Nel segno del partigiano Antonio Carini (Orso): da Piacenza a Forlì con lo Spi e l’Anpi

Nel segno del comandante partigiano Antonio Carini (Orso) da Piacenza a Forlì con lo Spi e l’Anpi – “Un rito collettivo denso di significati”, Piacenza (Monticelli d’Ongina) e Forlì (Meldola) unite nel segno del partigiano “Orsi”, Antonio Carini. Una folta delegazione di piacentini nei giorni scorsi è stata ricevuta nella cittadina forlivese. Oltre sessanta piacentini a Meldola (Forlì-Cesena) con lo Spi Cgil di Piacenza e l’Anpi per tenere vivo il ricordo e l’esempio di Antonio Carini, comandante partigiano nato a Monticelli e morto a Meldola di cui ricorre l’ottantesimo anniversario della morte per mano dei fascisti.
Sabato 16 marzo una delegazione di pensionati e partigiani, con il segretario organizzativo dello spi Cgil Piacenza, Romano Braghieri e il referente Anpi Monticelli, Mario Miti, ha partecipato alle commemorazioni nel comune del forlivese, passata anche da un incontro con gli studenti al teatro Dragoni di Meldola.

CHI ERA ANTONIO CARINI – Comunista, Garibaldino in Spagna, confinato politico, membro del Comando Generale delle Brigate Garibaldi, torturato e ucciso dai fascisti, Medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Nasce a San Nazzaro D’Ongina, una frazione del piccolo paese di Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza. Di professione barcaiolo sul Po, sin da giovane aderisce al neonato Partito comunista. Dopo il servizio militare, per evitare la persecuzione da parte del regime fascista, nel 1924 emigra in Argentina, ove partecipa a diverse manifestazioni e scioperi, ponendosi in evidenza tanto da essere inserito nella lista delle persone da sorvegliare della polizia argentina, quale sovversivo e comunista.

Orso Antonio Carini commemorazione Meldola

Nel novembre 1936 si imbarca per l’Europa per partecipare come volontario nella guerra di Spagna. Approdato ad Anversa, transita per Parigi e poi, attraverso un valico nei pressi di Andorra, entra come clandestino in Spagna, arruolandosi nelle Brigate Internazionali ed entrando a far parte del Battaglione Garibaldi -costituito da italiani- con il grado di sergente. Tra il giugno 1937 e l’agosto 1938 viene ferito tre volte in combattimento. All’interno della Brigata Garibaldi assume incarichi di sempre maggiore rilievo, sino a diventare Commissario politico addetto all’intendenza dell’intera Brigata, in occasione della difesa di Barcellona nel gennaio del 1939. Nel frattempo, la sua presenza in Spagna è segnalata da fonti giornalistiche francesi, che il regime fascista utilizza per individuarlo e iscriverlo nella Rubrica di Frontiera. Con lo scioglimento delle Brigate Internazionali, nel mese di febbraio del 1939 si trasferisce in Francia, dove viene internato -in successione- nei campi di St. Cyprien, Gurs e Vernet, fino al 9 aprile 1941 allorché viene tradotto in Italia su sua richiesta. Interrogato, viene successivamente condannato al confino politico da scontare a Ventotene per 5 anni. Viene liberato nell’agosto del 1943 a seguito della caduta del regime fascista. Nell’agosto del 1943 Carini è già a Piacenza, per riorganizzarvi il Partito comunista.

A seguito dell’armistizio entra nella Resistenza con incarichi di alta rilevanza politica, diventando con Luigi Longo, Pietro Secchia, Gian Carlo Pajetta e Giorgio Amendola uno dei cinque membri del Comando generale delle Brigate Garibaldi. Assunto il nome di Orsi viene designato, dallo stesso Comando garibaldino, ad occuparsi dell’organizzazione delle formazioni partigiane (con il ruolo di ispettore) ed inviato nel gennaio 1944 in Romagna con lo scopo di coordinare la organizzazione della Resistenza nelle province di Ravenna e Forlì. Nel febbraio 1944 viene così costituito un Comitato militare con la partecipazione sua, di Ilario Tabarri (Mauri), Arrigo Boldrini (Bulow).

Orso Antonio Carini commemorazione Meldola

Il 9 marzo 1944, viene catturato da militi della Repubblica Sociale Italiana nei pressi di Teodorano di Meldola, e di lì tradotto a Rocca delle Caminate ove viene sottoposto, per quattro giorni, ad atroci torture per carpire preziose informazioni. Si legge nella motivazione della Medaglia d’Onore: “Affrontava con animo stoico e sereno le più atroci sevizie e torture, senza che mai nulla di benché minimamente compromettente potesse uscire dalle sue labbra”. Inferociti di fronte al suo coraggioso contegno, i fascisti legarono ad un’auto Carini, ridotto ormai in fin di vita, e lo trascinarono al Ponte dei Veneziani di Meldola, da dove lo buttarono nel Ronco, dopo averlo pugnalato e sfigurato a colpi di pietra. Un testimone ebbe a raccontare che, quando il corpo di Carini fu recuperato, il medico incaricato dell’autopsia, svenne per le condizioni del cadavere.

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