“Il carcere di Piacenza fra i primi 5 per la rieducazione” Ecco il laboratorio per fare marmellate fotogallery

Un nuovo laboratorio di trasformazione agroalimentare nel carcere delle Novate di Piacenza: in occasione dell’inaugurazione nella mattinata del 12 febbraio la casa circondariale ha ospitato la visita del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove. Alla cerimonia hanno partecipato tutte le autorità cittadine insieme alla direttrice della struttura Maria Gabriella Lusi. Il vescovo di Piacenza-Bobbio Adriano Cevolotto ha impartito la benedizione. Il nuovo laboratorio all’interno delle Novate darà lavoro a otto persone nella trasformazione agroalimentare, come ad esempio la produzione di marmellate, servizio che si aggiunge alla coltivazione delle fragole, del miele e alla vendita al chiosco della casa circondariale.

“Attivare il laboratorio di trasformazione agroalimentare significa – ha rimarcato la direttrice Maria Gabriella Lusi nel suo intervento – applicare le norme dello Stato, in particolare quelle sulla rieducazione. Il lavoro è importante per acquisire competenze, per abituarsi a impegnarsi e a tendere verso il risultato, al fine di rimettere in società persone preparate a una libertà sana. Il nostro carcere produce beni materiali e servizi attraverso esperienze: arriva così nella società la speranza di una riabilitazione sociale. Crediamo nelle possibilità umane e organizzative, il nostro carcere si apre al territorio con dignità e discrezione”.

Il sottosegretario Andrea Delmastro ha sottolineato: “Per me è un dovere ineludibile essere qui. Inauguriamo un laboratorio dentro un carcere che dal punto di vista del trattamento rieducativo è all’avanguardia. Quello di Piacenza è uno dei cinque o sei istituti che vengono nominati quando si parla di trattamento rieducativo. Vengo dipinto come un ‘antitrattamentista’, ma così non è. Io credo nel vero trattamento educativo. Il trattamento è il lavoro, che deve essere economicamente sostenibile, altrimenti suona retorico, falso. Dati alla mano, il trattamento garantisce la non recidiva e funziona quando è segmento della sicurezza, non il contrario. La funzione della pena è ineludibile, poi viene la rieducazione, come sancito dalla Costituzione. In quest’anno e quattro mesi abbiamo sbloccato 166 milioni per l’edilizia penitenziaria, che garantiranno di trovare 7mila posti sui 9mila e 100 che oggi mancano. Abbiamo posto le condizioni per attivare un trattamento vero. Mi piace raccontarlo qui, in un istituto in cui il trattamento è sempre stato vero, in una città culturalmente fertile, feconda. Nel fare il trattamento c’è anche un interesse economico, ossia agevolazioni fiscali stabilite dalla Legge Smuraglia. Ma oggi, su 20mila lavoranti, 17mila lavorano negli istituti penitenziari e solo 3mila presso privati”. E poi un plauso al lavoro della cooperativa “L’orto botanico”. “Vorrei non uno, ma mille come Fabrizio Ramacci, in ogni città. Si lavora con serietà e con l’onestà intellettuale per trovare la sostenibilità economica”.

Presente all’inaugurazione anche il direttore generale del personale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Massimo Parisi, che ha evidenziato come il lavoro consenta a chi è recluso di “scoprire le proprie abilità e mettersi in gioco”. “Il lavoro in carcere si può fare bene se c’è una buona organizzazione – ha aggiunto – in una adeguata cornice di sicurezza. Questo quadro organizzativo si sposa con le risorse che noi dobbiamo dare e stiamo cercando di dare. A inizio marzo arriveranno due nuovi educatori: seguire i detenuti sul piano comportamentale è importante e facilita il lavoro del servizio di sorveglianza. Siamo in un momento di grande riforma organizzativa dell’amministrazione: a livello centrale è stato istituito un ufficio che si occuperà esclusivamente del lavoro penitenziario. Una regia di carattere generale con i provveditorati che cercherà di mettere d’accordo la domanda e l’offerta”.

andrea delmastro delle vedove
Andrea Delmastro

Il presidente della cooperativa L’Orto Botanico Fabrizio Ramacci ha ricordato: “Abbiamo iniziato sei anni fa (nel 2018, ndr) con l’orto intramurario e l’apicoltura. Adesso alla coltivazione delle fragole e alla produzione del miele, tutto venduto nel chiosco della casa circondariale. Adesso aggiungiamo la trasformazione agricola, per far avvicinare le persone e trasmettere il valore sociale che c’è dietro ogni singolo prodotto. Progetti così complessi non si possono realizzare senza una collaborazione per un obiettivo comune: abbiamo sempre operato come la tessera di un puzzle”. Nel dare la benedizione, il vescovo Adriano Cevolotto ha sottolineato: “È bello associare quest’attività a un’ottica di trasformazione che non è solo dei prodotti ma anche delle persone. Che la trasformazione di un prodotto della terra, che diventa cibo e nutrimento, possa nutrire anche la vostra vita e la città”.

Inaugurazione del laboratorio alimentare in carcere
Fabrizio Ramacci

“A pieno regime il laboratorio darà lavoro a 8 persone. La nuova macchina, altamente tecnologica, – ha proseguito – in un’unica soluzione crea il prodotto e lo mette sottovuoto. Ma anche il resto del laboratorio è dotato delle migliori attrezzature. Noi ce la mettiamo tutta per contribuire al percorso di crescita delle persone, poi ogni scelta è individuale. Arriviamo quest’anno a 14 persone occupate nel progetto Ex Novo, fuori e dentro il carcere”. La nuova attività lavorativa all’interno delle mura del carcere nasce sulla scorta delle precedenti esperienze condotte dalla cooperativa “L’Orto Botanico” presente a Le Novate dal 2018, quando ha attivato un laboratorio per la produzione di miele che occupa un locale al piano terra della “palazzina semiliberi”, impegnando detenuti ammessi al beneficio “intramurario”. L’attività di collaborazione con la direzione del carcere ha avuto notevole espansione nel 2019 con la produzione di fragole, in serra e in campo: è nato così il Progetto Ex-Novo che, con la supervisione dell’Università Cattolica, punta, ora come allora, ad una produzione sostenibile non solo sul piano ecologico ma anche sociale, attraverso l’impiego lavorativo di detenuti.

Inaugurazione del laboratorio alimentare in carcere
Le autorità all’inaugurazione

Ulteriore sviluppo del Progetto Ex-Novo è dato dalla produzione di ortaggi e di frutti di bosco, la cui vendita avviene in un chiosco, sito negli spazi antistanti il Block House, ad opera di un detenuto assunto dalla cooperativa, oltreché attraverso una rete commerciale dalla stessa curata. Parallelamente ha preso corpo l’idea di rendere possibile in carcere, sempre con il lavoro dei detenuti, la trasformazione delle produzioni ortofrutticole grazie alla collaborazione tra la Direzione, la cooperativa L’Orto Botanico, la Scuola Edile e l’Enaip di Piacenza, senza tralasciare l’importanza del contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e dei privati. Così nell’ambito del Polo “Le Novate al Lavoro” – spazio intramurario dedicato alle lavorazioni – è stato realizzato, grazie all’attività di formazione professionale condotto dalla Scuola Edile in favore di un gruppo di detenuti, un laboratorio di trasformazione agroalimentare.

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