La rieducazione alternativa al carcere in 20 parrocchie “Più opportunità per la messa alla prova”

Diocesi di Piacenza-Bobbio e Centro servizi per il volontariato (Csv Emilia) insieme per promuovere la conoscenza delle attività riparative previste dalla “messa alla prova” e supportare le parrocchie aderenti nella preparazione dei documenti. Si allarga dunque la collaborazione che già dal 2014 mette insieme il Csv e venti singole parrocchie del territorio diocesano e diventa istituzionale per invitare sempre più parrocchie a aderire. Annualmente, circa 150 persone vengono accolte dalle parrocchie della diocesi di Piacenza-Bobbio per svolgere attività rieducative alternative al carcere.

Con la sottoscrizione di questo documento, entrambe le parti intendono promuovere e diffondere nel territorio piacentino un modello di giustizia che focalizza l’attenzione non tanto sull’aspetto afflittivo della pena, quanto su quello riparativo, di ricucitura dello strappo provocato dal reato. Diocesi e Csv condividono, infatti, un’idea di giustizia sociale connessa con il bene comune e convengono sull’importanza di sensibilizzare e promuovere la conoscenza delle attività riparative a favore della comunità, riconoscendone la valenza educativa e pedagogica. “Csv Emilia – afferma la vicepresidente Laura Bocciarelli – dal 2014, con la firma del Protocollo con l’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Reggio Emilia e successivamente con la sottoscrizione della Convenzione con il Tribunale di Piacenza, è impegnato sul tema della giustizia di comunità, promuovendo e sostenendo il coinvolgimento della comunita locale, non solo sul piano tecnico, ma anche su quello culturale. Quello di oggi rappresenta un passo significativo rispetto al coinvolgimento della comunità; fra i diversi enti che in questi anni hanno collaborato con noi per accogliere le persone in messa alla prova, ci sono già alcune parrocchie, che hanno dimostrato di essere delle realtà accoglienti e significative per le persone inserite”.

“La nostra diocesi – afferma il vescovo Adriano Cevolotto – condivide un’idea di giustizia basata sul rispetto della dignità trascendente dell’uomo; la giustizia diviene occasione di condivisione e di arricchimento reciproco sia delle comunità parrocchiali e pastorali, sia delle persone in “messa alla prova” attraverso l’avvio di percorsi di accompagnamento, di riflessività e di crescita, che hanno valenze anche educative e pedagogiche e che possono contribuire ad aumentare il benessere di tutta la comunità”.

Sottoscrivendo il protocollo con Csv (della durata di 5 anni), la diocesi esprime la sua condivisione di un’idea di giustizia sociale connessa con il bene comune e nel rispetto della dignità dell’uomo, come occasione di condivisione e di arricchimento reciproco sia della comunità che delle persone in “messa alla prova”. Riconoscendone la valenza pedagogica e educativa, la diocesi si impegna dunque a promuovere la conoscenza delle attività riparative; sta alla parrocchia o alla realtà ecclesiale la decisione se aderire o meno. Csv da parte sua si impegna a realizzare il colloquio di orientamento tra ciascun soggetto segnalato dall’Udepe per individuare, tra le parrocchie che aderiranno, quelle più idonee al percorso della persona in “messa alla prova”. Inoltre, Csv supporta le parrocchie nella preparazione dei documenti e si fa carico di tutti gli adempimenti (come la periodica rendicontazione all’Udepe) e della copertura assicurativa presso l’Inail.

Le possibilità all’interno delle parrocchie sono molteplici, dal riorganizzare la biblioteca al mettersi a disposizione per i tornei di calcio giovanili. Possono accedere alla misura alternativa della “messa alla prova” solo i colpevoli di reati puniti entro il massimo edittale di quattro anni di pena detentiva e, dopo la legge Cartabia, di quelli indicati dal comma 2 dell’articolo 550 del codice penale.

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