La Resistenza senza retorica del partigiano Abele a scuola: la proiezione del “corto” al Colombini

Una piccola storia di Resistenza sulle nostre montagne, immersa nella storia più grande del dramma della Seconda Guerra Mondiale e del riscatto dell’Italia uscita dal fascismo. Il cortometraggio “Una bella giornata” con la vicenda umana del Partigiano Abele, alias Renato Cravedi, è stato presentato per la prima volta agli studenti di una scuola superiore di Piacenza. Gli autori, Gianni Cravedi e Mauro Ferri, hanno fatto visita a due classi quinte del liceo “Colombini” per illustrare il loro lavoro di raccolta per immagini e parole dei fatti accaduti ormai 80 anni fa. Il corto “Una bella giornata” realizzato da Officine Gutenberg e Cravedi Produzione Immagini condensa infatti in venti minuti il ritorno di Abele ai luoghi che lo videro combattente: prima per affrontare l’apprendistato da partigiano in alta Val Nure, tra Groppallo e Pradovera, poi nello sbandamento invernale in Val Perino, e infine come componente di una “squadra volante” in Val Trebbia e Val Luretta, fino alla partecipazione diretta nella battaglia del Monticello, quella del 16 aprile del 1945, la più importante della nostra guerra di Liberazione.

Grazie al supporto del vicepreside Massimo Trespidi, il film è stato proiettato in due classi quinte dell’indirizzo di scienze applicate e scienze umane. Ne è seguito un confronto serrato con studenti e studentesse, che stanno per affrontare nel programma curricolare quella fase storica cruciale. “Abbiamo voluto realizzare questo film – hanno specificato gli autori – per raccogliere almeno un pezzo dell’eredità che ci hanno lasciato persone come il partigiano Abele, senza lasciare che questa si perda nell’oblio. I testimoni diretti di quelle vicende sono ormai quasi tutti scomparsi e ci siamo posti il tema di consegnare il passato a chi avrà il compito di costruire il futuro”.

partigiano Abele liceo Colombini

La Resistenza che viene narrata dalle parole di Renato Cravedi, soltanto diciottenne nel ’44, non ha nulla di eroico, vive in una dimensione umana e sincera: le difficoltà nell’imparare l’uso delle armi, il rapporto con la popolazione, la disperazione dello sbandamento invernale braccato dal rastrellamento nazista, la durezza della battaglia con la morte degli amici, la liberazione di Piacenza e la solenne promessa di non impugnare mai più un’arma dopo la fine della guerra. Per questo riesce Abele ad avvicinarsi alla sensibilità dei più giovani secondo l’auspicio degli autori del cortometraggio, che hanno risposto agli interrogativi posti dagli studenti. Eccone alcuni: “Perchè il valore della Resistenza prima ancora che militare è di natura civile e politica? Come viveva un giovane costretto a fare la guerra in quegli anni? Quanto era grande il pericolo delle spie tra le fila dei combattenti? Come sono riusciti i giovani che hanno combattuto a tornare alla vita normale dopo la fine del conflitto?” E al termine dell’incontro un caloroso consiglio di lettura per gli studenti che si apprestano ad affrontare la maturità: il libro “Banditi” di Pietro Chiodi (Einaudi editore), professore di filosofia di Beppe Fenoglio e partigiano, e dopo la guerra filosofo esperto conoscitore di Heidegger.

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