“Tu vieni da così lontano per noi che siamo spazzatura?” Gromi torna in Kenya per i bambini di strada

Ottantatré anni suonati e nessuna voglia di fermarsi: così Alberto Gromi, uno dei più celebri presidi in pensione piacentini, il 20 luglio partirà per il suo decimo viaggio in Kenya per “accompagnare persone a cui voglio far conoscere quest’esperienza”. Gromi atterrerà a Nairobi, dove alloggerà in una struttura gestita dalla onlus Koinonia, che in Italia è supportata dell’associazione milanese Amani, e si occupa dei bambini di strada. “Ritroverò amici e educatori: là è come una grande famiglia”, dice. “Farò visita anche all’ambulatorio e casa per bambini disabili gestiti dalla piacentina Francesca Lipeti, a Ilbissil, e alle suore Figlie di Sant’Anna, che a Lengesim hanno aperto un ospedale e una scuola materna. Dormiremo una notte nella savana.

Alberto gromi africa

Alberto “Romano” Gromi non partirà da solo: “Con me ci saranno cinque persone di Piacenza di età compresa fra i 17 e gli 83 anni – spiega – alcuni più esperti, come l’operatore Caritas Davide Marchettini e la volontaria Rita Parenti, altri alla prima esperienza. A Nairobi visiteremo tutte le strutture per bambini di strada, seguite da Koinonia e Amani. Per i bambini di strada, che in Kenya vengono chiamati ‘spazzatura’, il fatto che qualcuno venga dall’Italia per visitare loro è inimmaginabile. ‘Tu vieni da così lontano per noi che siamo spazzatura?’, dicono. C’è una forte discriminazione nei loro confronti: sono considerati un pericolo, un rischio, vestono di stracci, deturpano il paesaggio e sniffano colla”.

Alberto gromi africa

A portare per la prima volta il “professor” Gromi in Africa fu un suo studente dell’Università Cattolica, Gianluca Sebastiani, nel 2005. Allora, Gromi andò come semplice osservatore. “Quell’esperienza mi colpì – racconta -. Allora pensai di farla conoscere anche ad altri: all’Università venni a sapere che alcune studentesse dovevano svolgere un tirocinio di moltissime ore lavorando presso le strutture educative. Dunque, ho proposto loro di portarle presso i bambini di strada. Così, per diversi anni, sono partito per accompagnare persone e con alcune di loro si sono create profonde amicizie”. Chi parte? “Molti chiedono di venire perché hanno avuto delle delusioni: a loro io dico di no, ‘non ti sanerai così’. Per andare in Africa ci vuole un atteggiamento positivo: bisogna saper ascoltare e non giudicare, e parlare il meno possibile”.

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