Latte, verdura, frutta sulle nostre tavole portati da oltre 3mila lavoratori dell’agricoltura

In piena emergenza covid, nel periodo più duro della pandemia, non si sono mai fermati. La loro categoria, al pari di altre che svolgono funzioni essenziali per la società, ha permesso di non interrompere mai gli approvvigionamenti di cibo e alimenti freschi nella distribuzione commerciale. Sono i lavoratori agricoli, che hanno goduto di un limitato momento di celebrità nella stagione più acuta del virus, e poi sono ricaduti nell’oblio generale. Sono impiegati nei campi e nelle stalle soprattutto nella bella stagione, ma non solo. Raccolgono frutta e verdura, garantiscono la cura al bestiame nelle stalle per la produzione del latte ogni giorno e dei suoi derivati.

Sono presenti in queste settimane in particolare nelle campagne del pomodoro e tra i filari di viti nelle nostre vallate, per la vendemmia che sta per partire. Si possono vedere fisicamente all’opera nei campi che circondano la città: la loro tariffa oraria media si aggira intorno agli 8 euro nei livelli più bassi, spesso passano da una coltura all’altra durante la stagione per mettere insieme uno stipendio. Secondo i dati ricapitolati nel rapporto agroalimentare della Regione Emilia Romagna (VAI AL LINK) nel 2020 erano oltre 2mila e 600 i lavoratori a tempo determinato e quasi 700 quelli a tempo indeterminato in provincia nei vari settori considerati, zootecnico, agricolo e vitivinicolo. Numeri che in questi anni non sono cambiati più di tanto. Mentre le aziende agricole in provincia di Piacenza sono oltre mille.

Come già sottolineato dalle storie personali di Mimmo e di Aleks, due lavoratori intervistati nei giorni scorsi, gli addetti sono in grande maggioranza stranieri, vengono in particolare dall’India e dal Pakistan, dall’Africa del Nord e in misura minore dall’Est dell’Europa. Nelle stalle ci sono soprattutto indiani e pakistani, assai vocati per la zootecnia e la produzione del latte, dove lavorano tutto l’anno, mentre nei campi prevale la stagionalità con tanti che arrivano in Italia per le campagne di primavera ed estate e poi ritornano in inverno nei paesi d’origine.

Fiorenzo Molinari Greta Maksuti Flai Cgil
Greta Matsuki e Fiorenzo Molinari della Flai Cgil

“Il lavoro agricolo nella nostra provincia è svolto in gran parte da persone straniere – spiega il segretario provinciale della Flai Cgil Fiorenzo Molinari – che è non inutile ricordare che sono le più esposte ad abusi e ricatti del caporalato. Spesso conoscono poco la lingua, hanno problemi abitativi. In tanti arrivano per la prima volta in una nuova realtà e diventa decisivo per molti di loro affidarsi a qualcuno che possa dare un sostentamento, in questo quadro si inseriscono i caporali che non procurano soltanto gli alloggi ma anche i permessi di soggiorno regolari in cambio di denaro, talvolta trattenendo parte o tutto lo stipendio di queste persone, con cifre richieste che arrivano anche a 12mila euro”.

Fortunatamente il sindacato ha trovato alleati nella lotta per contrastare l’illegalità e diffondere una cultura della sicurezza in un contesto non facile come quello dei campi, dove è difficile intercettare i lavoratori. “La rete agricola di qualità è un’istituzione legata all’Inps – viene rimarcato – che raccoglie aziende virtuose che applicano i contratti in maniera corretta e non hanno mai avuto problemi legati al versamento dei contributi, una sorta di “white list”. A Piacenza esiste questa rete sul territorio, siamo stati i secondi in regione a istituire questo elenco a cui partecipato anche i datori di lavoro, le associazioni di categoria e i sindacati, è una possibilità molto importante di confronto, scambio di dati, condivisione da parte di tutti gli attori del settore del lavoro agricolo, ha sede in prefettura”.

“Il sindacato negli ultimi anni sta lavorando molto anche – prosegue – sulla sicurezza del lavoro, credo che siamo i primi in Emilia Romagna ad aver istituito la figura del rappresentante territoriale della sicurezza agricolo, per iniziare a instillare una cultura che in Italia è molto carente in tanti settori, compreso quello primario”.

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