“Il pacifismo è inefficace: c’è bisogno di aggressività per fermare le guerre”

Dal Novecento in poi il modo di risolvere le guerre è cambiato: di fronte a guerre causate dal fanatismo o da questioni etniche una vera pace è impossibile, il conflitto si ferma solo di fronte a una resa senza condizioni. La Prima guerra mondiale ha inaugurato la stagione della responsabilità collettiva: non più solo i governanti, ma i popoli interi sono colpevolizzati per i crimini commessi. È accaduto alla Germania, al Ruanda, al Sudafrica e alla Cambogia. E anche oggi, “non combattiamo i russi, che sono parte della cultura europea, ma Putin, l’unico responsabile di questa vergogna”. È la sintesi della riflessione di Domenico Quirico, giornalista e reporter de La Stampa, intervenuto il 24 agosto a Ponte dell’Olio nella serata organizzata da Anpi Valnure per riflettere su “Rappresaglie e stragi naziste, dolore e riconciliazione”.

Nella sala concessa dalla Pubblica Assistenza Valnure, davanti a circa novanta persone, sono intervenuti anche l’avvocato tedesco Udo Sürer e il teologo don Roberto Tagliaferri; a moderare il direttore del quotidiano Libertà Pietro Visconti. Sürer è il figlio di Josef Maier, che si arruolò nel “battaglione della morte” delle Schutzstaffel, rendendosi responsabile di eccidi tremendi a San Terenzo Monti e Vinca, in Lunigiana, durante la Seconda guerra mondiale. Il figlio Udo scelse di cambiare cognome nel 1999, scegliendo quello della moglie, e iniziò a impegnarsi per diffondere la cultura dell’antifascismo e aiutare i rifugiati politici a ottenere diritti. Don Roberto Tagliaferri da anni si interessa ai fenomeni culturali che destabilizzano l’Occidente e il cristianesimo nel mondo contemporaneo.

anpi valnure stragi naziste

“IL PACIFISMO NON È EFFICACE” – “La metodologia pacifista è arcaica – sostiene Quirico – coloro che producono armi deridono le marce per la pace. Il pacifismo, se vuole essere efficace, deve fare la guerra alla guerra”. Per il giornalista, dunque, servirebbe più “aggressività” e meno fiaccolate. “Si potrebbe, ad esempio, pubblicare i nomi e gli indirizzi di chi gestisce le società che producono armi”. L’Europa, secondo Quirico, “ha avuto la possibilità di mediare, ma senza successo”. L’unica soluzione valida sarebbe “negare la logica di guerra propria di Putin, secondo cui conta solo la forza a disposizione delle parti, e portare il discorso su una logica diversa”. Su questo tema interviene anche don Roberto Tagliaferri, constatando come “la violenza o si contrasta con altra violenza o si subisce: l’unica alternativa è diventare martiri”. Molti ex nazisti, ricorda Tagliaferri, “si sono difesi dichiarando di aver rispettato la legge. È corretto, ma chiediamoci: cosa c’è oltre la legge? C’è la coscienza”.

L’EPOCA DEI CONFLITTI ETERNI – “Dalla Prima guerra mondiale in poi viviamo nell’epoca dei conflitti eterni – prosegue Quirico -: i conflitti non si concludono più con una pace. Chi combatte una guerra di religione non si siederebbe mai al tavolo con un ‘impuro’, così come chi combatte una guerra etnica non può negoziare o patteggiare la propria identità. L’unica ‘pace’ possibile è la resa senza condizioni. Il ruolo della diplomazia, nel mondo di oggi, è estinto”.

RESPONSABILITÀ COLLETTIVA, COLPA INDIVIDUALE – La Grande Guerra è un punto centrale nella storia dei conflitti. “Fino ad allora – sottolinea Quirico – le responsabilità delle guerre erano tutte dei governanti, dopo è nato un veleno che si è diffuso, in forme diverse, in tante situazioni belliche”. Ma se l’uomo “è un animale gregario”, come ricorda don Tagliaferri, “la colpa penale è individuale, non può essere collettiva, ma la responsabilità è civile, quindi collettiva; dunque, serve risarcimento e ricognizione”, ribatte l’avvocato Sürer.

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“È ASSURDO PARLARE DI CRIMINI DI GUERRA” – “La guerra è la liceità del crimine – dice Quirico -. In guerra l’omicidio, il crimine per antonomasia, è permesso. È assurdo distinguere fra le modalità con cui si uccide e stabilire che alcune sono lecite e altre no: è l’atto in sé di uccidere che è illegittimo”. Sulla questione della memoria, Quirico avverte che “non sempre è la cosa giusta da fare: alcuni popoli hanno scelto di non ricordare. La memoria può essere mediazione col dolore, superamento del dolore, ma anche permanenza dell’odio”. Dall’altra parte, don Tagliaferri è convinto che “la memoria è ambigua, ma senza radici non c’è futuro. Non siamo più nella società della memoria – dice il teologo – i fatti durano poco, prima di essere dimenticati. Non rimane la coscienza del nostro essere uomini. Ci vuole coraggio per affrontare la memoria storica e ammettere di aver bisogno di una riconciliazione con noi stessi”.

Udo Sürer
Udo Sürer

FIGLIO DI UN NAZISTA, OGGI PALADINO DELL’ANTIFASCISMO – Fra il 2002 e il 2004 Udo Sürer scopre, al di là della sua immaginazione, che suo padre Josef Maier, insieme ai commilitoni del “battaglione della morte” delle Waffen-SS, si è macchiato di crimini efferati come le stragi di San Terenzo Monti e Vinca, in provincia di Massa Carrara, nel comune di Fivizzano. “Ero curioso di scoprire, avevo bisogno di liberarmi delle bugie che mi venivano raccontate a casa – racconta -. Mio padre parlava di ciò che i soldati avevano subito ma mai del male che avevano commesso. La spinta primaria, per me, è stata guardare in fondo alle cose”. Secondo Sürer l’odio si crea “quando l’uomo vive la violenza, il disprezzo e l’umiliazione”. Le “politiche manipolative” e la “disuguaglianza”, afferma Sürer, possono esserne l’origine.

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