Città a 30 all’ora, Piacenza ha già 93 km di strade lente “Si riduce il rischio per i pedoni”

Mentre infuria la polemica tra il sindaco di Bologna Matteo Lepore e il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini sull’introduzione dei limiti di 30 all’ora nelle strade urbane all’ombra di San Luca, scopriamo che Piacenza è una delle città più “lente” d’Italia con 93 km di strade già soggette a “zone 30”. Un passo, quello di adeguare i limiti, compiuto per trovare un compromesso fra le esigenze degli automobilisti (e autisti di mezzi pesanti) e la vita di pedoni e ciclisti, alla luce dei non pochi incidenti stradali che colpiscono quotidianamente gli utenti deboli. E anche, di conseguenza, per favorire la cosiddetta “mobilità dolce”, con tutte le implicazioni ambientali e salutari che ne conseguono.

PIACENZA E I 93 KM DI STRADE A 30 KM/H – In Emilia Romagna, Piacenza è seconda solo a Cesena – che è pioniera – per l’estensione delle “zone 30”. Nella nostra città, infatti, secondo un’elaborazione de Il Sole 24Ore su dati Legambiente e Aci, ogni 100 abitanti ci sono 90,8 metri di strade col limite di 30 km/h. Significa, facendo i calcoli, 93,4 chilometri di strade cittadine. Cesena, prima, ne ha 155,1 metri. A seguire ci sono Reggio Emilia (74,5 metri), Ravenna (73,3) e Modena (58,9). A che serve andare a 30 km/h? Innanzitutto, a ridurre gli incidenti. Cesena, prima città italiana a istituire le “zone 30” nel 1998, nel 2023 ha visto i risultati: zero morti tra i pedoni. Ma cosa cambia fra 30 e 50 chilometri orari? Secondo un calcolo dell’associazione Fiaib, l’impatto fra un’auto e un pedone a 50 km/h equivale a una caduta da 9 metri d’altezza – come dal terzo piano di un palazzo – con una probabilità di morte pari al 55%. Lo stesso impatto, ma a 30 km/h, equivale a una caduta da 3,6 metri d’altezza e può essere fatale solo nel 5% dei casi. La differenza fra un incidente a 50 km/h e a 30 km/h è dunque servita: si riduce di undici volte il rischio di morte del pedone.

DOPO BOLOGNA ANCHE LE ALTRE – Dal 16 gennaio 2024 il 70% delle strade del centro abitato di Bologna sono da percorrere a trenta chilometri orari, se si considera però il solo perimetro della parte più densamente abitata della città – dentro l’asse tangenziale-autostrada e nelle zone residenziali esterne di Borgo Panigale-Reno, Navile e San Donato-San Vitale – la percentuale sfiora il 90%. Una scelta politica forte quella del sindaco Matteo Lepore (Pd) che però non è il solo – insieme alla sua amministrazione – a caldeggiare questo tipo di regolamentazione al traffico: come evidenzia il quotidiano Repubblica, a firma di Elena Dusi, in Italia sono già 60 i comuni a velocità ridotta. Milano ha approvato un anno fa in consiglio comunale la delibera per istituire il limite di 30 km/h in tutto il comune da gennaio 2024, in questi giorni gli amministratori si stanno confrontando per decidere come procedere. Fra le grandi città, anche Roma è intenzionata a compiere questo passo: a novembre 2023 il sindaco Gualtieri (Pd) si è impegnato a istituire 69 “zone 30”, che arriveranno a essere il 70% delle strade comunali entro il 2026. Torino votò nel 2022 il limite di 30 nelle vie senza diritto di precedenza – per un totale di 320 km – lasciando a 50 km/h le grandi vie di scorrimento. E infine Firenze, dove nel 2023 sono state aggiunte altre cinque zone 30 alle dodici già esistenti.

SALVINI E LEPORE – A Bologna il provvedimento, dopo un periodo di preparazione di circa sei mesi, è entrato in vigore il 16 gennaio 2024, punto nodale della strategia di mobilità sostenibile messa a punto dall’amministrazione comunale. Dello stesso avviso non è, però, Matteo Salvini e neanche il suo partito. Matteo Rancan, segretario regionale della Lega, ha convocato per oggi, 22 gennaio, il direttivo della Lega Emilia per discutere dell’affaire delle zone 30 a Bologna. Il dicastero di Salvini considera “forzature” le scelte del Comune di Bologna e teme che, invece di perseguire l’esigenza prioritaria di garantire la sicurezza, le misure della città felsinea rischino di generare l’effetto contrario. Dura la replica del sindaco di Bologna Matteo Lepore: “Fake news. Si è come sempre scatenato tutto il circo mediatico della destra”.

CITTA’ 30, RANCAN (LEGA): “LEPORE DISTRATTO DAL CANTO DEGLI UCCELLINI: SALVINI IN PRIMA LINEA PER SICUREZZA STRADALE MA MISURA BOLOGNESE PORTERA’ PIU’ PROBLEMI CHE BENEFICI” – “Ma quale campagna elettorale? Il sindaco Lepore è distratto dal canto degli uccellini: il Ministro Salvini è infatti in prima linea per difendere le vite. E a dimostrarlo non sono le parole ma i fatti, a partire dal nuovo codice della strada che la sinistra, in un decennio di malgoverno nazionale, non è stata in grado di rinnovare”. Così il capogruppo in consiglio regionale e segretario Lega Emilia Matteo Rancan ribatte al primo cittadino di Bologna che, sul limite dei 30 all’ora entrato in vigore nella maggior parte della città, ha accusato il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini di opporsi alla misura per raccogliere voti. “La zona 30 di Bologna, così come concepita dalla sinistra, rischia di trasformarsi in un boomerang che porterà più problemi ai cittadini che benefici” ha rilevato l’esponente del Carroccio. “Probabilmente, distratto dalla nube ideologica che lo accompagna, Lepore dimentica che nelle istituzioni esistono le gerarchie: i ministeri sono anche organi di controllo sulle attività territoriali e il ministro Salvini sta facendo solo il suo lavoro. Nessuna campagna elettorale, quindi. La Lega mette solo in atto un’operazione di buonsenso per evitare inutili disagi a chi, a differenza dei radical chic del centro storico, non può permettersi di andare al lavoro e accompagnare i figli a scuola in bicicletta o in bus ma è costretto a utilizzare l’auto privata” ha concluso Rancan.

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