“Venti come noi”: nel libro di Kalamian le storie in prima persona dei giovani Resistenti

“Ciao, mi chiamo Carlo” e ti racconto la mia storia di partigiano. E’ una storia in prima persona, raccontata ai ragazzi in maniera informale, come se i narratori fossero ancora qui davanti a noi, nel presente. E fossero ancora quei ventenni, o poco più, che 80 anni fa scelsero di combattere contro il fascismo e l’invasore nazista. E’ l’idea che che ha guidato Leili Maria Kalamian nel realizzare “Venti come noi”, il nuovo libro stampato da Officine Gutenberg sulla Resistenza e pensato per gli alunni delle scuole. Un volume realizzato internamente dalla tipografia della cooperativa sociale, assemblato e rilegato dai lavoratori con disabilità, che raccoglie i ritratti di venti giovani partigiani per ascoltare le loro “incredibili storie”. Cesare Baio, Alberto Araldi, Carlo Molinari, Francesco Daveri e quelli che sono ancora vivi come Renato Cravedi e Rambalda Magnaschi: sono solo alcuni dei venti profili sulle pagine del libro, che si avvale delle illustrazioni degli studenti del liceo artistico “Cassinari” – che hanno reinterpretato i volti dei protagonisti e delle protagoniste (13 uomini e sette donne) -, delle mappe inclusive di Corinna Calatroni e della storia sintetica della resistenza piacentina redatta da Romano Repetti. Il libro viene presentato il 23 aprile alle 17 alla biblioteca Passerini Landi di Piacenza. 

Abbiamo chiesto all’autrice Leili Kalamian di raccontarci lo spirito del libro nell’intervista che segue.

Nei tuoi libri i accosti alla ‘grande’ storia attraverso narrazioni e biografie più piccole, qual è la storia che ti ha fatto innamorare della Resistenza e delle vicende Liberazione? La storia che mi ha fatto innamorare della Resistenza nel nostro territorio è stata senza dubbio quella del partigiano Francesco Daveri, che ho scoperto ormai 6 anni fa, imbattendomi in essa tra i ricordi di mio nonno, suo caro amico, le lettere e le fotografie che aveva conservato. Da lì ho iniziato viaggio lungo quattro anni di studio e di ricerca a proposito della sua figura, ma anche di tutto il contesto resistenziale piacentino. Sono partita da una storia molto vicina a me ed è stato questo a far scattare l’interesse che poi mi ha trascinato nella ricerca e nell’approfondimento storico fino a sentire la necessità di scrivere un romanzo storico, un mezzo che io sento molto adatto a far sentire viva la storia in un affresco per così dire “in tre dimensioni” della società di allora e del contesto che i nostri nonni hanno vissuto. Raccontando la vicenda di Daveri inevitabilmente ho attraversato altre vite, ho incontrato altri nomi, alcuni noti, altri quasi sconosciuti. Per questo, per rendere giustizia alla loro Memoria, ho scritto il romanzo storico “L’Avvocato di Dio” (adottato quest’anno da tante classi di Piacenza e provincia), che ha voluto essere non solo la celebrazione di quel grande eroe che fu Daveri, ma anche un’arca della Memoria della nostra città durante la guerra per la Liberazione. Per me questa è quella che intendo la missione dello scrittore e posso con gioia dire che quest’anno l’ho proprio dedicato a incontrare le classi, lavorare con loro, farli innamorare delle belle figure della nostra Resistenza. Il 23 aprile alle 17 nel salone monumentale della Biblioteca Passerini Landi presenteremo “Venti come noi” così come l’altro mio nuovo libro, “Il bambino e il soldato” e condivideremo i percorsi svolti e daremo spunti ai docenti anche per l’80 della Liberazione.

libro Kalamian

Raccontare ai ragazzi i partigiani più giovani senza mediazioni, attraverso la loro voce. Come è nata l’idea di “Venti come noi”? Come sono stati scelti i venti protagonisti? L’idea di “Venti come noi” è nata durante una chiacchierata con Mario Miti, presidente Anpi di Monticelli d’Ongina. Ad una presentazione del mio libro, lo scorso agosto, mi raccontava dei suoi bellissimi progetti per le scuole nella zona e mi è balenata l’idea di creare qualcosa che non c’era: scrivere un libro che fosse anche la base per un laboratorio di teatro, proprio per favorire il meccanismo dell’empatia, dell’immedesimazione. La scelta dei venti protagonisti è stata difficile e in questo mi sono confrontata col presidente ANPI Romano Repetti: ne abbiamo dovuto lasciare fuori diversi, ma si è cercato di pensare a coloro che al tempo non erano adulti, ma ragazzi esattamente come quelli che sarebbero stati i lettori del libro, e tra quei giovani ho scelto chi avesse storie più significative per ragazzi di oggi oppure con episodi della loro vita emblematici per avviare una riflessione profonda da parte dei nostri ragazzi. Ho voluto includere nei 20 anche storie di partigiani ancora viventi (Rambalda Magnaschi, Renato Cravedi e Giacomo Scaramuzza) e tre storie sconosciute che ho raccolto in questi anni, tra cui quella di Dino Morsia -amico di Gasparini- , Igino Sordi -esempio di gratitudine e amicizia- e Primino, un ragazzo disabile al seguito di Londei che sarebbe scomparso dalla memoria se non l’avessi scoperto leggendo il manoscritto del suo memoriale, condiviso dalla famiglia.

Qual è il segreto (se c’è) per raccontare e insegnare ai più giovani le vicende della nostra Liberazione, che ormai sono sempre più lontane e prive di testimoni? Io credo che il segreto per avvicinare i ragazzi ad una Storia ormai sentita lontana sia proprio far sentire viva la voce dei protagonisti, farli esplorare le emozioni di quelle storie, farli giocare ad entrare nei loro panni e sicuramente avere anche una parte attiva nello studio di quell’epoca, anche cominciando a guardarsi intorno e a chiedersi quali vite vere stiano dietro i nomi di certe vie e piazze della loro città e dei loro paesi. È importante anche che studino in parallelo la Storia che trovano sui libri e quella locale, perché è quella che tocca da più vicino la storia delle loro famiglie, le loro radici, il luogo in cui abitano e che possono imparare a guardare in modo diverso, più attento, più consapevole. Inter-esse vuol dire “sentirsi parte”: è questa la chiave del coinvolgimento che abbiamo voluto favorire. Ed è in questa direzione che la scelta delle illustrazioni è caduta sulle opere degli studenti della 2° G del Liceo Artistico “Cassinari”, che si sono impegnati tanto coi loro docenti proff. Croce e Schiavi anche per l’allestimento della mostra nella Biblioteca Passerini Landi che sarà visitabile durante la settimana del 25 aprile.

libro Kalamian

A scuola come si insegna la storia? E’ ancora una materia pesante e da imparare “a memoria” o la didattica si è rinnovata? La Storia si impara oggi con modalità didattiche antiche e nuove: si può passare dalle lezioni frontali a quelle interattive con video, lavori di gruppo, ricerche ed interviste,… Credo che abbiamo attuato un bel modo di fare Storia mescolando più metodi e soluzioni: i racconti in prima persona sono qualcosa di accattivante, ma credo che sia molto importante il fatto che il libro contenga la prima storia della nostra Resistenza ad uso delle scuole, raccontata in modo sintetico, chiaro e comprensibile da Romano Repetti. Ma penso che la novità più straordinaria sia la presenza di materiali inclusivi utilissimi per i ragazzi anche con difficoltà di apprendimento (ma non solo, in nome di una didattica universale, ovvero per tutti): le mappe mentali in cui la complessità dell’argomento viene visualizzata in modo molto chiaro e pratico, le cronologie e gli schemi in cui i ragazzi si trovano materiali utili per le loro interrogazioni e al contempo osservano cosa succedesse a livello locale, la mappa del nostro territorio con i luoghi legati a fatti importanti della nostra Resistenza. Questi materiali sono stati curati da una professionista che conosce bene la realtà delle classi, le difficoltà dei ragazzi ma anche dei docenti, ovvero la dottoressa Corinna Calatroni, titolare di Campus dei Talenti, centro di metodologie di studio attivo nelle scuole e a sostegno delle famiglie. Abbiamo voluto il libro in caratteri inclusivi e specificatamente indicati per la dislessia. Il libro, poi, si avvale anche della modalità ludica dei giochi enigmistici, di ruolo, di gruppo…perché come questo testo è stato scritto insieme, anche tutto il resto deve essere condiviso, perché è l’argomento della stessa Resistenza che lo richiede.
Abbiamo dedicato il libro a Pino Fumi, che è mancato proprio durante la stesura del libro e ad Anna, la bimba di Pietro, il grafico della casa editrice, nata proprio mentre “Venti come noi” veniva stampato, e ci è sembrato il simbolo di un passaggio di testimone, un auspicio perché queste pagine possano ispirare i ragazzi e renderli veramente dei “venti”, nel senso letterale che Giovanni Battista Menzani intese e volle quando gli proposi il titolo scritto, invece, in cifre. Ecco: noi speriamo che questi venti soffino forte e gonfino le vele verso un futuro che speriamo non riporti indietro a quegli scenari terribili vissuti dai nostri nonni. Diciamo che speriamo che questo libro sia un rimedio a questo pericolo, piccolo ma significativo.

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