Rispondono a un mail fasulla della banca e vanno in fumo 10mila euro

Arriva una mail, o anche solo un sms sul cellulare, e apparentemente si tratta di una comunicazione del proprio istituto di credito; poi, semplicemente con un link piazzato in bella evidenza, si invita il destinatario a visitare un sito che richiede informazioni e dati. L’intento del truffatore è quello di carpire, in particolare, password o numero carta di credito per prelevare, a danno del consumatore ignaro, fondi dal conto corrente on line o dalla carta di credito. “Proprio nelle ultime settimane di marzo, conferma Aurelio Carlo Vichi, presidente Adiconsum Parma Piacenza, si sono presentati presso lo sportello di Piacenza due persone che sono state vittima di azioni fraudolente iniziate tramite l’invio di una mail che sembrava inviata dalla loro banca. L’incauta risposta ha provocato complessivamente il prelievo di oltre 10mila euro. Nonostante i reclami che i nostri assistiti hanno presentato al loro istituto di credito la risposta è stata negativa e le istanze presentate sono state rigettate”.

E la cosa non stupisce perché si tratta di un fenomeno ormai noto a livello nazionale. Infatti, pronunciandosi su un caso simile su cui si già era espresso il Tribunale di Palermo, in un primo tempo, a favore del correntista, perché “l’azienda non aveva adottato tutte le misure di sicurezza tecnicamente idonee a prevenire danni”, la Corte di Cassazione il mese scorso, ha virato fortemente rispetto al passato, dando rilievo alla negligenza e all’imprudenza della vittima che, “collaborando” attivamente (anche se inconsapevolmente e in buona fede), vanifica di fatto tutte le misure di sicurezza messe in atto dalla banca. In altre parole le “chiavi” di accesso alle banche on line, vanno sempre utilizzate con la massima cura. “Occorre fare sempre attenzione, chiarisce Aurelio Carlo Vichi, presidente di Adiconsum Parma Piacenza, ma, se possibile, ancora di più adesso che secondo la Suprema Corte, il risarcimento dei danni da phishing è escluso in caso di comportamento negligente e imprudente della vittima”. Ma l’associazione di consumatori che ha la sua sede provinciale in via Pietro Cella non si arrende di certo.

“Ovviamente ora le banche interessate si sentono forti in virtù della recente sentenza della Cassazione, ma ugualmente – promette Vichi -, presenteremo ricorso all’arbitro bancario e finanziario per sostenere la tesi che la banca dovrebbe mettere in atto sistemi di sicurezza che consentano di individuare transazioni che non rientrano nella normale operatività del cliente così da allertarlo che sono in corso sul suo conto delle operazioni fuori dagli standard normali e che tali operazioni vengono a titolo precauzionale congelate in attesa di una conferma da parte del cliente, che in questa situazione è la parte più debole. Riteniamo troppo semplice e comodo per gli istituti bancari scaricare tutte le responsabilità sui clienti oggetto di phishing e non ammettere che, spesso, non mettono in campo tutte quelle azioni per consentire in qualche modo di ridurre se non azzerare l’attività di soggetti che in modo truffaldino e operando fuori dai confini del nostro paese , possono mettere in atto queste transazioni finanziarie che portato a gravi danni economici per chi sfortunatamente ci cade in modo involontario. Ecco perché ci rivolgiamo all’Arbitro Bancario e Finanziario ( ABF ) perché dirima questa controversia tra i nostri assistiti e le loro banche, considerando che il consumatore pur adottando le massime cautele può cadere inconsapevolmente nella rete di abili truffatori che sfruttano le più aggiornate tecnologie e l’emotività umana, per disorientare e manipolare i soggetti che cadono nei loro raggiri”.

In conclusione Adiconsum ricorda le regole di una corretta prevenzione di questi illeciti: “Non bisogna mai aprire o rispondere a una mail o obbedire agli inviti di un sms se non si è certi del mittente e se non si tratta di un sito verificato (che abbia, ad esempio, l’icona del lucchetto nella barra degli indirizzi). Banche e altri intermediari non chiedono mai tramite mail notizie riservate dei propri clienti. In caso di prelievi indebiti, il consumatore deve immediatamente bloccare il proprio conto, e presentare denuncia alle autorità: sia la Polizia di Stato, sia i Carabinieri, sia la Guardia di Finanza hanno nuclei specializzati. Va verificato sempre l’estratto conto per controllare l’esattezza di quanto riportato a credito e a debito del titolare del conto corrente”.

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