosamente perché dopo la giornata (magari di duro lavoro) di astensione da cibo e anche acqua, dà subito la carica. Poi frutta fresca, datteri e altro cibo.

La preghiera e l'Iftar alla Comunità Islamica

Tutto è iniziato il 22 marzo scorso e venerdì prossimo, 21 aprile, finirà. Il picco di fedeli in moschea di solito c’è intorno alle 21, ma negli ultimi giorni del mese sacro l’affluenza aumenta fino ad ora più tarda, anche a notte fonda. Perché è attesa una notte speciale, quella del destino, “la notte in cui dio assegna a ciascun musulmano il suo destino per i prossimi mesi”.
La rappresentazione dell’universo dei musulmani piacentini che frequentano la comunità sta nella parete all’ingresso della moschea, con le mensole dove si possono abbandonare le calzature prima di pregare: la partita è stravinta dalle sneakers di ogni foggia e colore, tante anche le ciabatte, meno i mocassini e le scarpe da lavoro. Le donne pregano con discrezione in un locale apposito, mentre nel cortile i bambini scorrazzano liberi di giocare. Qualche piccolo segue il genitore e attende che finisca la sessione.

La preghiera e l'Iftar alla Comunità Islamica

“La vita di ogni musulmano è scandita dal Ramadan – mi fa notare Brahim – se ci pensi. Ogni anno arriva un po’ prima sulla base del calendario lunare che è circa 11 giorni più corto rispetto a quello solare, per cui ogni festività cade ogni anno 10 o 11 giorni prima rispetto a quello precedente. Nel mese sacro ognuno di noi è tenuto a concentrarsi sulla propria vita e non c’è soltanto la preghiera, l’ascolto dei versetti del Corano col suo effetto benefico e rigenerante. C’è il senso dello stare insieme che cambia la prospettiva su ogni cosa. Non ti segna soltanto il trascorrere per 30 giorni una parte della tua giornata insieme agli altri. C’è anche la consapevolezza che in tutto il mondo, tutti i musulmani stanno vivendo come te, stanno seguendo le tue regole, si stanno riconoscendo nei tuoi valori. Stanno ascoltando le parole del Profeta. E’ una sensazione unica ed universale, allo stesso tempo spirituale e materiale, non credo appartenga anche ad altre religioni.  Non c’è secolarizzazione che tenga, la nostra salvezza risiede nella parola del Profeta come nel rito vissuto insieme”.

E poi ci sono le regole da seguire, che costituiscono una prova. “Se non ti metti alla prova nella vita – dice Brahim – che senso ha? Il digiuno è una prova che tempra. Ma sia chiaro, il Profeta non impone niente a nessuno. In particolari circostanze l’astinenza si può interrompere, se fa caldo si deve bere, se non si sta bene è concesso nutrirsi anche prima del tramonto. Ciascuno ha la possibilità di vivere il digiuno secondo le proprie possibilità. Ma vorrei che fosse evidente che è la dimensione della sfida da affrontare insieme che rende forti. A prescindere dal credo religioso, penso che voi non musulmani abbiate perso questo atteggiamento, abbiate smarrito il senso del sacrificio che noi viviamo nel mese del Ramadan. Perchè? Ve lo siete chiesti?”.

La preghiera e l'Iftar alla Comunità Islamica

E la notte del destino è già trascorsa, oppure no? “La notte più speciale per tutti noi – risponde Brahim – cade in uno degli ultimi dieci giorni del mese sacro, il Profeta dice di ricercarla nei giorni dispari. E quando arriva è fondamentale farsi trovare pronti, disposti alla preghiera perché è la notte nella quale il Corano è stato rivelato a Maometto dall’Arcangelo Gabriele. Ma la data precisa non è determinabile a priori. Con le preghiere, soltanto con le preghiere possiamo cambiare il destino che dio ci assegna in quella notte, per fare sì che sia un destino fausto e felice. Fino al prossimo Ramadan”.

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