So long, Betty Blue. La musica piacentina dice addio a Luigi Milani

La musica piacentina dice addio a Luigi ‘Betty Blue’ Milani, uno dei suoi artisti più carismatici e amati. Figlio di quella Valtidone che è stata culla della cultura alternativa, ha intrecciato il suo percorso con numerosi musicisti della scena locale e nazionale a partire dagli anni Ottanta. Il ricordo che emerge, da tutti, è quella di un uomo generoso di sé, pronto a mettere a disposizione competenza, passione e strumenti nel nome di una passione condivisa per la musica. Un amore espresso a tutto tondo, sia sul palco come musicista e cantante, così come fonico e service audio e nell’aprire la propria casa, tra le curve della 412, a Castelnovo Valtidone. Un luogo che consentiva, a ragazzi di provincia, di respirare un’aria internazionale, con i poster di Jim Morrison appesi alle pareti, musica da ascoltare e da suonare insieme, con gli strumenti sempre a disposizione e sognare di essere in un loft a New York.

“Il mio ricordo di Luigi si perde nella notte dei tempi – racconta il dj e ideatore del Festival Beat Gianni Fuso Nerini -: ci siamo incontrati alla fine degli anni Ottanta, quando aveva già iniziato a esibirsi. Si andava per concerti e per noi ragazzi quelli più grandi sembravano degli idoli: proprio per questo l’ho sempre chiamato maestro”. “Aveva una passione enorme per la musica e si metteva a disposizione con grande generosità: mi legano a lui tanti ricordi del Kelly’s e Madly di Castelnuovo, dove ha dato una mano come fonico. Non mi ha mai detto di no, perché per la musica lui c’era sempre – continua –. Ha avuto problemi di salute per diversi anni, che si erano ripresentati di recente, ma questo non ha mai compromesso la sua vitalità, che era incredibile. Non riusciva mai a stare fermo. Erano qualità che gli riconoscevano anche i suoi studenti: Luigi era laureato in ingegneria e insegnava al Polo Volta di Borgonovo. I ragazzi erano innamorati di lui, del prof con i pantaloni di pelle e gli stivali. Un’aria da rocker che non faceva venire meno però la pretesa dell’impegno e dello studio: era molto esigente”.

Il percorso musicale di Luigi Milani si è più volte intrecciato, negli anni, con quello di Rita Oberti e Antonio Bacciocchi. Hanno suonato insieme in diverse formazioni, dai Not Moving, ai Timepills, con Renzo Bassi, e ancora nei Lilith and the Sinnersaints. “Ancora non mi sembra vero – dice Rita Oberti -. E’ stato malato per tanti anni e nonostante questo ha continuato a suonare. Pensavo lo avrebbe fatto per sempre. Ci siamo conosciuti a metà degli anni Ottanta, durante un’esibizione dei Not Moving al Pluto, così si chiamava il locale di Piacenza che adesso è conosciuto con il nome di Chez Art. Sai, in quegli anni, quando ti incontravi ti riconoscevi tra gli tutti gli altri: io lavoravo lì come cameriera e Luigi ci ha proposto di andare a provare a casa sua, a Castelnuovo. Ci ha salvato la vita: ha suonato il basso in un disco con noi ed è poi venuto in tournée. Poi abbiamo suonato insieme ancora, negli anni duemila, con i Lilith and the Sinnersaints, ed è stato di testimone di nozze mio e di Antonio. E’ veramente doloroso doverlo salutare, per me era come un fratello: eravamo nati a mese di distanza e lo rendeva molto orgoglioso il condividere il compleanno, l’8 dicembre, con Jim Morrison”.

“Luigi era un ottimo musicista, un eccellente compositore, aveva una bellissima voce con toni che rimandavano a Lou Reed e Iggy Pop – sottolinea Antonio Bacciocchi -. Con noi ha suonato sia chitarra che basso ed è un peccato che non sia riuscito a realizzare un suo disco da solista. Era veramente un grandissimo performer dal vivo, con una grande carica e carisma, molto influenzato dal blues e dal rock sotterraneo. Caratteristiche che esprimeva bene anche nei suoi progetti musicali in cui proponeva cover, sempre molto curate e di un certo tipo, senza seguire mode e facili tendenze. E’ stato bello essere fatto parte di movimento culturale alternativo, tra gli anni Settanta e Ottanta. Siamo orgogliosi di aver seminato questa cultura che tanti giovani hanno portato avanti, un po’ anche grazie a noi”.

“La soffitta di casa sua a Castelnovo sembrava un loft di New York – ricorda Marco Tacconi, dj e musicista -. Per noi era una specie di paradiso. Aveva poster affissi alle pareti, strumenti musicali ovunque. Viveva in simbiosi con la sua chitarra, che portava sempre con se’ insieme a un piccolo amplificatore Fender a pile. Ci trovavamo da lui, per ascoltare e fare musica, anche se i nostri interessi musicali erano diversi. Luigi aveva un’anima più rock, io preferivo all’epoca la new wave anni Ottanta. Lo ricordo poi sul palco, con le tante formazioni con cui ha suonato, come i Dirty Lovers. E se mi vedeva tra il pubblico, mi faceva salire per cantare Rebel Rebel di David Bowie perché sapeva che mi piaceva. Viveva per il palcoscenico e questo aneddoto spiega bene com’era Luigi: è stato malato per tanti anni e a un certo punto le terapie, alle quali si è sempre sottoposto, gli avevano causato lesioni alle mani. Ed era questa la cosa che faceva più arrabbiare, perché non riusciva a suonare la chitarra. Ma nonostante questo non aveva rinunciato al concerto che aveva in programma, e aveva cantato ugualmente. E’ il ricordo di questa sua vitalità quello che porterò con me: sono sicuro che non avrà rimpianti perché ha vissuto al massimo, starà bene ovunque sarà”.

“Voglio ricordare Luigi con Lust for Life di Iggy Pop che lui amava tanto – dice Danilo Filios -. Nulla accade per caso: eravamo tanti ragazzi, io, Luigi, Marco Tacconi, tutti nati a pochi chilometri di distanza. Spiriti simili che si sono incontrati, con quel meccanismo di affinità elettive di cui parla Goethe. Parlare dei nostri gusti musicali era un riconoscersi, l’essere parte di quella che era ed è la nostra famiglia. A Luigi avevo regalato un libro dedicato a Iggy Pop e lui lo aveva divorato. Eravamo andati ad assistere a un suo concerto e sapevo che Iggy invitava sempre qualcuno sul palco a ballare. Era un’esperienza che avevo fatto e così ho lasciato che questa volta fosse Luigi a viverla. Mi ha guardato come se gli avessi fatto il regalo più grande del mondo”.

Commosso anche il ricordo di Renzo Bassi, che con Luigi ha condiviso l’esperienza dei Timepills. “Eravamo ragazzi della Valtidone e casa sua è stata la sala prove di tutti i gruppi della zona – dice -. Era sempre aperta, con gli strumenti a disposizione. E ricordo anche la mamma di Luigi, una signora formidabile”.

“Quale altra gocciolina posso mai aggiungere alle altre mille goccioline di belle parole che sono piovute sul caro Betty Blue, rispetto alle tantissime persone che inevitabilmente gli hanno voluto bene? – scrive Alberto Callegari dello studio di registrazione Elfo Studio -. Custodisco ancora le registrazioni che abbiamo fatto nel salotto dei miei genitori all’inizio di quella che sarebbe divenuta poi l’avventura dell’Elfo Studio. Luigi è stato tra i primi a darmi fiducia, ad essere costruttivamente esigente senza pressioni, senza la fretta del tempo che passa. Negli anni abbiamo registrato più volte la stessa canzone (guarda caso dal titolo “So Long”) e forse non è nemmeno mai stata pubblicata. Non tanto per una ricerca di perfezione ma, forse lo capisco solo ora, per la consapevolezza inconscia che il tempo in fondo non esiste e che arrivare alla fine di un viaggio non è la meta. Grazie alla multidimensionalità della musica viaggeremo per sempre nel gusto dell’esperienza del momento, anche in altri e diversi tempi e in altri e diversi spazi. So Long Betty Blue”.

I funerali di Luigi Milani si terranno domani, alle 10 del 9 febbraio, nella chiesa di Campremoldo Sopra (Gragnano Trebbiense).

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