Cri, Guidotti passa il testimone “Dieci anni intensi, il mio successore sappia ascoltare”

“Al mio successore auguro di non trovarsi mai nelle situazioni critiche che siamo stati chiamati ad affrontare negli ultimi anni”. Si congeda così Alessandro Guidotti, dopo un decennio alla guida del comitato della Croce Rossa Italiana di Piacenza. Il prossimo 19 maggio si andrà alle urne per eleggere il nuovo presidente che resterà in carica per il prossimo quadriennio. Sarà uno fra Cristian Zuffada e Giuseppe Colla, gli unici a presentare la candidatura. Alessandro Guidotti, figlio di Gianguido, che è stato sindaco di Piacenza dal 1998 al 2002, ha accettato per la prima volta di “reggere” il comitato piacentino nel 2014, dopo le dimissioni dell’allora presidente Renato Zurla. Due anni da commissario, poi due mandati quadriennali da presidente. Ora non può più ricandidarsi, glielo impedisce lo statuto che lui stesso, nell’ultima assemblea nazionale, ha votato per lasciare immutato perché è convinto che sia necessario “un ricambio di forze e di idee”. Cinquantasei anni, avvocato presso il Foro di Piacenza, Guidotti è stato anche arbitro di calcio fino all’Eccellenza e poi osservatore arbitrale, rinunciando a un certo punto a fare lo “scatto” nazionale a causa degli impegni familiari. Ma quella formazione e quell’esperienza, come lui stesso dichiara, gli hanno insegnato fin da giovanissimo (aveva quindici anni quando iniziò nel 1984) a prendere decisioni. Oggi, che di anni ne ha 55, continua a mettere a disposizione le proprie competenze nella sezione guidata da Domenico Gresia.

Com’era la Croce Rossa quando l’ha “presa” e come la “lascia” oggi?

Dopo le dimissioni di Renato Zurla, nel luglio 2014 il presidente regionale della Croce Rossa incontrò i coordinatori delle undici sedi piacentine. Serviva un commissario, fecero il mio nome e io accettai. Da poco la Croce Rossa Italiana stava vivendo un periodo di transizione: da ente pubblico era passato ad associazione di diritto privato, perdendo quasi tutti i dipendenti che erano rimasti nel pubblico. Ma quel cambiamento, a mio avviso, ha rappresentato un vantaggio per i soci della Croce Rossa, permettendoci di non essere più “ingessati” dalla struttura pubblica. A livello mondiale, prima del 2014, quella italiana era l’unica Croce Rossa ad essere un ente pubblico. Quando sono diventato commissario a Piacenza c’erano mille volontari e 14 dipendenti, e avevamo un parco mezzi abbastanza datato. Oggi i volontari sono circa 1.200, i dipendenti 65, è aumentato il numero di mezzi a disposizione e il parco ambulanze è stato rinnovato. I nostri mezzi percorrono circa un milione e 600mila chilometri all’anno.

Un bilancio di questi dieci anni?

Sono stati dieci anni intensi, ma molto stimolanti e belli. Quando divenni volontario, nel 1988, non avrei mai pensato di rappresentare la Croce Rossa nelle assemblee nazionali. Siamo stati chiamati ad affrontare situazioni molto critiche, dal Covid all’accoglienza dei profughi agfhani, dall’emergenza causata dalla guerra in Ucraina (abbiamo spedito oltre 100mila euro di farmaci) ai terremoti, fino alle alluvioni, da quella del 2015 a Piacenza alla più recente in Romagna: nel primo giorno di emergenza due nostre ambulanze erano già sul posto, in tutto sono stati cento i volontari arrivate da Piacenza per aiutare.

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