“Da ebreo capisco le iniziative pro Palestina, i due popoli sono destinati a convivere”

“Il popolo israeliano e quello palestinese sono destinati a convivere, ma sono schiacciati da leadership che devono il proprio potere a una blasfema strumentalizzazione delle fedi religiose, a un’ossessione nazionalistica che è l’esatto contrario rispetto all’amore per la propria terra”. Così Gad Lerner dal palco di Piazza Cavalli a Piacenza, dove ha tenuto l’orazione ufficiale del 25 Aprile nel 79esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dall’oppressore nazifascista. Il giornalista, da ebreo nato in Medioriente (a Beirut, in Libano) e con componenti della famiglia ancora residenti in Israele, è convinto che in Palestina serva un accordo, un compromesso per una pacifica convivenza, piuttosto che una guerra che non fa altro che causare morti da una parte e dall’altra. E riconosce che Israele sia un paese in cui si sta riaffacciando una “tendenza autoritaria”.

Festa della Liberazione 2024
Gad Lerner

La celebrazione del 25 Aprile a Piacenza è stata accompagnata da bandiere della pace e striscioni con l’appello “Cessate il fuoco”. “Le guerre si sa come principiano ma non si sa mai come finiscono. Vedo un’esportazione di fanatismo che mi spaventa – ha detto Lerner -: in un fazzoletto di terra insanguinato (le guerre, ndr) hanno preso il sopravvento fra due popoli destinati a convivere, come il popolo ebraico-israeliano e quello palestinese, perché il loro destino è solo nella convivenza. Sono milioni di persone da una parte e dall’altra che o convivranno in un cimitero, in cui conteranno i loro morti, oppure si riconosceranno, come le parti più illuminate delle società civili già fanno. Ma sono schiacciate da leadership che devono il proprio potere a una blasfema strumentalizzazione delle fedi religiose e a una ossessione nazionalistica, che è l’esatto contrario dell’amore per la propria terra. Da ebreo nato in Medioriente dico che Israele è stata una salvezza per la mia famiglia e mi sono sentito gridare ‘ebreo’ come insulto, anche se non l’ho mai considerato tale. Così come non considero insulto la parola ‘sionista’ perché, ripeto, Israele è stata la mia salvezza. Ma proprio per questo capisco i ragazzi di tutto il mondo, la gioventù che sta dalla parte del popolo palestinese massacrato, vittima di crimini di guerra. Dire che Hamas è la resistenza, i partigiani, è come dire che gli italiani avrebbero per forza dovuto schierarsi con Mussolini o con Hitler perché erano italiani. E invece per fortuna c’è stato chi ha saputo distinguere e lavorare per la libertà, la democrazia, il pluralismo di cui godono anche quelli che non festeggiano il 25 Aprile”.

Anche in Ucraina, secondo Gad Lerner, è necessario un compromesso. “Ci siamo divisi sulla necessità o meno, in una prima fase, di fornire armi alla resistenza ucraina, per la quale io provo ammirazione. Ma possiamo davvero pensare che anche quella guerra finisca per supremazia militare di uno o dell’altro e senza un compromesso e senza un negoziato? Credo che nessuno, responsabilmente, possa pensarlo”. E infine ricorda il compromesso politico-culturale fatto in Italia per arrivare alla Costituzione. “È una lezione a cui dobbiamo guardare, ma non per ossessione verso la memoria. Non abbiamo lo ‘specchietto retrovisore’ che guarda al secolo scorso come qualcuno ci dice, prendendoci in giro. Ma è nel secolo nuovo che noi vediamo scricchiolare delle democrazie: è nel 2024 che abbiamo sentito dire a un candidato presidente degli Stati Uniti (Donald Trump, ndr) che se a novembre non vincerà lui ci sarà un bagno di sangue, e c’è già stato un assalto al Parlamento degli Stati Uniti quando lui non è stato rieletto. E la Turchia, la Polonia, l’Ungheria, Israele: non abbiamo visto tendenze autoritarie riaffacciarsi? È per questo che dico che la democrazia non è un regalo piovuto dal cielo. E pensate voi che l’Italia, il paese nel quale è stato inventato il fascismo, che è stato il modello per gli altri fascismi europei, nel quale una destra non è riuscita per decenni a dirsi antifascista e si è connessa a un sentimento di sintonia e ammirazione per quella fase storica che non è mai venuto meno, pensate davvero che siamo immuni e non ci conviene vigilare? Io penso il contrario, perciò vi invito a continuare, anche nella divisione necessaria che porta la festa nazionale del 25 Aprile”.

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