Maccagni “Accordi urbanistici scaduti nel 2020 e le norme attuali non prevedono nuovo commerciale”

“I termini perentori per la verifica delle nove proposte di accordo operativo avanzate dai privati per costruire nuovi edifici in città scadevano, grosso modo, nel febbraio 2020: sono passati oltre tre anni. Come mai oggi risultano ancora ‘in istruttoria’ sei proposte originarie con diverse migliaia di metri quadrati di spazi commerciali inseriti nei progetti?”

La domanda è sollevata da Claudio Maccagni, ex dirigente dell’Urbanistica del Comune di Piacenza con una lunga esperienza all’interno della macchina amministrativa alle spalle. Oggi è in pensione, ma la sua è una memoria storica ben documentata delle trasformazioni della città. E anche delle ultime modifiche intervenute dentro a una normativa quanto meno complicata da comprendere.

accordi operativi 2023

Le aree interessate dagli accordi operativi

Maccagni ci ha interpellato dopo la pubblicazione del quadro degli accordi operativi ancora nei cassetti di Palazzo Mercanti in attesa di essere valutati entro la fine del 2023: sono sei le proposte, addirittura risalenti al 2019, per costruire in alcune aree individuate dalla pianificazione urbanistica vigente (il nuovo Pug, Piano urbanistico generale è ancora in fase di realizzazione), che l’amministrazione Tarasconi ha ereditato da quella Barbieri. “La nefasta nuova legge regionale urbanistica prescrive che tutti i comuni sostituiscano gli strumenti urbanistici attualmente vigenti – afferma l’ex dirigente – con il Pug (Piano urbanistico generale); a tal fine la legge prescrive un termine perentorio di quattro anni per l’avvio del procedimento, ovvero il primo gennaio 2022, e sei anni per la definitiva approvazione, ovvero primo gennaio 2024. Faccio notare che il termine perentorio per l’avvio è scaduto da 14 mesi, senza alcuna traccia di delibera di indirizzi o qualcosa di simile”.

In attesa quindi del Pug, “sempre la legge urbanistica regionale – prosegue Maccagni – prevede una fase transitoria, anche in questo caso, scaduta da 14 mesi, durante la quale un comune può, se ritiene, tramite accordi operativi, dare immediata attuazione a parte delle previsioni di nuovi spazi edificabili contenute nei vigenti Psc. Ma la legge non dice che si potrà fare quello che il piano consente, ma quello che prevede”. “L’articolo 2.9 del vigente Psc inoltre stabilisce che – sottolinea Maccagni – nel territorio potenzialmente urbanizzabile, sarà il Poc (Piano operativo comunale) a definire gli obiettivi delle politiche comunali per il commercio. Peccato che il Poc non sia mai stato portato a termine, perché l’approvazione della nuova legge regionale urbanistica ha abolito tale strumento. Di conseguenza il Psc, pur teoricamente consentendolo tramite il Poc (che non c’è e non c’è mai stato), non prevede nessun nuovo insediamento commerciale in città”.

Cosa è successo allora in questa infinita transizione normativa? “Che nei termini previsti, il Comune ha avviato le procedure – spiega Maccagni – e nove imprenditori hanno proposto gli accordi operativi resi pubblici sull’apposito sito web comunale. La procedura degli accordi operativi stabilita dalla legge prevede che ‘entro il termine perentorio di sessanta giorni dal ricevimento (termine che può essere, motivatamente, raddoppiato a 120 giorni), il Comune verifica la conformità della proposta alla pianificazione vigente e valuta l’interesse pubblico alla sua realizzazione. Nei dieci giorni successivi, il Comune si esprime sulla proposta e, qualora sia valutata la conformità alla disciplina vigente e sia raggiunta la condivisione dei suoi contenuti, procede al deposito della proposta, per sessanta giorni sul sito web del Comune e sul bollettino ufficiale della Regione Emilia Romagna’”.

“Ora i termini perentori, anche se raddoppiati a 120 giorni – si chiede l’ex dirigente – per la verifica delle nove proposte di accordo operativo scadevano, grosso modo, nel febbraio 2020: sono passati oltre tre anni. La domanda è com’è che non risulta mai agli atti che il Comune abbia verificato la “conformità alla disciplina vigente”, né abbia espresso la condivisione ai contenuti, né valutato l’interesse pubblico delle proposte?”. E aggiunge: “Come mai l’ufficio di Piano, unico competente per legge urbanistica dopo circa 1300 giorni, non risulta aver mai, da quanto risulta dagli atti resi pubblici, espresso un parere, proposto un atto, valutato nel merito le proposte? Oggi si viene a sapere che sono ancora ‘in istruttoria’ 6 delle 9 proposte originarie, con diverse migliaia di metri quadrati di spazi commerciali inseriti nei progetti, come è possibile?”

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.