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25 anni di Scienze della formazione “Educare è un investimento etico, pedagogico, politico”

“Tempi difficili come quello del Covid e quello attuale, caratterizzato da guerre, violenze e paure, richiedono un’azione educativa forte. Le sofferenze esistenziali si stanno moltiplicando: il senso di vuoto percepito da bambini e giovani, che utilizzano una comunicazione solo digitale, il ritiro sociale, e poi anoressia, bulimia, autolesionismo, consumo alcol e droghe, bullismo, cyberbullismo, baby gang sono fenomeni sempre più in crescita. Il 70% dei ricoveri a causa di queste problematiche avvengono tra i 10 e i 17 anni. In Italia, nei primi sei mesi del 2023 sono arrivate oltre 3mila e 700 richieste di aiuto per gestire i pensieri suicidi, il 37% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Vanna Iori, ex parlamentare Pd e già coordinatrice del corso di laurea in Scienze della formazione all’Università Cattolica di Piacenza, ha parlato delle problematiche educative che più colpiscono oggi il mondo dei giovani, menzionando i dati diffusi lo scorso settembre dall’organizzazione di volontariato Telefono Amico Italia. L’ex senatrice è stata ospite dell’ateneo piacentino nella prima parte del convegno “Il bello dell’educare”, nella mattinata di giovedì 9 novembre, davanti a quattrocento studenti degli istituti superiori “Colombini”, “Gioia” e “Casali” di Piacenza e “Volta” della Val Tidone. L’evento, moderato da Daniele Bruzzone, docente della facoltà di pedagogia, è celebrativo dei 25 anni della facoltà di scienze della formazione e dei 40 anni del dipartimento di pedagogia.

università cattolica il bello dell'educare
Domenico Simeone e Vanna Iori

Vanna Iori è la firmataria della legge, entrata in vigore il primo gennaio 2018, che riconosce e tutela le figure professionali di educatore socio-pedagogico e di pedagogista. “In un anno, i suicidi fra i giovani sono raddoppiati – osserva l’ex parlamentare – oggi l’Unicef ci dice che in Italia ogni giorno muoiono due giovani a causa di problematiche di questo tipo. I tempi difficili in cui viviamo, caratterizzati dal Covid e dalle guerre vicine, hanno portato nuove fragilità e insicurezze, soprattutto nei giovani, e hanno cambiato il volto delle nostre comunità. Hanno reso indispensabile ma anche più complesso il lavoro educativo nei confronti degli adolescenti. Non parliamo di fragilità nuove, ma di problematiche che già esistevano e si sono aggravate con le esperienze degli ultimi tempi. Richiedono interventi per azioni educative: non possiamo limitarsi a dire che siamo ‘inquieti’, i problemi ci chiedono di cercare e trovare delle risposte e quindi di conoscere i vissuti da cui nascono questi comportamenti. Non basta dire che ci sono giovani violenti, bisogna capire perché lo sono diventati. Per rispondere ai bisogni sociali è necessario migliorare anche la prevenzione: dobbiamo aiutare la generazione Z a progettare mondi vitali”.

“Il primo passo della cura educativa – prosegue Iori – è riconoscere ciò che si vede, mentre lo sguardo indifferente passa oltre le situazioni. Abbiamo bisogno di competenze educative indispensabili per capire, conoscere le altrui emozioni: questo atteggiamento ci aiuta a compiere scelte di senso. L’intelligenza cognitiva è molto importante, ma quella emotiva e l’accompagnamento all’alfabetizzazione dei sentimenti è indispensabile. La sfida di oggi è tenerle insieme, arrivare a una formazione integrale, un sistema integrato basato su coprogettazione e coresponsabilità dei servizi educativi. Più opportunità offriamo ai ragazzi e più aumenta possibilità di sottrarli all’emarginazione e alla violenza. Dobbiamo essere aperti all’inesplorato, a ciò che non ci aspettiamo, per garantire un diritto al futuro. Educare è un investimento etico, pedagogico, politico“.

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Il vignettista Daniele Saccani ha accompagnato col fumetto gli interventi degli ospiti

In apertura di convegno i presidi delle tre facoltà attive nella sede piacentina dell’Università Cattolica hanno ribadito l’importanza della collaborazione e della commistione delle competenze fra i vari corsi di laurea, che fanno dell’ateneo piacentino “forse un unicum a livello nazionale”. Anna Maria Fellegara (economia e giurisprudenza) dice che “siamo tre facoltà, nel tempo ci siamo educati a entrare in relazione l’una con l’altra. Non è sempre facile quando si parla di aree di studio diverse, più frequente è la tendenza a erigere barricate. Invece, da noi c’è una disponibilità spirituale, un’apertura – prosegue – abbiamo imparato a cambiare alcune materie che insegniamo, affrontandole con un taglio più interdisciplinare. Abbiamo dato vita a corsi di studio ‘fertilizzati’ dalle competenze di un’altra facoltà. Appoggiandoci, sostenendoci gli uni sugli altri possiamo migliorare, fare un passo in avanti. Ci siamo inventati un modo di studiare il diritto che si contamina con le scienze della terra. Ci sono momenti in cui una facoltà attrae più studenti di altre e momenti in cui succede il contrario: una buona ricetta che abbiamo seguito è sostenerci nella ciclicità per crescere insieme. Non abbiamo mai puntato a essere i migliori: tutti vogliamo che i nostri laureati siano i migliori, ma lo facciamo con uno spirito unico. Siamo grati soprattutto alla facoltà di scienze della formazione che si è messa a nostro servizio: senza, non saremmo così capaci di insegnare quel sapere di cui siamo depositari”.

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Richiamando le tre facoltà piacentine, Marco Trevisan (scienze agrarie, alimentari e ambientali) ricorda quando “padre Gemelli disse di dedicarsi alla cura della mente e dello spirito e, poi, di cosa dare da mangiare alla gente”. “Se non c’è qualcuno che ci dice come educare – dice il preside – non andiamo da nessuna parte. Quando abbiamo visto crescere il campus abbiamo pensato che aumentava la concorrenza, ma soprattutto alla possibilità di combinare le competenze”. Domenico Simeone ha ripercorso la storia della facoltà di scienze della formazione, che presiede, che a Piacenza è nata nel 1998 come laurea triennale. “È una bella avventura quella dell’educare – afferma – ed è bello anche essere educati: ogni giorno mentre formiamo gli altri continuiamo a formarci noi stessi. Educare è un’opportunità per aiutare l’umano a compiersi pienamente, è fornire la testimonianza di un’umanità autentica e piena. Il compito è seminare nel territorio, nel sociale, l’interrogativo di cosa significhi oggi essere umani. Solo attraverso questo lavoro su noi stessi possiamo diventare occasione di crescita per gli altri. Bisogna essere disponibili a mettersi in gioco e a lasciarsi cambiare dall’incontro con gli altri. Il vero senso dell’educazione è la disponibilità a cambiare”.

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“Questo è per noi un anno di festeggiamenti”, commenta il direttore di sede della “Cattolica” Angelo Manfredini, riferendosi al settantesimo anniversario dalla prima lezione dell’università a Piacenza, con la facoltà di agraria. “Il bello dell’educare è uno slogan che vale anche per questo campus, cerchiamo di mettere a terra un’idea di università da vivere, una qualità delle relazioni. Lavoriamo per mettere nelle condizioni migliori studenti e docenti. Vogliamo essere aperti, pronti a dialogare. La facoltà di scienze della formazione è in fase di rilancio: l’anno scorso è partito il corso di scienze della formazione primaria, che abilita all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria”. Il direttore del dipartimento di pedagogia della sede di Brescia Pierluigi Malavasi ha rivolto un augurio “di vita e di prosperità” al corso di scienze della formazione piacentino, al traguardo dei primi 25 anni. “Il bello dell’educare è un titolo meraviglioso – commenta – a nome dei pedagogisti italiani (Malavasi è presidente della Società italiana di pedagogia, ndr) dico che nessuno di noi è qui per caso. Come hanno sottolineato i colleghi presidi, siamo qui per creare un dialogo e una collaborazione nel segno dell’incontro. La ricerca è necessaria ma deve mettersi a terra con i volti, le povertà, i mestieri”.

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Al convegno Federsolidarietà ha portato un contributo con l’intervento dalla presidente Paola Gemmi, sull’universo della cooperazione sociale piacentina e come possibile sbocco occupazionale, mettendo in evidenza la pluralità di servizi e di interventi che dalla cooperazione vengono progettati e gestiti, nonché la possibilità di trovare percorsi di crescita professionale a di impegno personale. Proiettato anche il titolo del filmato è infatti “Stop and Coop: crescere, educare, lavorare”, in totale coerenza con il contenuto della proiezione. Il video è stato realizzato grazie al contributo della “Latteria sociale Stallone” di Villanova d’Arda, cooperativa aderente a Confcooperative Piacenza.

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