Natale da volontari: Alice alla mensa Caritas “Anche una parola può essere un regalo”

Il volontariato non va in vacanza. Anzi nei giorni di festa, dove ciascuno di noi cerca di ritrovare gli affetti, di ritagliare un po’ di tempo per sè e curare le proprie relazioni, una parola o un gesto di conforto verso chi è solo, diventa ancora più prezioso. Alice ha deciso: il giorno di Natale (e anche la vigilia) farà il suo turno alla mensa della fraternità di via San Vincenzo, insieme agli altri volontari. “Non mi pesa non sedermi alla tavola del tradizionale pranzo di Natale – dice – sono fortunata perchè i miei familiari sono pazienti e sanno aspettarmi, anche i miei amici ormai sono abituati a miei turni”.

Alice Gruppi si occupa di certificazione del vino nella sua vita lavorativa ed è diventata volontaria Caritas dal 2020. Alla mensa non ha compiti in cucina o nel salone degli ospiti, cura un aspetto solo apparentemente secondario, quello dell‘accoglienza. “In una mensa aziendale – scherza – forse il mio ruolo viene egregiamente svolto da un tornello… Ma alla mensa della fraternità è fondamentale non solo controllare i tesserini delle persone che entrano, dare le giuste indicazioni per gestire i due turni e filtrare eventuali nuovi accessi, ma anche il contatto umano, dire una parola, stabilire un collegamento con le persone. E’ in quel frangente – aggiunge – che magari emerge un bisogno, che viene manifestata una richiesta che non ha trovato ascolto altrove. Perchè non c’è soltanto la necessità primaria di mangiare, chi viene alla mensa ha legittimamente anche altri desideri. Pensa che sono riuscita a fare lo Spid (l’identità digitale oggi necessaria per compiere tante operazioni ndr) a decine dei nostri frequentatori”.

Alice Gruppi
Alice con un volontario ai tempi della pandemia

“Ho iniziato a fare la volontaria alla mensa – rammenta Alice – nel 2020 in piena emergenza Covid, allora il refettorio doveva restare chiuso per evitare il contagio e servivano persone che confezionassero i cosiddetti sacchetti con il cibo, da distribuire ogni giorno. Da quel momento sono diventata una presenza stabile, svolgo il mio turno quasi sempre di domenica, quindi ci sarò alla vigilia e anche il giorno successivo di Natale, quando verrà organizzato un pranzo con un menù speciale, ognuno dei nostri commensali riceverà un invito, e reperire disponibilità di volontari è un po’ più complicato”.

“Sarà il mio primo Natale – aggiunge – in servizio, speriamo ci sia una bella atmosfera, ma devo dire che in questi anni alla mensa della Caritas è difficile rompere la monotonia, l’inerzia dei giorni, uno uguale all’altro. E non possiamo pretendere che persone in condizione di disagio, improvvisamente si sentano felici in un giorno di festa. Certo, insieme agli altri volontari, faremo il possibile per dare un senso al Natale. A me piace soprattutto chiacchierare con le persone chi si incontrano in via San  Vincenzo, è bello metterci del proprio nello stabilire un contatto, anche una parola può assumere un valore prezioso, come un regalo”.

Solitamente alla domenica sono in servizio una decina di volontari alla mensa, due sono all’accoglienza, 3-4 in cucina alle prese coi fornelli, altrettanti in sala per servire i due turni previsti. Ma nel giorno di Natale sarà ci sarà un pranzo unico, quindi è possibile che sia richiesto un supporto nel servizio. “Il mio inizia intorno alle 10,30 – fa notare Alice – e si chiude verso le 13,30, fino a settembre i commensali difficilmente superavano le 70 unità, poi l’afflusso è aumentato sensibilmente, raggiungendo quasi sempre i 100 ospiti. Purtroppo abbiamo notato che sono sempre più numerose le persone giovani che arrivano per un pasto, forse perchè con la fine dell’estate si concludono molti lavori stagionali. Forse c’è pure qualcuno che percepiva il reddito di cittadinanza e ora non ha più nessun sostentamento economico”.

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