I cent’anni di Rambalda, staffetta partigiana “Avevo paura, ma ancora oggi sarei pronta a partire”

Compie oggi cento anni la staffetta partigiana Rambalda Magnaschi, nata a Gropparello il 7 maggio 1923. La festa in suo onore si è svolta nei giardini della parrocchia di Santa Franca a Piacenza. A fare gli onori di casa il sindaco di Calendasco Filippo Zangrandi, con l’assessore comunale di Piacenza Serena Groppelli, presente insieme al collega Francesco Brianzi, Giulia Piroli dell’Anpi sezione cittadina “Medina Barbattini” e Laura Lusardi dell’Anpi Alta Valtidone. Sul palco anche le ricercatrici che hanno approfondito il ruolo delle donne nella Resistenza, Iara Meloni ed Elisabetta Salvini, il vescovo Adriano Cevolotto e il parroco di Santa Franca don Maurizio Noberini. Rambalda è arrivata accompagnata dalla nipote Antonella Grandini.

Insieme a Rambalda, che si è conquistata i gradi di sergente come partigiana combattente senza aver imbracciato il fucile, anche il fratello Ugo e un altro partigiano di Piacenza, Pino Fumi.

“Portavo in braccio la mia bambina, Paola, di quattro mesi, per dare meno nell’occhio – ha raccontato Rambalda -. Ogni tanto mi avvisavano di scappare perché, se mio marito (Fermo Freschi, comandante della seconda brigata di manovra E. Gallinari, decorato con la Medaglia d’argento per la liberazione di Piacenza, ndr) non si fosse presentato, mi avrebbero portato a Gropparello e poi al campo di aviazioni. Devo ringraziare anche un fascista, fu lui ad avvisare mia mamma dicendole ‘Portate via la Balda (Rambalda, ndr) con la bambina, perché domani mattina vengono a prenderla. Non posso non avvisarvi, l’ho vista nascere’. Pesavo 27 kg, non avevo da mangiare e avevo paura, però quello che ho fatto l’ho fatto col cuore. Se avessero avuto bisogno di me, io ero pronta a partire”.

“Siamo tutti debitori dell’amore di chi ci ha preceduto e oggi nel Vangelo Gesù ha detto: ‘Se credete in me, fate cose più grandi di me’. Quando si ama si fanno cose straordinarie. Lei ha detto che ha voluto bene – ha detto monsignor Cevolotto a Rambalda – e questo credo sia il segreto di tutto. Chiediamo tutti al Signore di arrivare a cento anni, ma con la sua lucidità che è anch’essa una grazia”.

Insieme a Rambalda, che si è conquistata i gradi di sergente come partigiana combattente senza aver imbracciato il fucile, anche il fratello Ugo Magnaschi e un altro partigiano di Piacenza, Pino Fumi.

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