Le Rubriche di PiacenzaSera - Inter Cultura

Letture e canzoni oltre il confine: i laboratori di Mondo Aperto incontrano la musica di Colpani

L’incontro tra i laboratori di scrittura per giovani donne organizzati da Mondo Aperto e le musiche di Alessandro Colpani ha portato a Palazzo Ghizzoni Nasalli storie e canzoni di confine. L’associazione Mondo Aperto, com’è noto, nasce al fine di favorire l’apprendimento della lingua italiana da parte dei nuovi cittadini e favorire il dialogo tra le culture; Alessandro Colpani è un cantautore piacentino che negli ultimi anni, in duo con Francesco Brianzi, ha ottenuto diversi riconoscimenti nell’ambito della poesia e della canzone.

Protagoniste di questi sconfinamenti sono donne immigrate che hanno composto brani nei quali il confine è dato da diversi stati d’animo tra ciò che hanno lasciato e che hanno trovato, nel tempo e nello spazio, ma anche nella solitudine e nel ricordo degli affetti, fino ad attraversare il confine dei propri limiti. Karima attraversa il confine del tempo, ricorda quando era bambina ed i riferimenti femminili che prendeva a modello: donne di diversa estrazione e con diverse vocazioni. Tutte persone con una tempra forte che hanno lasciato qualcosa nella comunità nella quale vivevano e che hanno contribuito a formare la sua identità a partire dalle radici. Ma Karima è anche una persona indipendente, alla quale piace conoscere mondi nuovi, tanto che se si potesse paragonare ad un animale sceglierebbe il piccione perché vola dove vuole, senza sosta anche con il vento e la pioggia: andavano lontano ma poi tornavano sempre a casa. Anche volendo assomigliare ad una pianta, Karima ne sceglie una resistente, l’aloe, che sopporta tutti i climi ma al suo interno scorre un liquido prezioso. Pur mantenendo le sue tradizioni (il the marocchino), il suo riferimento principale nella nuova realtà è la penna per valorizzare la conoscenza e la capacità di esprimersi: “con lo studio potrò cambiare tutto e tutto cambierà; dentro di me c’è una grandissima voglia di continuare ad imparare”. Non sembra che Karima abbia particolarmente sofferto la migrazione, è pronta per andare dove la porterà questa scrittura.

Eriola attraversa il confine geografico, quello che la separa dall’Albania. Scrive una lettera appassionata alla sua terra, ora sente più forte l’affetto di figlia del suo paese, della sua storia e delle città dell’Albania. “Ricordo ancora con nostalgia quando sono partita per un luogo sconosciuto, per un lungo soggiorno in un contesto completamente nuovo: partire è stato doloroso, lasciandomi alle spalle non solo la famiglia ma anche una posizione sociale. Non ero abituata a passare le giornate da sola a girovagare per le strade della città senza incontrare nemmeno un conoscente. Ho dovuto affrontare momenti di gioia e di tristezza senza nessuno accanto. Le persone qui non sono diverse da quelle degli altri paesi, ci sono quelle che ti guardano dall’alto in basso perché sei straniera, ma ce ne sono altre che hanno visto in me la persona e non la nazionalità. Ho conosciuto persone che mi hanno offerto le stesse opportunità dei loro connazionali, in momenti difficili e decisivi della vita, indipendentemente dalla mia provenienza. Tutto ciò mi ha rafforzato, mi ha fatto crescere e capire che i confini di una nazione sono solo geografici e politici. Ora per me essere straniera non è un problema, mi vedo come una cittadina della società in cui vivo, così come mi sento parte della società da cui provengo. Non c’è ricchezza più grande di far parte di due Paesi così vicini, anche se così diversi”.

Mandana attraversa il confine dello spazio, ritorna in Iran dove la notte di Yalda segna un nuovo inizio: al termine dell’autunno si festeggia l’arrivo dell’inverno con una serie di riti che scaldano il cuore e uniscono la famiglia. “Ritorno agli anni passati dove la mia famiglia festeggiava la ricorrenza ed i bambini volevano rimanere svegli tutta la notte. Nostra nonna, come tutte le nonne, preparava piatti prelibati. Gli iraniani festeggiano Yalda perché credono che in questa notte la luce vinca sulle tenebre: la luce e il sole sono simboli del Creatore e della bontà. Dopo cena tutti si riuniscono per la lettura del libro di Hafitz e una persona legge l’oroscopo per gli invitati. La nonna aveva già sbucciato le melagrane, simbolo di fertilità e benedizione per suoi i numerosi semi. I bambini però intanto si addormentavano e per questo l’indomani erano tristi per non aver visto la luce di Yalda”.

Zahara (Egitto) ha intitolato una sua poesia Cambiamento

Sono la cavalla che, dopo anni di recinzione, sta per saltare il recinto,

sotto gli zoccoli che scalpitano,

già sente la prateria dove correrà libera.

Mentre scalpita, nel suo scalpitìo, grazie al suo scalpitìo,

si crea, oltre il recinto,

una prateria aperta, estesa, infinita.

Sono la crisalide nel bozzolo che, dopo settimane nel bozzolo,

sta per diventare farfalla.

Nelle ali strette al corpo ancora chiuso nel bozzolo,

già sente la possibilità del volo.

Mentre spinge le ali contro il bozzolo, nel suo spingere, grazie al suo spingere,

si apre lo spazio per volare.

Sono il bocciòlo di una calla bianca che aspetta la temperatura giusta per sbocciare.

Dal suo essere racchiuso, protetto, contenuto,

arriva la possibilità di schiudersi nella bellezza.

Zahara attraversa il confine dei propri limiti. Nella sua poesia nulla la trattiene, diviene farfalla, cambia il suo stato, si libera leggera verso il futuro.

(a cura di Gian Carlo Sacchi)

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