“Per arginare la peste suina africana inderogabili interventi più efficaci”

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“Condividiamo ogni riga della lettera di richieste presentata dalla presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli, al Commissario straordinario alla peste suina africana, Vincenzo Caputo. Da tempo chiediamo che siano ammesse forme di caccia più adatte al nostro territorio e la cui efficacia è stata comprovata dall’esperienza dei nostri cacciatori, così come chiediamo che vengano messe in campo forze aggiuntive, sia in termini di personale formato e dedicato, sia in termini di risorse economiche da destinare all’acquisto e alla collocazione degli strumenti di cattura. I cinghiali sono il principale vettore della peste suina africana e quella che viviamo ogni giorno è una roulette russa dove a saltare, in caso di positività riscontrata sul territorio, sarebbe l’intera filiera dei nostri salumi a partire da tutti i nostri allevamenti suinicoli”.

Così Confagricoltura Piacenza sulla missiva scritta nei giorni scorsi dalla presidente della Provincia in cui chiede la pronta adozione di provvedimenti. “In questo contesto – si legge nella missiva – appare quanto mai necessario ampliare – nell’alveo delle previsioni di cui alla L. 157/92, art. 18 – la possibilità di praticare la caccia in forma collettiva (in braccata e girata) almeno sino al 31 gennaio. Meglio ancora (con un eventuale provvedimento a carattere di urgenza/emergenza) per un periodo più ampio, sino a che le condizioni vegetazionali favorevoli lo consentano”.

“Nel territorio piacentino – osserva Confagricoltura – la maggiore efficacia di prelievo della specie cinghiale con metodi collettivi come la braccata è documentata dai dati sugli abbattimenti rilevati dell’amministrazione provinciale stessa. Nei primi 6 mesi del 2023, nonostante 524 interventi di autodifesa si sono contati solo 9 abbattimenti mentre su 306 interventi di girata con un solo capo abilitato limiere (obiettivamente meno efficace in ambienti con continuità boschiva elevata) sono stati abbattuti 261 capi; nei primi 6 mesi del 2022 su 185 interventi di autodifesa sono stati abbattuti 13 capi mentre su 111 interventi di girata con un solo capo abilitato limiere sono stati abbattuti 114 capi. Viceversa, nella stagione 2021/22 i piani di controllo col metodo della braccata (con 5/6 cani max) hanno permesso di abbattere 826 capi e la caccia, sempre nella stagione 2021/22 (prevalentemente in forma collettiva), ha portato all’abbattimento di 1.585 capi”.

“La lettera – rileva l’associazione – riporta considerazioni ragionevoli e da noi già condivise. La necessità di ampliare la caccia in forma collettiva con l’utilizzo di mute non abilitate ha motivazioni evidenti e si collega  alla morfologia del nostro territorio (significativamente costituito da fitti boschi appenninici); alle abitudini e alla tradizione venatoria consolidata dei cacciatori piacentini; all’ampia disponibilità di cani particolarmente adatti alla tipologia di caccia collettiva (cani non certificati Enci); ma anche alla coerenza con le previsioni normative che consentono l’attività venatoria con mute sino a 12 cani non certificati Enci”. “Appare incoerente che ciò che è consentito con la normale attività venatoria non sia permesso durante l’attività di controllo – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini – oltre a plaudire alla lettera e a sottoscriverla, avremmo un’ulteriore proposta, con riferimento agli Enti Parco, abbiamo riscontrato l’efficacia delle azioni di selezione ivi attuate, ma vorremmo l’estensione della possibilità di procedere anche dopo la mezzanotte, quando la caccia è particolarmente efficace, ma soprattutto perché sono le ore più sicure dato nessuno sta nel parco di notte”.

“Condividiamo anche la preoccupazione della presidente sul futuro degli A.t.c. oggi fortemente a rischio per mancanza di risorse e soci attivi. Non si può dimenticare che la lotta alla peste suina africana passa necessariamente da loro e a loro bisogna offrire il massimo sostegno: più strumenti, più risorse e meno burocrazia. Per quanto riguarda, infine, il tema “personale”, la possibilità ipotizzata nell’incontro del 30 giugno di disporre di operatori “professionali” (in particolare operatori faunistici dipendenti o liberi professionisti) a sostegno dell’attività delle figure istituzionalmente preposte e dei cacciatori abilitati ci vede favorevoli, tant’è che avevamo in precedenza invocato l’intervento dell’esercito come avvenuto in altre nazioni. Condividiamo dunque la richiesta impellente di definirne regole di ingaggio e finanziamento. Auspichiamo che l’appello del nostro territorio non resti inascoltato – conclude il presidente di Confagricoltura Piacenza – e che il Commissario possa al più presto ottenere le risorse economiche, umane e strumentali necessarie a strutturare il piano di depopolamento del cinghiale e impedire l’avanzata della peste suina africana sul territorio”.

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