“Dalle periferie passa lo sviluppo del mondo” La riflessione nel ricordo di Cacciatore

“Facciamo un ragionamento” e “teniamo insieme le cose”. Sono espressioni che Francesco Cacciatore utilizzava spesso nei suoi discorsi, poche parole che diventano simboliche della cifra umana e politica dell’ex vicesindaco di Piacenza, scomparso due anni fa. Le ha citate il presidente del comitato Unacittà Giuseppe Baracchi, in apertura del convegno dedicato al tema delle periferie sabato 25 novembre, a quasi due anni esatti dalla scomparsa dell’ex vicesindaco di Piacenza. All’auditorium di S. Ilario diversi relatori si sono alternati dal palco per riflettere su un tema chiave dell’impegno pubblico e politico di Cacciatore, quello del governo dello sviluppo urbano e del territorio, inteso come luogo della vita e della socialità. Periferie dunque non solo nell’accezione di spazi abitativi ai bordi della città, ma anche aree interne delle nostre montagne o in senso metaforico, i luoghi della marginalità sociale.

A portare un contributo di idee non solo studiosi ed esperti, ma anche i politici che hanno collaborato da vicino con Cacciatore, come il sindaco di Piacenza Katia Tarasconi, Pier Luigi Bersani, Paola De Micheli e anche il fondatore della comunità di S. Egidio Andrea Riccardi, che ha inviato un prezioso filmato con un approfondimento sulle periferie come tema cruciale per il futuro del mondo. In apertura di convegno, Baracchi ha spiegato le ragioni per ricordare Francesco Cacciatore e il suo impegno civile e politico, a partire da alcuni dei temi che ne hanno contraddistinto la carriera nelle istituzioni, come dirigente dell’amministrazione provinciale e amministratore pubblico in municipio. Tra questi temi, l’urbanistica è stato certamente centrale; ha inoltre ringraziato la famiglia, in particolare la moglie di Cacciatore Daniela Tagliaferri per l’apporto all’organizzazione dell’iniziativa pubblica.

Periferie convegno Cacciatore

Davanti a una platea con tanti amministratori ed ex, il sindaco di Piacenza Katia Tarasconi ha ammesso: “Sono qui per Francesco, anche perchè se sono diventata sindaca di Piacenza è anche merito suo. Ricordo un nostro dialogo avvenuto poco prima della mia candidatura, quando mi disse qui manca l”abc’. Anche in virtù di quella conversazione mi sono sentita in dovere di fare qualcosa per la mia città”. E poi ha ripercorso la vicenda amministrativa comune nella giunta Reggi: “Mi ha insegnato a tenere insieme le cose, o almeno a provarci, e a fare bene per i cittadini. Devo ringraziare Francesco e per l’insegnamento che ha dato a me e a tutti noi e per il tanto che ha fatto per la nostra città. Spero che quello che stiamo facendo oggi al governo sia in linea con la sua idea di città e di politica”. Per il direttore generale della Provincia Vittorio Silva, a lungo a fianco di Cacciatore in via Garibaldi, “gli aspetti istituzionali si mescolano a quelli umani e personali”. “Porto il saluto della Provincia e penso di esprimere il comune sentire dei tanti che hanno conosciuto le doti di Francesco Cacciatore, in particolare il ringraziamento degli amministratori provinciali. Aveva la capacità di sintonizzarsi subito con le esigenze degli amministratori e capire la direzione da prendere per dare risposte. Alla base del suo impegno politico come tanti della sua generazione c’era la voglia di cambiare le cose in meglio. Il tema delle periferie è sempre stato uno dei nostri luoghi di riflessione, il ridisegno delle città è centrale per lavorare per una distribuzione delle risorse più equa. Oggi invece, in una stagione di risacca neoliberista, questo tema è stato spinto ai margini, invece è importante tornare a ragionarci con serietà”. Dopo questi saluti iniziali il convegno ha coinvolto diversi relatori moderati da Paola Perotti.

Periferie convegno Cacciatore

Pier Luigi Bersani ha inviato un contributo video nel quale ha sviluppato il tema reale e metaforico delle periferie: “L’ampliamento della fascia di povertà della popolazione è un tema dell’oggi, per questo la prima misura per le periferie riguarda le politiche sociali e i diritti del lavoro. Nella storia il rapporto tra città contado è sempre stato centrale e si registra una cesura sempre più drammatica tra i poli urbanizzati e la fascia appenninica, spesso abbandonata e senza economie solide”. “Allora serve una nuova governance tra città e campagna, – ha aggiunto – in questi anni ci siamo soffermati sul tema province sì o province no, senza mai precisare province ‘come’. Serve un ente per il governo per il territorio con un’autonomia fiscale in grado di gestire questa dialettica tra centro e periferia. Altri tema sono i non luoghi, a Piacenza c’è il comparto della logistica, uno spazio che la città non vede. Invece occorre ricucirlo con il resto del tessuto urbano””.

Periferie convegno Cacciatore

Un’analisi lucida e visionaria quella di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di S. Egidio, che ha affrontato il tema delle periferie a partire dal suo impegno a Roma negli anni ’60 e ’70 con gli immigrati dal Sud Italia. “Mi colpisce pensare che quelle periferie erano piene di problemi ma allo stesso tempo abitate da reti di protezione, come i partiti, i sindacati, le parrocchie; non si viveva da soli perché c’era un tessuto umano. Oggi questo tema è decisivo per il mondo e l’umanità, per pensare il futuro del mondo bisogna pensare alle periferie. In questi spazi si è scaricato infatti quel cambiamento epocale avvenuto con la globalizzazione, che poi è stato il passaggio dal noi all’io, dove la solitudine viene esaltata e accompagna la vita delle persone. Questo è il problema drammatico delle periferie oggi, che sono diventate un deserto di aggregazioni. La risposta allora è quella di tornare a popolare le periferie di noi e di comunità. Il vuoto non esiste e va riempito di socialità, non possiamo trascurare l’impegno civico dei cittadini e serve un’attenzione nuova e accettare la sfida di immergerci in quel mondo”. Nel suo intervento il filosofo Flavio Cuniberto ha approfondito il tema della “rifondazione del centro della città tardo-moderna”, a cui è seguita la tavola rotonda su “Cos’è oggi periferia” con Giulia Fini, ricercatrice in Tecnica e pianificazione urbanistica, Simone Cola, presidente Architetti Arco Alpino e Paola De Micheli.

Paola De Micheli convegno Periferie

La parlamentare ed ex ministro Paola De Micheli, collegata da remoto, ha ricordato la dimensione di pensiero che ha sempre caratterizzato la politica di Francesco Cacciatore, ringraziando gli organizzatori. Nel suo intervento ha rievocato l’esperienza del piano della qualità dell’abitare per dare alle persone “un nuovo diritto alla città, che significa relazioni di qualità, non solo un alloggio, per contrastare una tendenza alla solitudine che non è non solo demografica ma anche esistenziale”. “Oggi c’è un eccesso di attenzione nei confronti dei centri urbani e dei centri storici, – ha fatto notare – la discussione è concentrata al tema di come evitare che i centri storici si spopolino e mantenerli luoghi vivi, invece l’emergenza investe soprattutto le periferie vissute come deserto delle relazioni, che hanno bisogno di essere rifondate. Ma per questo serve un pensiero, anche quello degli architetti e dei progettisti, occorre immaginare interventi innovativi per le periferie e abbiamo bisogno di una nuova governance del territorio. Ci sono da rimettere insieme norme urbanistiche per fare interventi di rigenerazione vera e una nuova gestione delle risorse pubbliche capace di attrarre anche quelle private attraverso un effetto leva. La lotta alla solitudine dei nostri quartieri parte dalla progettazione degli edifici e degli spazi pubblici, ma non solo. Pensiamo anche alla mobilità, alla raggiungibilità delle periferie, alla digitalizzazione. Il secondo tema chiave è quello demografico, da affrontare sul piano progettuale ma anche di pensiero e di visione della città del futuro”.

Il convegno è proseguito col filoso Rocco Ronchi, dell’Università dell’Aquila che ha parlato del “Disabitante”, mentre le conclusioni della giornata sono spettate al presidente del Comitato Unacittà, Giuseppe Baracchi.

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