Traffico di stupefacenti dall’Asia agli Stati Uniti e soldi falsi, piacentino in manette

Gestiva traffico di stupefacenti dall’Asia agli Stati Uniti, piacentino in manette. La complessa operazione, dopo sei mesi di indagini affidate alla Guardia di Finanza, ha visto lavorare in sinergia la Procura di Piacenza e la magistratura americana dello stato dell’Ohio, dopo la segnalazione arrivata dall’ufficiale di collegamento della Drug Enforcement Administration presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Si è così dato il via all’operazione Painkiller, con al centro un piacentino di 51 anni, già noto alle forze dell’ordine, secondo gli inquirenti “dedito di notte al traffico di stupefacenti – in particolare Fentanyl – dal mercato asiatico verso gli Usa, e impegnato di giorno nell’attività di contraffazione di denaro”. L’uomo in casa aveva una vera e propria stamperia, per la contraffazione sia di banconote che di moneta, in particolare franchi svizzeri. Una volta immessi sul mercato elvetico – sfruttando doppi fondi di auto o batterie di monopattino elettrici – i soldi venivano riconvertiti in bitcoin.

L’operazione con la Dea

I dettagli relativi alla complessa operazione di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza a contrasto del traffico internazionale di stupefacenti, del riciclaggio e della contraffazione di valuta sono stati spiegati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella caserma delle Fiamme Gialle di via Emilia Pavese, alla quale hanno preso parte la procuratrice Grazia Pradella, il comandante provinciale della Finanza Corrado Loero, il sostituto procuratore Matteo Centini, Raffaele Oliviero comandante del nucleo  di polizia economico finanziaria della Finanza, Alessandra Ortenzi direttore prima divisione del terzo servizio operazioni Direzione centrale per i servizi antidroga e il tenente colonnello dei Carabinieri Antonio Lombardi, direttore della sezione Drug@nline del terzo servizio operazioni Direzione centrale per i servizi antidroga. Le investigazioni sono state condotte dalle Fiamme Gialle piacentine in collaborazione con il Dipartimento di Sicurezza dello Stato dell’Ohio e della Drug Enforcement Administration (D.E.A.) Statunitense, per il tramite della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.). Sempre i bitcoin erano la modalità di pagamento utilizzata dall’uomo per l’acquisto delle droghe sintetiche: i finanzieri hanno potuto accertare innumerevoli spedizioni di plichi, grazie a contatti acquisiti sul deep web, che passano sulla rotta Asia – Usa via Piacenza. Come ha spiegato la procuratrice Grazia Pradella durante la conferenza stampa, le modalità di spedizione negli States erano particolarmente ingegnose: attraverso libri le cui pagine erano state impregnate di Fentanyl oppure attraverso le intercapedini di oggetti meccanici.

L’attenzione nei confronti della diffusione di queste droghe sul mercato americano è massima: per chi spaccia hanno un costo di acquisto molto basso e hanno effetti letali. Una vera e propria piaga sociale: proprio per questo gli Stati Uniti fanno già chiesto l’estradizione del piacentino. In Italia si è proceduto all’arresto di altri sei soggetti, con il sequestro di 300mila euro in contanti, 26 mila in bitcoin, 70 dispositivi informatici, 3 orologi di pregio, un immobile e la strumentazione adatta alla contraffazione della valuta. Contestualmente oltre oceano sono state portate a segno 11 perquisizioni che hanno portato all’arresto di altrettanti soggetti, oltre al sequestro di 2 kg di sostanze stupefacenti, un kg di marijuana e armi.

IL COMUNICATO STAMPA DIFFUSO DALLA GUARDIA DI FINANZA DI PIACENZA

“Le attività di indagine scaturiscono da una segnalazione pervenuta dall’Ufficiale di Collegamento della Drug Enforcement Administration (D.E.A.) presso l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Roma – per il tramite dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.) – contenente qualificate informazioni riguardanti un soggetto, residente a Piacenza, al centro di sistema strutturato dedito al traffico di sostanze stupefacenti di tipo Fentanyl, proveniente dalla Cina e destinato al mercato americano” si legge nella nota.

“Gli approfondimenti investigativi, effettuati dalle Fiamme Gialle, hanno appurato la responsabilità del pluripregiudicato piacentino il quale, assumendo il ruolo di intermediario, acquistava lo stupefacente (droghe sintetiche dal basso costo ma dagli effetti devastanti) da smistare a vari acquirenti internazionali d’oltre oceano”.

“I finanzieri hanno potuto accertare come le innumerevoli spedizioni dei plichi, contenenti la droga sintetica – intestati a mittenti non rintracciabili e indirizzati a destinatari americani dalle generalità fittizie – di fatto viaggiassero direttamente sulla rotta CINA-U.S.A. In tale ambito le investigazioni hanno permesso di risalire a circa 100 mila dosi confezionate per le singole consumazioni. Inoltre veniva appurato come le transazioni economiche – dal valore complessivo di oltre 250 mila euro – effettuate a saldo delle spedizioni illegali, avvenissero tramite strumenti di pagamento non rintracciabili mediante l’utilizzo di criptovalute (Bitcoin)”.

“Il contesto investigativo in parola ha inoltre svelato come lo stesso soggetto piacentino – già implicato nel traffico internazionale di stupefacenti – fosse anche al vertice di un’organizzazione transnazionale dedita alla fabbricazione e all’immissione, sul mercato, di valuta (in special modo in franchi svizzeri ed euro sia in monete che in banconote) accuratamente contraffatta, con l’intento di riprodurre anche dollari statunitensi”.

“Nello specifico il soggetto aveva allestito, presso la propria abitazione, un laboratorio composto da stampanti, tornio, presse idrauliche, fornaci, crogioli per fusione e clique per la realizzazione di monete dall’altissimo pregio qualitativo che, tramite l’ausilio di altri sodali, italiani e stranieri, venivano veicolate sul territorio elvetico sfruttando metodologie di occultamento quali doppi fondi delle vetture o batterie dei monopattini elettrici”.

“Giunte in Svizzera, le monete contraffatte venivano poi immesse nel circuito legale attraverso l’utilizzo di macchine automatiche per le scommesse sportive, o gli ATM bitcoin. La riproduzione della valuta era talmente perfetta – per peso, calibratura e dimensioni – da sfuggire alle verifiche delle apparecchiature automatizzate presenti nello Stato elvetico – continua la nota diffusa dalla Guardia di Finanza -. La riconversione dei bitcoin in euro veniva poi affidata ad altri soggetti dell’Est Europa che, una volta conclusa l’operazione di riciclaggio, provvedevano alla restituzione, al falsario piacentino, della somma “ripulita” decurtata della percentuale del 7%. Terminate le indagini e raccolto tutto il materiale probatorio, i finanzieri hanno poi proceduto all’esecuzione dei citati provvedimenti cautelari e ad altre diverse perquisizioni, disposte dall’Autorità Giudiziaria, che hanno interessato, oltre all’Emilia Romagna, anche la Lombardia e il Veneto”.

“Dei sette soggetti destinatari di ordinanza di custodia cautelare, cinque sono stati catturati nei giorni precedenti, uno è stato arrestato presso il valico di Basovizza (TS) ed uno, tuttora latitante, è stato inserito nel sistema informatico di cooperazione internazionale per il rintraccio e arresto. L’esito delle attività di polizia giudiziaria, eseguite in Italia, ha consentito, inoltre, di sequestrare circa 300 mila euro in contanti, circa 26mila euro in bitcoin, 70 dispositivi informatici e 3 orologi di pregio, oltre a un immobile, con relative pertinenze, e a tutta la strumentazione atta alla contraffazione della valuta”.

“Le attività investigative effettuate oltre oceano si sono concretizzate – viene sottolineato – in 11 perquisizioni che hanno portato all’arresto di altrettanti soggetti e al sequestro di 2 kg di sostante stupefacenti sintetiche, di 1 kg di marijuana e armi”.

“Nell’ambito della cooperazione internazionale, garantita dalla D.C.S.A. – Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno – le operazioni effettuate in territorio italiano hanno visto la partecipazione – oltre al personale della citata Direzione, di alcuni esponenti istituzionali americani unitamente ad agenti appartenenti alla D.E.A. statunitense in veste di osservatori. Successivamente le attività operative si sono spostate in U.S.A. dove alcuni finanzieri del Reparto operante piacentino e appartenenti alla D.C.S.A. hanno preso parte, anch’essi in qualità di osservatori, alle operazioni di polizia condotte dai colleghi americani”.

“Le operazioni investigative consolidano il ruolo centrale del Comando Generale della Guardia di Finanza quale punto di riferimento per la valorizzazione della proiezione internazionale del Corpo nella lotta alla criminalità economico-finanziaria che opera, oramai, sistematicamente a livello globale – concludono le Fiamme Gialle -. Le attività in argomento testimoniano, altresì, l’importanza delle sinergie, della condivisione delle informazioni e dello spirito di collaborazione internazionale tra Magistrature e forze di polizia di Stati diversi, indispensabili per intercettare e contrastare efficacemente e organicamente ogni forma di illegalità che abbia riflessi e radicalizzazione oltre i rispettivi confini nazionali”.