Azionisti e partigiani, storia di una Resistenza “lontana” dai partiti

Le “pallide tracce” del Partito d’Azione a Piacenza e il suo ruolo della lotta di Liberazione. Si è cimentato su questo tema di ricerca Luigi Montanari, studioso di storia e relatore del convegno promosso dall’Anpi in vista della celebrazione del 79esimo anniversario della Liberazione all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano sabato 13 aprile. Si tratta del primo approfondimento storico sulla componente politica azionista in provincia di Piacenza, rappresentata in particolare da un’elite di intellettuali e liberi professionisti: tra gli esponenti di spicco ci furono il professor Antonino la Rosa, poi diventato provveditore agli studi, l’avvocato Raffaele Cantù e il medico Aldo Clini.

Nel piacentino esponenti del Partito d’Azione hanno avuto un ruolo certamente rilevante nel movimento partigiano: costituivano infatti una delle quattro forze politiche presenti nel Cln e avevano responsabilità nei comandi delle formazioni combattenti. Tuttavia dopo la fine della guerra non ci fu la costruzione di un vero e proprio partito e anche durante il conflitto molti dei partigiani alla Divisione Giustizia e Libertà comandati da Fausto Cossu, carismatico ex carabiniere, non disponevano di una precisa affiliazione politica. Tanti combattenti erano diventati “azzurri” per motivazioni che trascendono la sfera politica, semplicemente perchè non si sentivano nè comunisti, nè socialisti, nè democristiani. E comunque – come sottolinea Montanari – “la presa politica dei partiti sulla nostra provincia è stata molto meno stringente nella formazione delle bande partigiane che in altre province e spesso l’arruolamento avveniva su base di conoscenze e di amicizie, di legami parentali, incidevano le vicende personali e di vita”.

Ne abbiamo parlato con Montanari che di recente ha raccolto il frutto delle sue ricerche storiche in un articolo pubblicato sulla rivista L’Urtiga (Il Partito d’Azione 1942-47 – Un bisticcio tra numeri e ideali), ovvero ciò che rimasto al setaccio dopo un approfondimenti su fatti che seguirono al 25 luglio del ’43. “Il Partito d’Azione a Piacenza arriva soltanto dopo il 25 luglio del ’43 – spiega Montanari – data della caduta del Duce, e si organizza intorno alla figura più significativa, l’avvocato allora procuratore legale Raffaele Cantù che dà avvio al percorso politico, mentre non ci sono tracce di gruppi organizzati prima di quella data. A dimostrazione di questa periodizzazione che segna l’avvio del nuovo movimento a Piacenza, pochi mesi prima, nella primavera del ’43, ci fu una retata politica del fascismo con alcuni arresti. Ma tra questi non c’erano esponenti dell’azionismo. Ritengo che anche in occasione della genesi del Partito d’Azione sia avvenuto un fatto ricorrente: a Piacenza c’è stato un riflesso da un fatto rilevante sulla scena nazionale, con la formazione di un gruppo locale subito dopo la caduta del fascismo. Fu Cantù il primo a prendere contatti con Milano attraverso il futuro senatore Boeri, futuro padre dell’archistar Stefano e dell’economista Tito”.

Un’altra peculiarità degli azionisti è la loro “lontananza” dal popolo: “A Piacenza gli esponenti del Partito d’Azione – rimarca – di fatto si conoscono tutti già da prima del conflitto, tramite legami di parentela o relazioni di lavoro e studio. Sono tutti appartenenti a ceti sociali elevati: erano per lo più studenti come Filippo Lalatta o il dottor Aldo Clini proveniente da Sarmato”. “Nell’agosto del ’45, quindi dopo la fine della guerra – ricorda Montanari – c’è stato l’unico congresso dei Cln comunali e ciascun esponente ha presentato le proprie memorie. Del Partito d’Azione si rileva che i nuclei più importanti erano insediati a Pianello, Borgonovo e Sarmato, centri che dal punti di vista geografico coincidono con i territori dove erano insediate le formazioni partigiane Giustizia e Libertà. Interessante in particolare è la storia del Cln di Pianello con Antonino La Rosa, azionista e futuro provveditore agli studi, professore e intellettuale, fondatore della scuola media di Pianello, a cui fa destinare i primi aiuti in arrivo da Piacenza subito dopo la fine del conflitto”.

Come è noto il comandante della Divisione Piacenza Fausto Cossu scelse di chiamare la sua formazione Giustizia e Libertà, ma non fu mai un’azionista, quanto un ex militare indipendente. Certamente ebbe contatti con il Partito d’Azione in particolare per ottenere una copertura politica nei suoi contrasti con le formazioni “Garibaldi” (comuniste). É probabile che il contatto di Cossu fosse inizialmente Mario Jacchia, un azionista doc, che stabilì i rapporti con Fausto da Bologna. Dobbiamo inquadrare quei fatti lungo la direttrice tra Milano e Bologna, Piacenza si è sempre collocata a metà tra questi due poli e verosimilmente Jacchia è colui che ha avuto i maggiori contatti con Fausto. Ma il comandante partigiano di GL ebbe rapporti anche con i referenti azionisti di Milano. Una scelta motivata dalla necessità di una copertura politica con la controparte dei garibaldini del pavese che interferivano con la sua area di influenza”.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.