La maturità vista dai prof “Anche noi emozionati, siamo i primi fan dei nostri studenti”

Con la fine della scuola arrivano anche i tanto temuti dagli studenti esami di stato (il via è previsto il 21 giugno). Però i ragazzi non sono gli unici protagonisti di questo periodo, lo sono anche i professori. Perciò, dopo aver intervistato alcuni studenti sulle loro sensazioni, prospettive e paure riguardanti la maturità, abbiamo deciso di fare lo stesso con chi sta dietro alla cattedra, dei quali si pensa spesso che siano poco interessati al futuro dei loro alunni, sottovalutando la componente emotiva che è invece presente. Abbiamo sottoposto alcune domande alla professoressa Michela Vignola del Liceo Respighi di Piacenza, al professor Matteo Sozzi del Liceo Gioia di Piacenza, a Daniela Fedeli, Monica Calciati, Paola Biamini, Rossana Vommaro e Nicoletta Fugazza del Liceo Volta di Castel San Giovanni.

Come è dal suo punto di vista partecipare e preparare una sessione d’esame? Quali sono le sensazioni, preoccupazioni o ansie che un professore può avere nello svolgere un compito del genere?

Vignola “Gli studenti non si rendono conto, c’è partecipazione emotiva, è nostro dovere prepararli al meglio, c’è preoccupazione per i possibili errori, ma siamo i loro primi fan. Da commissaria interna vivi l’esame con i ragazzi, da esterna non conosci gli studenti, una parte del pensiero va ai tuoi alunni. L’idea che siano giudicati da altri insegnanti ti preoccupa e speri che facciano bene”.

Sozzi “Svolgo esami di stato da 20 anni, le prime volte c’era sicuramente emozione, adesso è un’attività come le altre, è importante in quanto attività di valutazione, ma serve soprattutto all’alunno per capire il livello della propria preparazione”.

Calciati “Preparare i ragazzi all’esame è un’emozione ogni anno, mi sembra sempre di rivivere il mio esame. Dal mio punto di vista è molto diverso prendere parte all’esame come commissario interno o esterno: se conosci già i ragazzi il coinvolgimento emotivo è maggiore, vorrei che la loro prova fosse all’altezza di tutto il lavoro svolto”.

Fedeli “Insegnare matematica e fisica al liceo scientifico significa trovarsi quasi tutti gli anni ad affrontare l’esame di maturità insieme ai propri ragazzi e condividere con loro paure ed emozioni, in quanto materie d’esame, e quindi bisogna senz’altro riuscire a svolgere i vasti programmi. Le maggiori preoccupazioni di un insegnante sono di concludere i programmi e riuscire a preparare la classe. La mia soddisfazione è vedere gli alunni dare il meglio di sé, e infondere in loro la giusta determinazione nell’affrontare le prove.”

Biamini “Quando si è commissari interni preparare una sessione d’esame significa avere lavorato tutto l’anno serenamente e sistematicamente sulla disciplina, rendendo sempre più consapevole la classe di quello che dovrà affrontare e di come lo potrà gestire. Bisogna tenere conto anche delle relazioni umane nella commissione: è fondamentale costruire un clima favorevole, se c’è serenità ciò aiuta”.

Vommaro “Per me è la prima volta come commissario esterno all’esame di Stato, quindi sicuramente c’è l’ansia da novità. Farò fisica al liceo linguistico, quindi vorrei capire come impostare il mio lavoro senza mettere in difficoltà i ragazzi, considerando che la materia non è così apprezzata dai più…”

Fugazza “Noi docenti siamo sempre assai preoccupati nell’imminenza dell’esame di Stato, perché abbiamo la sensazione di non riuscire a preparare i ragazzi al meglio. I dubbi più ricorrenti, per una materia come Lingua e Letteratura italiana, riguardano le parti di programma non svolte per mancanza di tempo e la preoccupazione che possa uscire l’analisi di un autore trattato in classe. Quando poi l’esame ha inizio, ogni docente cerca di mettere gli alunni a loro agio e creare un clima tranquillo. Essere commissario interno è più coinvolgente perché si condivide al massimo ogni momento con le classi, quasi come sentirsi esaminati a nostra volta, invece il commissario esterno resta più distaccato, non conoscendo gli alunni. Questo è anche un grosso limite: occorre essere molto performanti per riuscire ad inquadrare uno studente in base ad una prova scritta ed un orale.”

Secondo lei, tornando ad un tipo di esame più tradizionale, il carico di lavoro potrà essere maggiore, sia per gli studenti che per gli insegnanti?

Vignola “Rimane l’incertezza della seconda prova, è quella che preoccupa maggiormente; la maturità con il Covid prevedeva solo l’orale, lo scorso anno invece la seconda prova era scelta da insegnanti. Negli anni precedenti c’era il terzo scritto, adesso è un po’ alleggerita, non è più pesante e difficile come in precedenza”.

Sozzi “Non sarà più difficile rispetto agli altri anni, sia per studenti che per professori”.

Calciati “Sicuramente il carico di lavoro è maggiore per entrambi, ma sono molto contenta del ritorno alla normalità e, in vista della loro preparazione futura, dovrebbero esserlo anche i ragazzi”.

Fedeli “Il ritorno all’esame nella sua classica forma comporta un carico di lavoro diverso dall’esame che ha caratterizzato il periodo Covid; si tratta infatti di preparare non solo l’orale, ma anche lo scritto, cioè due prove che verificano competenze diverse.”

Biamini “Il peso c’è in ogni caso, e va ripartito in corso d’opera. Se si lavora seriamente, si sarà pronti per qualunque modalità d’esame. Chiaramente, se i cambiamenti nelle richieste (da parte del Ministero) sono sostanziali, sarebbe bene saperli per tempo; in ogni caso, la commissione può tener conto di tanti aspetti.”

Vommaro “Immagino che sia un carico maggiore per gli studenti, perché dovranno presentarsi a professori che non hanno mai visto, quindi alcuni cercheranno di perfezionarsi per fare colpo. Con l’organizzazione della nostra scuola, tra moduli e recuperi, spero siano stati aiutati in queste ultime settimane a trovare qualsiasi collegamento per questi “nuclei tematici”. Per i professori non saprei, è la mia prima volta! Sicuramente non dobbiamo preparare noi le tracce, ma non sarà così facile correggere prove che scopriamo con i ragazzi il giorno stesso, per poi mettere d’accordo una commissione intera, formata da interni ed esterni”.

Fugazza “Direi di no, si è sempre lavorato cercando di fare il meglio possibile: l’unica differenza sarà l’impatto emotivo con i commissari esterni”.

Come vede i ragazzi in vista dell’esame, in ansia, abbastanza preparati, pensa che siano pronti per affrontare questa prima grande prova?

Vignola “Molto in ansia, la maturità è sempre emotivamente difficile. Ogni anno vedo gli studenti sempre più in difficoltà a causa della mancanza di autoconsapevolezza e voglia di misurarsi con le difficoltà, ho la sensazione che molti scapperebbero se potessero”.

Sozzi “L’esame fotografa il percorso di ogni studente, l’ansia è fisiologica, positiva e normale, è uno stato emotivo che ci aiuta ad attivare le nostre migliori energie verso l’obiettivo. È importante saperla gestire, non deve essere paralizzante. L’esame di stato è importante non per il voto, ma per la predisposizione di una persona verso questo momento, per imparare a gestire appunto l’ansia e le difficoltà”.

Calciati “L’ansia c’è come prima di ogni esame, i ragazzi che affronteranno l’esame quest’anno hanno vissuto la pandemia dalla metà del secondo anno, ma penso che sia stato fatto tutto il possibile per prepararli al meglio”.

Fedeli “Quest’anno ho preparato una quinta linguistico in fisica, che è materia d’esame con il commissario esterno. La mia assenza di due mesi, causata da un infortunio, non ci voleva, ma i ragazzi hanno lavorato bene e sono pronti per affrontare la prova.”

Biamini “In genere, provare in certi momenti un po’ di ansia è fisiologico ed è parte di un processo di acquisizione di consapevolezza. Condividere strategie e mettersi alla prova anche esercitandosi a parlare in pubblico, simulando lo svolgimento di un colloquio orale, può essere utile. La cosa importante è riuscire a gestire la situazione e trasmettere quello che si è ricevuto, anche grazie al percorso effettuato, agli stimoli ricevuti, alle esperienze maturate.”

Vommaro “Le quinte quest’anno per me sono ignote, ho lavorato con classi dalla prima alla quarta. Ripensando però alla mia maturità, posso consigliare di non stare sovrappensiero. L’ansia è giusto che ci sia, l’importante è trasformarla in produttività. I ragazzi si preparano alla prima prova da anni, devono pensare di svolgere un tema come hanno fatto durante l’anno. Sicuramente è un pensiero difficile da imporsi, ma dopo la maturità ne riparleremo!”

Fugazza “Purtroppo, in simili occasioni, l’ansia è una compagna di viaggio della quale difficilmente ci si libera. Sono però sicura della preparazione dei ragazzi: dopo aver lavorato con serietà per vari anni scolastici, non c’è nulla da temere”.

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