Quanto costa la violenza alle donne?

La riflessione della sindaca di Gragnano Trebbiense e vice presidente della Provincia di Piacenza Patrizia Calza, in merito ai costi che sostengono le pubbliche amministrazioni per aiutare le vittime di violenza.

È necessario “rammendare” la pace ma anche l’emergenza sociale ha ricordato il Cardinale Matteo Zuppi a Genova al recente incontro con ANCI (Associazione dei Comuni Italiani) elogiando i sindaci “per il senso civico che mettono al centro la persona” e spezzando una lancia a loro favore “perché se avessero un po’ di contributi e aiuti dallo Stato potrebbero fare ancora di più nel sostegno alle fragilità. Altrimenti sono lasciati soli”. Parto da queste parole per una breve riflessione su un’altra ferita da “rattoppare” quella della violenza sulle donne. “Sei milioni di poveri sono uno scandalo” ha tuonato Zuppi alla politica. Di questi milioni un nutrito numero è presente anche nella comunità gragnanese e tra questi poveri ci sono anche tante donne vittime di violenza con figli minori. Sono stati 12 i codici rossi negli ultimi due anni a Gragnano Trebbiense. Negli ultimi anni l’onere a carico di Gragnano, Comune di 4600 abitanti circa, per sostenere la spesa sociale a favore di famiglie vulnerabili, disabili, fragili fisici e psichici o per integrare rette a cittadini in struttura o con redditi ISEE bassi, sono lievitati. In aggiunta ai contributi ministeriali e regionali percepiti, nel 2023 risultano impegnati oltre 430.000 mila euro di fondi comunali per un totale che sfiora il 25%. Di questi una quota molto significativa è destinata a coprire i costi per madri oggetto di “Codice Rosso” dunque allontanate e protette con i loro figli in strutture ad hoc sulla base di provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

E’ nata spontanea una domanda: quanto costa la violenza alle donne? Un fenomeno che è di solito e giustamente affrontato da altri punti di vista, ma ha risvolti importanti anche sui bilanci e quindi sul benessere complessivo di una comunità. Si tratta di una domanda che mi pare sia stata in generale poco attenzionata. Cercando sul web ho trovato solo una ricerca di “Intervita Onlus”, realizzata con il patrocinio del Dipartimento per le Pari opportunità, e presentata a Roma nel 2013 – “Quanto costa il silenzio?”-, la prima ricerca nazionale che rivelava un aspetto mai sondato nel nostro Paese: i costi economici e sociali della violenza contro le donne. Il costo secondo la ricerca era di quasi 17 miliardi di euro l’anno, quindi circa l’1 per cento del PIL. 2,3 i costi che riguardavano i servizi – di cui fanno parte i costi diretti, quali i costi sanitari (tra pronto soccorso e ricoveri), i costi della consulenza psicologica, quelli per i farmaci, per le Forze dell’ordine, per i costi giudiziari, per le spese legali, per i servizi sociali dei comuni, per i centri antiviolenza e per gli effetti moltiplicatori economici per mancata produttività, oltre 14 miliardi di euro riguardavano invece quelli umani e di sofferenza.

“Nonostante gli episodi di violenza contro le donne riguardino soprattutto una dimensione privata, si legge nel rapporto, le conseguenze negative impattano su tutte le relazioni sociali e lavorative delle donne vittime e quindi anche sulla loro produttività lavorativa. Molte delle donne che subiscono violenza – come raccontano tante delle intervistate nel rapporto – vanno incontro a una perdita di autocontrollo sulla propria vita che si ripercuote sul lavoro o sulla carriera lavorativa. Le vittime non vanno più a lavorare, si assentano o non si attivano per cercare una occupazione. La mancata produttività che si registra per le imprese, le famiglie, lo Stato (in termini di entrate tributarie e di Pil) e gli istituti previdenziali ammonta secondo la ricerca a 604 milioni di euro. Centomila i giorni lavorativi persi a causa della violenza”. Dal 2013 i casi di violenza purtroppo non sono diminuiti. Anzi.

Concludo. A Gragnano nel 2022 l’importo del bilancio consuntivo a carico del Comune per il pagamento delle rette delle donne/mamme allontanate dal Tribunale ed ospitate nei centri dove tentano di recuperare una nuova prospettiva di vita, è stato pari a 140.874 euro. Poco è previsto per sostenere le donne che vorrebbero ritornare ad una vita normale. Il Comune di Gragnano, infatti, per favorire il rientro delle stesse presso il territorio di residenza impegna risorse aggiuntive per sostenere le spese della ricerca nuova abitazione, arredamento, allacciamenti utenze, iscrizione nidi, scuole e servizi mensa e trasporto, centri educativi e aggregativi per i minori. Si prevede anche per l’anno 2023 una spesa di 130.000 euro. Felice l’introduzione del Reddito di Libertà ma purtroppo, come accade per tanti altri provvedimenti sociali, insufficiente a coprire le richieste di tutte le aventi diritto che possono contare dunque solo sul Comune. La vita umana, il dolore e la sofferenza non hanno prezzo ovviamente ma chi come un Comune è chiamato a sostenere i costi conseguenti deve purtroppo fare i conti con la dura realtà dei bilanci che vanno mantenuti in equilibrio. Il costo annuale della violenza sulle donne è una cifra da vera e propria emergenza e il dato dei soli costi diretti deve farne una priorità nell’agenda politica nazionale. Anche di questa emergenza mi sembra opportuno parlare in vista del 25 novembre.

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