Julia numero 150 per lo sceneggiatore piacentino Calza “La realtà è la benzina delle storie”

Diciottomila e cinquecento sessantaquattro pagine in poco più di 23 anni, per raccontare Julia sugli albi di Bonelli editore. Il personaggio della criminologa con il volto della splendida Audrey Hepburn ideato nel ’98 da Giancarlo Berardi è diventata una sorta di compagna di vita per Lorenzo Calza, sceneggiatore piacentino, genovese d’adozione. Julia Kendall ha attraversato sui tacchi, con una sensibilità tutta al femminile, quasi un quarto di secolo di genere noir-poliziesco senza mai tradire se stessa: Calza ha appena firmato la sua 150esima storia uscita in edicola e in digitale dal titolo “Se son rose, sfioriranno” nella quale tutto ruota intorno a un matrimonio omosessuale. Quale migliore occasione per fare qualche domanda all’autore che è anche un nostro vecchio amico?

Quando è uscita la tua prima storia di Julia pubblicata da Sergio Bonelli Editore? Era il luglio del 2000, il numero 22 della serie, s’intitolava “Quest’urlo che tace”. C’erano ancora tanti rimandi della mia vita piacentina, a partire da un incidente che mi capitò in via Bianchi; sono riuscito a metabolizzarlo proprio mettendolo in scena. Intanto, mi ero trasferito a Genova dal 1999, per vivere a pieno questa lunga avventura.

Oggi Julia è arrivata all’albo numero 303, è sulla scena dal ’98. Criminologa, ispirata a un’icona della bellezza come Audrey Hepburn, emancipata in un mondo di uomini…è nella sua modernità la ragione del successo e della longevità del personaggio? Direi di sì. Julia non spara, non usa le arti marziali, non ha una fisicità prorompente e volgare. Spesso sembrano questi i tratti della “modernità” femminile nella produzione audiovisiva e a fumetti. In questo senso, la nostra criminologa è anticonformista. Una donna che usa l’intelligenza, la sensibilità, le capacità deduttive, per risolvere i casi. Crediamo sia questo il vero racconto che sopravvive nel tempo, e che permette l’identificazione delle donne in carne ed ossa. Non a caso, Julia è in edicola da più di trecento numeri!

A 25 anni dalla “prima” Julia è cambiato il mondo editoriale e dell’informazione. Hanno vinto il digitale, i social, sono intervenute nuove tecniche di indagine, medicina legale etc. etc. Insomma siamo entrati in un’ altra era. È cambiato anche il modo di scrivere le sue storie? Si tiene sempre conto di chi e cosa ci circonda. Nelle storie di Julia si parla di questi mutamenti, di come agiscono sulla psiche umana, perfino sulle derive criminali. Da qualche tempo gli albi sono disponibili anche in digitale, cambiano i circuiti di vendita, e i gusti del pubblico. Però, ancora oggi, il prodotto-fumetto, vive soprattutto di carta e artigianalità, si distingue per questo. Forse, nel tempo, diventerà più di nicchia, ma una nicchia sempre più qualificata. D’altronde, gli stessi fattori riguardano anche la musica e i libri. Il ritorno del vinili e il fatto che il formato ebook non abbia attecchito sono segnali interessanti. Il pubblico cerca rifugio in qualcosa che conservi una sua alterità rispetto ai nuovi media pervasivi.

Julia la criminiologa 303
Il numero 303 di Julia firmato da Lorenzo Calza

Il genere noir-poliziesco è sempre stata la cornice dove indagare anche la società, nella tua ultima storia è la prima volta che in un fumetto seriale si racconta un matrimonio tra uomini? A onor del vero, in un albo di qualche anno fa Dylan Dog sposò il suo collaboratore Groucho, ma era una provocazione. In “Se son rose, sfioriranno”, forse, c’è il primo matrimonio reale tra persone dello stesso sesso nel fumetto popolare italiano. Bert ed Elia, amici di Julia, si sposano per davvero, e non sono giovanotti. Si racconta in controluce la loro storia personale, un’omosessualità che ha conosciuto tempi difficili, avversità. Subito dopo, Elia sparirà. Ci sarà un delitto, e Julia dovrà indagare sulle tante sfaccettature della vicenda, della sua amicizia, di quell’amore. La storia cerca di uscire dagli stereotipi, da un evento sbandierato come vessillo, per restituircelo nella sua genuinità, nella sua controversia. L’amore è un tratto universale, come l’odio, le fratture, le ricomposizioni. L’unione tra due persone dello stesso sesso, contiene le stesse caratteristiche di qualsiasi altro rapporto, perfettamente “normali”, naturali. Se proprio bisogna trovare un messaggio, è questo. Insomma, Julia è un prodotto verista.

Quali sono i mutamenti sociali che vorresti approfondire nelle prossime storie? Ci sarà come sempre l’imbarazzo della scelta, la cronaca quotidiana e la vita ci offrono spunti continui. Io prediligo le storie a tema giovanile, prima vissute da giovane che si affacciava alla vita professionale, poi da padre di due piccoli cuccioli, ormai ometti. Mi occupo tanto anche dell’impatto di internet, dei social e della tecnologia, delle trasformazioni urbane, della necessità di un ritorno all’impegno civile. Ecco, in questo mestiere, vissuto, sensibilità e ideali, sono la benzina invisibile del motore narrativo. Consiglio a tutti e tutte le ristampe che stanno uscendo ogni settimana con Repubblica e Mind, volumi pregiati contenenti due albi a tema. Per quanto riguarda la serie regolare, capita che quella in edicola ora sia la centocinquantesima storia che firmo, traguardo personale di cui sono orgoglioso. Una specie di matrimonio con Julia…
Rose che, nel nostro caso, fioriranno ancora a lungo!

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