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Il Rotary Piacenza ospita il soprano Mameli e saluta l’ingresso di un nuovo socio

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Continua, con un crescendo di appuntamenti significativi, questo secondo semestre dell’anno rotariano targato Rotary Piacenza. Dopo il vertice con Prefetto, Questore e Comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e l’interclub con il Rotaract Piacenza – il primo a memoria rotariana –il club guidato dal presidente Luigi Swich ha avuto l’onore di festeggiare, tra una tappa e l’altra dei suoi impegni internazionali, il soprano Roberta Mameli: una piacentina nello star system dell’opera barocca. Benché nata a Roma, Roberta Mameli può infatti considerarsi piacentina di adozione: diplomata in canto e violino al Conservatorio di Musica «Giuseppe Nicolini», non pochi la ricordano giovanissimo soprano solista del Coro Farnesiano. Dopo il perfezionamento con artisti come Bernadette Manca di Nissa, Claudio Desderi ed Enzo Dara, è entrata nel circuito internazionale della vocalità barocca e classica esibendosi in prestigiosi teatri e sale da concerto (dal Wiener Konzerthaus al Concertgebouw di Amsterdam, dal Bayerische Staatsoper di Monaco allo Staatsoper Unter den Linden di Berlino) e con celebri direttori d’orchestra come Jeffrey Tate, Jordi Savall, Ottavio Dantone, Ton Koopman e i compianti Claudio Abbado, Alan Curtis e Christopher Hogwood. Molto richiesta per il repertorio di musica barocca, collabora con diversi ensemble su strumenti d’epoca fra i quali Akademie für Alte Musik Berlin, Complesso Barocco, Accademia Bizantina, Le Concert des Nations, La Venexiana, Modo Antiquo, Europa Galante, I Barocchisti, Il Pomo d’Oro, Collegium 1704.

Conviviale Rotary Piacenza

Nel corso della conviviale, ben orchestrata dal presidente Luigi Swich, la signora Mameli ha scelto di farsi ascoltare in cinque brani del suo repertorio riprodotti in altrettanti documenti audio/video: uno di Alessandro Scarlatti («Per abbattere il mio core», da Telemaco, Roma 1718); tre di George Frideric Handel («Verso già l’alma col sangue» da Aci, Galatea e Polifemo HWV 72, Napoli 1708; «Se giunge un dispetto», da Agrippina HWV 6, Venezia 1709;  la celeberrima aria «Lascia ch’io pianga» da Rinaldo HWV 7, Londra 1711) e infine il virtuosistico «Laudamus te» dalla Messa in do minore K 427 (Salisburgo 1783) di Wolfgang Amadeus Mozart. Diversi, tra soci e ospiti, hanno così potuto ammirare, in un significativo silenzio generale interrotto solo dai ripetuti e fitti applausi, le doti peculiari di quest’artista di prima grandezza: voce limpida e chiara, estrema agilità nei passaggi veloci (il Telemaco di Scarlatti, l’Agrippina handeliana) coniugata ad altrettanta espressività – calibratissime e sapientemente dosate le sue messe di voce – nelle arie patetiche (l’aria di Aci e il mirabile «Lascia ch’io pianga») nelle quali Roberta Mameli scolpisce a tutto tondo il personaggio, interpretato con uno scavo psicologico e una presenza scenica che della cantante e dell’attrice fanno un tutt’uno, in un connubio non comune capace di generare alta tensione emotiva. Nel «Laudamus te» mozartiano, rivelatore anche della notevole estensione vocale dell’artista (soprano e mezzosoprano a un tempo), in un climax di emozione si aveva quasi l’illusione di trovarsi di fronte a Constanze Weber rediviva, moglie del salisburghese e prima interprete di questa pagina qui mirabilmente diretta da Ton Koopman.

Nella seconda parte della serata ha fatto ingresso nel Club il dottore Ubertino Landi di Chiavenna, che il presidente Swich ha spillato con soddisfazione non solo perché si tratta del quarto nuovo socio dell’anno rotariano, ma anche, e soprattutto, perché, accogliendo nel proprio seno il primogenito di una delle più antiche famiglie piacentine che tanto hanno dato alla nostra città, questo Club quasi centenario conferma l’attenzione per la storia e la coesione identitaria di Piacenza.

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