Le Rubriche di PiacenzaSera - Le Recensioni CJ

Televoti, giurie e canzoni così così, la vittoria a Sanremo è ancora aperta IL PAGELLONE

Sanremo ‘monstre’ quello dell’edizione 2024, con trenta concorrenti in gara, esibizioni fino a notte fonda, il rompicapo del televoto e delle giurie, i Santi Francesi che girano il loro video sulla Pietra Perduca e Russell Crowe dopo l’Ariston in arrivo a Piacenza all’estate del Farnese. In tutto questo casino poteva mancare il pagellone di Giovanni Battista Menzani? La risposta è retorica, e comunque vi racconta perchè la gara è ancora del tutto aperta.

Ecco il PAGELLONE

RICCHI E POVERI s.v.
I due reduci mettono tenerezza, non ce la sentiamo di affondare il colpo…

IL VOLO 3
Fuori luogo e fuori tempo: dalla loro vittoria con “Grande amore” sono passati soltanto 9 anni, ma sembrano secoli.

NEK e RENGA 4
“Rek e Nenga” la buttano sul pallone, come fossero al bar. Forse per far dimenticare tutto il resto.

IL TRE 4.5
“Le tue pupille sembrano pallottole”. Ahimé, non si può davvero partire peggio. Anche la melodia non è originale. Peccato, sembra un bel tipo.

MR. RAIN 4.5
La cattiveria di Colapesce: “Ha detto che scrive solo quando piove, potrebbe venire ad abitare in Sicilia, così non scrive più”.

LA SAD e BNKR44 5
Sono così poco punk.

FRED DE PALMA 5
Confuso.

MANINNI 5
Impalpabile. È uno dei più classici, ed è uno dei più giovani: qualcosa non va.

THE KOLORS 5
D’accordo su tutto: “Un ragazzo, una ragazza” è l’ennesimo tormentone, spaccherà su Tik Tok, ecc. Vero. Però è brutta, e nella strofa assomiglia davvero troppo a Silvestri.

SANGIOVANNI 5
Non capiamo nessuna parola, anzi no, “coglione” si capisce. Brano poco appariscente e anche un po’ sciapo. Sangiovanni si autocelebra nella serata cover, e non se ne capisce il motivo.

ANNALISA 5
E se alla fine la montagna avesse partorito un topolino? Era la superfavorita, è bella e brava, non ci sono dubbi, ma “Sinceramente” – a essere proprio sinceri – non è questa canzone irresistibile. Meglio con gli Eurythmics.

ALESSANDRA AMOROSO 5.5
La canzone è elegante e ben scritta, e si inserisce alla perfezione nella tradizione della manifestazione. Solo che siamo nel 2024.

CLARA 5.5
Un bel boppone, scrivono sul web. Sarà. È uno dei pezzi clone di “Cenere”, ma è destinato ad avere minor fortuna.

IRAMA 5/6
Irama è un autentico mistero, tutti noi non conosciamo nessuno a cui piace davvero (a noi sembra sempre troppo esagerato, troppo carico, troppo “troppo”), però arriva sempre sul podio. E anche quest’anno se la gioca.

DARGEN D’AMICO 5/6
Stravince al Fantasanremo, col suo trash surreale e un po’ spaccone. Al netto degli orsacchiotti appesi un po’ ovunque e della cassa dritta tamarra da luna park, il suo appello (“Il silenzio è corresponsabilità”) nel corso della prima serata colpisce nel segno. #cessateilfuoco
(E la canzone? Be’, la canzone non è “Dove si balla”. Non benissimo nemmeno con la cover, Morricone dov’era?).

ALFA 6
L’unico pezzo folk del lotto, non ci è sembrato così male. Ma… accuse di plagio anche per lui: “Vai” pare assomigli un po’ troppo a “Run” dei One Republic. Si diverte con il prof. Vecchioni. “Uh uh”.

FIORELLA MANNOIA 6.5
Un po’ De André (“Sono la pecora sono la vacca”), un po’ Capossela, ritmo latino e la solita classe.

NEGRAMARO 6.5
Vedi alla voce “manierismo” (o barocco?). Ma anche tanto mestiere e tanto Battisti, che cosa gli vuoi dire.

EMMA 6/7
Si accoda alla tendenza generale dei pezzi radiofonici con una base smaccatamente dance, e lo fa con grinta, passione, mestiere. Si diverte con Bresh con un medley di Ferro.

GEOLIER 7-
Doveva essere il Festival delle donne, e invece…
Ha già vinto? No, non ancora.
Anzi… nella quarta serata, quella delle cover, si è approfittato – insieme a Gue, Luché e D’Alessio – del meccanismo di voto: la giuria della sala stampa e quella delle radio ha potuto scegliere tra trenta artisti, e ha dunque non ha votato solo Mango, ma distribuito presumibilmente i voti sugli ottimi Ghali, Alfa, Santi Francesi, Annalisa, Big Mama, Mahmood. In finale sarà un’altra storia: tutto azzerato e nuovo voto su soltanto cinque artisti: ed ecco che la potenza del televoto di Geolier – peraltro in queste ore si sta organizzando la controffensiva – sarà annacquata dalla possibilità che le altre due giurie vadano in massa su Mango (o Mahmood; dipenderà da chi ci arriverà).
PS1: c’è chi chiede i sottotitoli, ma “I p’ me, tu p’ te” è più comprensibile di altri pezzi, vedi Sangio.
PS2: c’è chi dice che lo votano solo a Napoli. Non è affatto vero, ai più giovani è piaciuto ovunque. Geolier è l’artista italiano più venduto del 2023.

SANTI FRANCESI 7
La loro canzone ci mette un po’ a salire, ma è assolutamente sopra la media (non altissima quest’anno, va detto). Con Cohen – con Skin – rischiano ma se la cavano bene.

GAZZELLE 7
Il “terzo fratello Gallagher” è uno dei reduci della gloriosa stagione dell’indie triste, e arriva a Sanremo per non tradire la sua storia. “Lo so che sei stanca/lo sono anch’io/sembriamo due panda” vincerebbe a mani basse il premio per la metafora più immaginifica del Festival. A pensarci bene, dovrebbero proprio istituirlo. (A noi piace anche il finale: “Vorrei guardare il soffitto con te/Stesi sul letto col raffreddore/Chiudere gli occhi e vedere com’è”.

DIODATO 7
La sua mise (improponibile) della prima serata suscita ilarità: viene paragonato a un chierichetto, a un paggetto, a un Playmobil. La sua è una canzone forse d’altri tempi (contiene addirittura un congiuntivo!), ma pur sempre intensa e ben cantata.

LOREDANA BERTE’ 7
Uno dei pezzi più rock del Festival, con un intro che pare rubato ad “Achtung Baby”; ma è un rock elementare, forse troppo.

ROSE VILLAIN 7
Una delle sorprese del 2024. Il pezzo è ben costruito e Bum bum bum! Ti entra nella testa. Una di quelle che sentiremo più.

GHALI 7+
“Ma, come fate a dire che qui è tutto normale/Per tracciare un confine/Con linee immaginarie bombardate un ospedale/Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane/Non c’è mai pace”.

BIG MAMA 7.5
Ci ha emozionato, nonostante un brano non irresistibile. L’outfit componibile di mercoledì ce lo ricorderemo a lungo.

ANGELINA MANGO 8
Uno dei testi più belli e notevoli, intanto; un po’ di merito potrebbe essere di Madame (“Una corona di spine/saràil dresscode della mia festa”). La figlia d’arte è davvero incatevole, e lo dimostra con “La rondine” di papà Mango.
Alla fine vincerà lei, è questo (nonostante venerdì) il nostro pronostico.

MAHMOOD 9
Ma noi si tifa(va) per il triplete (molto difficile). Strofe elegantissime, un’interpretazione più misurata del solito, ritornello arabeggiante, un testo – uno spaccato di vita in un quartiere della periferia milanese, tra razzismo e bullismo: “Racconta il modo in cui mi sono fortificato negli anni” – tra i migliori in assoluto. E poi, l’omaggio a Dalla con una delle sue più belle e profonde sue canzoni.

Giovanni Battista Menzani

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