Ecco le aziende più performanti: undici piacentine tra le mille “Champions”

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Anche undici aziende piacentine tra le mille “Champions” che il Centro Studi ItalyPost seleziona ogni anno con L’Economia del Corriere. E’ stata pubblicata l’indagine sulle piccole e medie imprese italiane che hanno meglio performato: imprese cresciute nel ‘22 del 19,5% in fatturato e del 16,7% nella marginalità. Le emiliane spiccano per dimensione e tasso di crescita annua, ma le venete dopo il Covid tornano a crescere in maniera significativa. In termini di numeri assoluti è invece la Lombardia a trainare. Ogni anno il Centro Studi di ItalyPost studia i bilanci di alcune migliaia di aziende tra i 20 e i 500 milioni di fatturato annuo al fine di determinare, sulla base di una serie di parametri quantitativi – dall’utile fino al CAGR, passando per l’Ebitda medio degli ultimi tre esercizi, il rapporto pfn/Ebitda medio degli ultimi tre anni, l’Ebit – quali sono tra queste le aziende che hanno meglio performato negli ultimi sei anni. La scelta di questo lasso temporale deriva dalla necessità di evitare giudizi legati a fattori contingenti, in particolare per quelli degli ultimi anni.

Undici, come si diceva, le imprese “Champions” del piacentino: Absolute Spa, Castagna Univel Spa, CDS Lavorazione Materie Plastiche Srl, E.P.M. Srl, Groppalli Srl, Industria Cementi Giovanni Rossi Spa, Italtherm Spa, Lafer Spa, Lattegra Industria Casearia Spa, MAE Spa, Thelema Holding Srl. Guardando alle altre province dell’Emilia Romagna, è Reggio Emilia con 27 aziende a guidare la classifica, tallonata da Bologna con 26 e Modena con 25; seguono Parma con 19, Forlì/Cesena con 12, Piacenza con 11, Rimini con 10, Ravenna con 4 e Ferrara con 2.

Pur condividendo le ottime performance che di diritto le fanno entrare in classifica – emerge dalla ricerca -, gli andamenti delle imprese sono in realtà differenziati in base ai territori di appartenenza, e permettono così – mettendoli sotto la lente – di cogliere le caratteristiche delle nostre regioni industriali della cosiddetta area Lover (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), i loro punti di forza e le eventuali debolezze. La Lombardia, ad esempio, può reclamare il maggior numero di imprese Champions fra le sue province, ma è un dato che non stupisce, e che va peraltro calibrato rispetto al fatto che la regione ha il doppio di abitanti del Veneto e dell’Emilia-Romagna. Conta 335 imprese d’eccellenza, riporta però un fatturato medio che si ferma a 111,3 milioni di euro, mentre le 136 imprese emiliane le scalzano arrivando a 121,8 milioni di euro in media, sorpassando anche le 188 imprese venete che si fermano a 92,6 milioni. Dunque, come osserviamo da qualche anno, l’Emilia si conferma campionessa per dimensioni medie delle imprese, così come per crescita media annua dal 2016 al 2022: porta a casa un 14,3% rispetto al 13,7% della Lombardia e al 13,5% del Veneto.

Attenzione però alla rimonta del Veneto post-Covid che potrebbe nei prossimi anni scuotere nuovamente gli equilibri. Se limitiamo lo sguardo infatti al periodo che va dal 2020 al 2022, notiamo che la regione accelera notevolmente dimostrando una grande abilità di ripresa dopo le difficoltà della pandemia, probabilmente anche grazie alle dimensioni ridotte delle sue imprese dunque più flessibili. Porta a casa un 25,6% di crescita media annua in questi tre anni, rispetto al 24,4% della Lombardia e al 23,7% dell’Emilia-Romagna. La redditività delle imprese è invece pressocché la stessa in tutte le regioni considerate, e viaggia attorno al 19%, circa di un punto percentuale più bassa rispetto a quella dello scorso anno (è sempre un calcolo medio sui sei anni presi in considerazione dalla ricerca). In sintesi, nell’arco dei sei anni “fotografati” dalla ricerca l’Emilia si conferma il nuovo modello di crescita, grazie a imprese che anche di fronte ai repentini cambi di scenario degli ultimi anni non solo hanno tenuto, ma si sono dimostrate in grado di realizzare uno sprint superiore a tutte le altre. Guai però a pensare che un risultato come questo sia “per sempre”. Anzi, i dati del post Covid del Veneto, appunto, mostrano un’accelerata che l’Emilia non è stata in grado di mettere in atto, e potrebbero indicare una revisione dei rapporti all’interno del nuovo triangolo industriale.

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