Tappa a Kibera, tra disperazione e la speranza – viaggio in Kenya

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Ottantatré anni e nessuna voglia di fermarsi: così Alberto Gromi, uno dei più celebri presidi in pensione piacentini, il 20 luglio è partito per il suo decimo viaggio in Kenya per “accompagnare persone a cui voglio far conoscere quest’esperienza”. Gromi è atterrato a Nairobi, dove alloggia in una struttura gestita dalla onlus Koinonia, che in Italia è supportata dell’associazione milanese Amani, e si occupa dei bambini di strada. “Ritroverò amici e educatori: là è come una grande famiglia”, dice. “Farò visita anche all’ambulatorio e casa per bambini disabili gestiti dalla piacentina Francesca Lipeti, a Ilbissil, e alle suore Figlie di Sant’Anna, che a Lengesim hanno aperto un ospedale e una scuola materna. Insieme a lui anche l’operatore Caritas Davide Marchettini e la volontaria Rita Parenti.

Ecco il suo diario dal Kenya – 27 luglio

Jack Matika ha il sorriso contagioso che gli fa brillare gli occhi. Ci accoglie con l’entusiasmo di sempre e mi chiama con il mio nome keniano: Oniango. Jack dirige un centro, Ndugu Mdogo (in kiswahili Piccolo Fratello) Rescue Center, a pochi passi da Kibera, una delle più grandi baraccopoli del mondo e forse la più grande dell’Africa subsahariana. Qui raccoglie i bambini che hanno lasciato le loro case per cercare chissà quali speranze lungo le strade di Nairobi, dove trovano solo fame e disprezzo. Dirige il Centro, ne è l’educatore e l’animatore. Ci fa fare due esperienze contrastanti: la visita di Kibera (la disperazione) e l’incontro con i suoi bambini (la speranza). Kibera, oggi e ormai da diverso tempo, è inavvicinabile dai bianchi. È il centro di tutte le contestazioni che fino ad ora ci hanno vietato di avvicinarci a piedi al centro di Nairobi che conosce paurose sommosse per denunciare il continuo aumento del costo della vita. Mentre scrivo queste note sono le 5,35, ascolto i clacson dei matatu (i pulmini pubblici che percorrono pericolosamente le strade di Nairobi): tutte le mattine, puntuali dalle cinque in poi, fanno la loro protesta.

Viaggio in Africa Gromi

Jack, nonostante tutto questo, ci ha accompagnati in visita a Kibera in totale sicurezza. Kibera è nata quando la costruzione della ferrovia Nairobi-Mombasa portò in città forza lavoro dai villaggi. Gli operai si costruirono baracche provvisorie che divennero definitiva e l’area abitativa cominciò ad allargarsi a dismisura. Solo qualche foto riesce, sia pure solo flebilmente, a mostrare l’orrore. Conclusa la visita abbiamo pranzato con i bambini, giocato e poi siamo tornati al nostro nuovo luogo di soggiorno: Kivuli Center. Dalla comodità della Shalom House all’essenzialità povera da condividere con i bambini. Sembra che nei prossimi giorni riusciremo ad andare a Nairobi Centro.

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