Senza immigrati tra vent’anni mancheranno 45mila lavoratori in provincia di Piacenza

Sarà di 287mila 500 abitanti la popolazione piacentina nel 2042 secondo le previsioni regionali, ma soltanto se continueranno ad arrivare gli immigrati. Se – per assurdo – l’apporto di stranieri e italiani in arrivo da fuori si interrompesse, fra 19 anni la popolazione in età da lavoro calerebbe di ben 45mila unità: un quadro insostenibile dal punto di vista sociale ed economico per la nostra provincia.

Secondo l’ufficio statistica della Provincia di Piacenza, incrementerà, seppure di poco rispetto ai 283mila attuali, la popolazione della nostra provincia da qui al 2042 secondo le recentissime previsioni regionali. Questo nell’ipotesi che l’immigrazione, sia straniera che da altre zone del nostro paese, mantenga i ritmi del periodo pre-covid. Neppure l’immigrazione basterà invece ad arrestare il declino della popolazione in età di lavoro, che calerà di circa 7mila unità. Molto peggiore lo scenario se l’immigrazione, sia straniera che italiana, dovesse arrestarsi. In questo caso la popolazione scenderebbe a 243mila residenti (dagli attuali 283mila), mentre la popolazione in età di lavoro calerebbe di ben 45mila unità, confermando il trend già evidenziato nelle elaborazioni per il Piano territoriale di area vasta (Ptav).

La questione demografica è diventata oggi centrale nel dibattito sullo sviluppo sociale ed economico del Paese e dei territori più in generale, nel momento in cui si rilevano – esaurita la forte spinta propulsiva dell’immigrazione dall’estero che abbiamo conosciuto nel primo decennio 2000 – una serie di criticità (calo delle nascite, diminuzione della popolazione in età lavorativa, aumento della popolazione anziana) che mettono sempre più sotto pressione il nostro sistema del welfare e gli equilibri intergenerazionali. Conoscere l’evoluzione della popolazione residente e le previsioni demografiche future, distinte per classi di età, diventa quindi fondamentale, oltre che per prefigurare nel tempo la sostenibilità del sistema pensionistico, anche e soprattutto ai fini di una corretta programmazione dei servizi pubblici essenziali (scuole, sanità, assistenza, eccetera).

In questa direzione, il Servizio Statistica della Regione Emilia-Romagna ha da poco pubblicato l’aggiornamento relativo alle proiezioni della popolazione residente regionale per il periodo 2022-2042. I dati restituiscono la stima della popolazione per età e sesso e del bilancio demografico a diversi livelli territoriali: il territorio regionale nel suo complesso; le province e la città metropolitana; le aziende Usl; i distretti sanitari; gli ambiti scolastici e le zone altimetriche. La base di partenza è la popolazione per sesso, singolo anno di età e comune di residenza calcolata al primo gennaio 2022 (fonte Istat), e le previsioni sono state formulate considerando cinque scenari:

1) Uno scenario di riferimento, nell’ipotesi che lo shock congiunturale provocato dalla pandemia da Covid-19 nel periodo 2020-2022 non abbia effetti a lungo termine e quindi non sia opportuno inserirlo nella proiezione, per cui la sopravvivenza media della popolazione regionale è stata mantenuta costante alla media del periodo pre-covid, più precisamente del quinquennio 2015-2019. Lo stesso ragionamento è stato effettuato per i movimenti migratori, per i quali si è ipotizzata la costanza alla media 2015-2019 dei livelli di ingressi da fuori regione (dall’estero e da altre regioni italiane) e degli scambi interni alla regione; analogamente, sono stati mantenuti costanti alla media 2015-2019 i tassi di emigratorietà per età e sesso sia per i movimenti in uscita dal territorio regionale sia per i movimenti interni al territorio regionale. Per quanto riguarda invece i tassi specifici di fecondità per età della madre, sintetizzati attraverso il numero medio di figli per donna, la costanza è stata ipotizzata rispetto alla media 2019-2021 in virtù del fatto che le analisi effettuate hanno evidenziato uno scarso impatto della pandemia e piuttosto una prosecuzione della dinamica di diminuzione in corso già dal 2010;

2) Uno scenario ad alta immigrazione dove, fermi restanti tutti gli altri parametri, compresi i tassi di emigrazione, si ipotizza che i livelli di immigrazione dall’estero e dalle altre regioni italiane aumentino gradualmente nel periodo 2022-2041 per raggiungere a fine periodo i livelli sperimentati nel biennio 2007-2008;

3) Uno scenario ad elevata sopravvivenza dove, fermi restanti tutti gli altri parametri, il livello medio di sopravvivenza per maschi e femmine è ipotizzato in crescita come prosecuzione della tendenza all’aumento dell’aspettativa di vita che ha caratterizzato l’ultimo secolo. L’ipotesi è che la crescita continui ad un ritmo leggermente inferiore a quello osservato nel periodo 2009-2019 (pre-Covid);

4) Uno scenario ad elevata fecondità dove, fermi restanti tutti gli altri parametri, si ipotizza un nuovo periodo di aumento della fecondità che, a partire dal valore medio 2019-2021, cresca gradualmente fino a raggiungere a fine periodo i valori medi del periodo 2008-2010 quando, cioè, di è osservato un massimo relativo del numero medio di figli per donna;

5) Infine, uno scenario senza migrazioni, che vede – in via ipotetica, ma utile a prefigurare la situazione peggiore – la totale assenza di movimenti migratori sia in entrata sia in uscita nell’arco temporale di proiezione.

I RISULTATI A LIVELLO REGIONALE – Volendo esporre i principali risultati che emergono a livello regionale considerando tre dei cinque scenari formulati, quello di riferimento, quello più favorevole (ad alta immigrazione) e quello più sfavorevole (senza migrazioni), in Emilia Romagna la popolazione residente si attesterebbe nel 2042, secondo lo scenario di riferimento, a 4.536.473 unità, in aumento del 2,5% rispetto al 2022 (+111mila persone circa); la crescita sarebbe invece molto più sostenuta, pari al 7,6% (+336mila), nello scenario ad alta immigrazione, mentre ipotizzando l’assenza di migrazioni la variazione risulterebbe fortemente negativa, -13,5%, con una perdita di circa 600mila residenti.

Previsione al 2042 della popolazione residente nelle province dell’Emilia-Romagna

Previsione al 2042 della popolazione residente nelle province dell’Emilia-Romagna
Fonte: elaborazioni Ufficio Statistica Provincia di Piacenza su dati Servizio Statistica Regione Emilia-Romagna

A livello provinciale, Parma si qualifica come l’ambito territoriale più dinamico, evidenziando un incremento di popolazione del 6,6% nello scenario di riferimento e del 12,7% nello scenario ad alta immigrazione. Anche la città metropolitana di Bologna mostra comunque una buona performance, con variazioni superiori alla media regionale in entrambi gli scenari; al contrario, la provincia di Ferrara presenta in tutte le proiezioni un’evoluzione demografica negativa.

UN APPROFONDIMENTO PER IL TERRITORIO PIACENTINO – Nel caso della provincia di Piacenza, la popolazione residente è prevista aumentare nello scenario di riferimento dell’1,4%, 287.491 residenti nel 2042, circa 4mila in più rispetto all’anno base (primo gennaio 2022). La variazione, non particolarmente elevata, risente del forte impatto che il Covid-19 ha avuto sul territorio piacentino (uno dei più colpiti dalla pandemia in ambito nazionale), quando tra il 2019 e il 2021 si sono persi – in base ai da Istat – 3mila abitanti, portando i livelli demografici provinciali ai minimi dell’ultimo decennio.

Andamento della popolazione residente in provincia di Piacenza, anni 2013-2022. Dati ISTAT e dati LAC anagrafici (al 31.12)

Andamento della popolazione residente in provincia di Piacenza, anni 2013-2022
Fonte: elaborazioni Ufficio Statistica Provincia di Piacenza su dati Regione Emilia-Romagna – LAC e dati ISTAT

Secondo le proiezioni regionali, nel 2042 la popolazione piacentina – in base allo scenario di riferimento – riuscirebbe quindi a superare solo di poco (circa mille residenti) i livelli pre-pandemici (nel 2019 si attestava a 286.433 unità), mentre nello scenario ad alta immigrazione – nell’ipotesi cioè di una ripresa dei fenomeni migratori conosciuti nel primo decennio 2000 – toccherebbe quota 305mila (+7,6%, pari ad oltre 21mila abitanti in più rispetto al 2022). Al contrario, senza migrazioni si verificherebbe una perdita di 40mila residenti. Restando nell’ambito dello scenario più plausibile, quello di riferimento, e osservando le diverse componenti della popolazione, nel 2042 avremo circa 4mila maschi in più (+2,8%, 143.237), mentre le femmine saranno numericamente le stesse del 2022 (+0,1%, 144.254). Dal punto di vista delle classi di età, i bambini e i giovani di età compresa tra zero e 14 anni saranno invece a quella data circa 2mila in meno (-5,1%, 33.355), e inoltre si ridurranno di quasi un migliaio le donne in età feconda (15-49 anni, 53.360).

Previsione al 2042 della popolazione residente in provincia di Piacenza

Previsione al 2042 della popolazione residente in provincia di Piacenza
Fonte: elaborazioni Ufficio Statistica Provincia di Piacenza su dati Servizio Statistica Regione Emilia-Romagna.

Con riguardo alla popolazione in età scolastica, il ciclo della scuola dell’infanzia (0-5 anni) farà riferimento a un bacino potenziale sostanzialmente stabile (+0,7%, 12.687), al contrario della scuola elementare (6-10 anni, -7,3%, 11.346) e della scuola media (11-13 anni, -9,8%, 6.969), che saranno in contrazione. Anche la popolazione riferibile al ciclo delle scuole superiori (14-18 anni) subirà complessivamente una riduzione (-5,9%, arrivando a 12.003 unità e con una flessione pari a circa 750 ragazzi), ma aumenterà nell’ambito scolastico di Piacenza Ovest Val Trebbia-Val Tidone (comprendente il capoluogo, +1,9%, +153 persone) mentre calerà nell’ambito Piacenza Est Val Nure-Val d’Arda (-19,0%, -900 persone). Nell’ipotesi dello scenario senza migrazioni la riduzione complessiva sarebbe ovviamente più pesante, -30% rispetto ai livelli attuali, pari a circa 3.800 ragazzi in meno, di cui 2.000 nell’ambito Piacenza Ovest e 1.800 nell’ambito Piacenza Est.

La popolazione di 19-24 anni riferibile a chi frequenta l’Università risulterà invece in leggero aumento (+1,3%), 16.240 persone, ma potrebbe anche qui ridursi di molto (a poco più di 12mila) nel caso dello scenario senza migrazioni. Relativamente alla popolazione in età lavorava (15-64 anni), nell’arco temporale 2022-2042 avremo – considerando lo scenario di riferimento – un aumento del 5,3% tra i 15-39enni (circa 4mila in più) ed una contrazione del 10,5% tra i 40-64enni (circa 11mila in meno), con un effetto complessivo negativo pari a 7mila unità. Se considerassimo lo scenario peggiore invece, senza l’apporto delle migrazioni la nostra provincia perderebbe ben 45.000 residenti in età da lavoro (da 177mila a 132mila complessivamente), circa 15mila tra le persone di età compresa tra 15 e 39 anni e 30mila tra quelle di 40-64 anni. Si tratta di previsioni che risultano in linea con quelle formulate a suo tempo per la costruzione del quadro conoscitivo del Ptav (il piano territoriale di area vasta provinciale), e che indicavano, simulando lo scorrimento all’anno successivo delle singole classi di età con anno base 2020 (quindi anche in questo caso nell’ipotesi di assenza dei flussi migratori), una perdita di 30mila unità al 2035.

Relativamente alla popolazione anziana con 65 e più anni, infine, l’ambito piacentino conoscerà – nello scenario di riferimento – un aumento del 18,4%, oltre 13mila persone in più, che arriveranno quindi ad incidere sulla popolazione totale per il 29,3% nel 2042. In questo contesto, i 65-74enni cresceranno di 7.400 unità (+22,7%), mentre gli over 75 aumenteranno di 5.700 unità (+14,8%). L’indice di vecchiaia – il numero di anziani per 100 giovani residenti – è previsto in tal modo salire da 202,1 nel 2022 a 252,2 nel 2042. Nello scenario ad alta sopravvivenza la popolazione anziana piacentina è data ulteriormente in crescita, altre 7mila unità per un incremento totale di 20mila persone (+28,2%), delle quali 11.500 solo tra gli over 75 (+30,2%).

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