“Da pecora nera del Conservatorio, a cantante e poi compositore di colonne sonore”

“Ero la pecora nera del Conservatorio, perché componevo già canzoni e davo gli esami per evitare di partire per il servizio militare. Ma ero bravo e quindi non potevano dirmi niente, poi ho composto ‘Come sinfonia’ e la mia vita è cambiata. Per la prima volta”. Pino Donaggio si è raccontato così a XNL, nell’ambito dell’incontro promosso da Bottega XNL, la sezione di Cinema e Teatro di XNL Piacenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano, un’occasione per approfondire il tema del cinema anche attraverso uno dei suoi aspetti più suggestivi, quello delle colonne sonore, come hanno sottolineato durante la presentazione il vice presidente della Fondazione, Mario Magnelli e la direttrice artistica di Bottega XNL Paola Pedrazzini.

Paola Pedrazzini e Mario Magnelli

A dialogare con l’ospite, il critico cinematografico e saggista Anton Giulio Mancino, co autore della biografia dello stesso Donaggio, e il docente dell’Università degli Studi di Udine Roberto Calabretto, musicologo. Un incontro intervallato da spezzoni di esibizioni di Donaggio – come quella del capolavoro “Io che non vivo (senza te)” –  dei film da lui musicati, come A Venezia…un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg, e Vestito per uccidere di Brian De Palma, con il quale ha instaurato una lunga e proficua collaborazione. L’evento, organizzato nell’ambito de L’ORA DI CINEMA, il Progetto di Cinema per la Scuola di Fondazione Fare Cinema (presieduta da Marco Bellocchio e diretta da Paola Pedrazzini) beneficiario del contributo a valere sul Bando Ministeriale “Il cinema e l’Audiovisivo a scuola – Progetti di rilevanza territoriale”, ed è stato preceduto da un momento di approfondimento con gli studenti del Conservatorio.

“Le canzoni – racconta Donaggio – sono venute per caso, ma io ho studiato violino. E’ un elemento che mi accomuna a Morricone, così come l’essere cresciuti in una famiglia di musicisti. Sia suo padre che il mio suonavano in un’orchestrina e io sono cresciuto ascoltando la musica leggera, ero l’unico del Conservatorio a farlo. Allora non è come adesso, che si studia anche jazz e altri generi musicali. Ero guardato con sospetto, ma un professore mi disse che i miei colleghi avrebbero trascorso la vita a suonare la musica composta da altri, io invece avrei suonato sempre la mia”. Donaggio spiega poi come iniziò il grande successo di “Io che non vivo”: la canzone fu proposta al festival di Sanremo del 1965, e in origine doveva essere interpretata da Mina, che gareggiò invece con “Le mille bolle blu”. Il caso volle che ad assistere all’esibizione, racconta Donaggio, ci fosse la cantante Dusty Springfield, che la volle interpretare in inglese, così come Elvis Presley. “Così la mia vita cambiò – ha detto Donaggio – per la prima volta”.

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