La proposta di sette sindaci “Un marchio per i vini della Val d’Arda”

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Un marchio per i vini che coinvolga tutti gli attori della vitivinicoltura di Valdarda, Val Chero, Val Chiavenna e Vall’Ongina con l’obiettivo di identificare la sempre più qualificata produzione di questo territorio e facilitarne la promozione anche in ambito extra provinciale. E’ la proposta di progetto lanciata dai sindaci dell’Unione dei Comuni Montani dell’Alta Valdarda (Castell’Arquato, Lugagnano, Morfasso e Vernasca), insieme ai colleghi dei Comuni di Carpaneto, Alseno e Gropparello. “In vino crescitas! L’asticella della qualità delle produzioni della Valdarda, ma anche delle confinanti Val d’Ongina, Val Chiavenna e Val Chero va alzandosi di anno in anno – spiega il giornalista Giorgio Lambri, ispiratore e promotore del progetto – lo riconoscono anche le guide specializzate che sempre più spesso includono nei loro prestigiosi riconoscimenti le bottiglie prodotte in questa porzione di territorio”.

Non solo i classici come il Vinsanto di Vigoleno o le produzioni di realtà medio grandi, ma anche le bottiglie di piccole cantine. Al tradizionale Monterosso, che nella sua allegra semplicità resta un vino bandiera di questa zona, si sono affiancate significative produzioni di Malvasia di Candia aromatica, Gutturnio, vini rossi, passiti, e bollicine con metodi classici di notevole pregio.  Sono vini dei Colli Piacentini, certo, ma anche – viene sottolineato – produzioni peculiari e perfettamente identificabili per mineralità e sapidità, ma anche per una complessità del tutto particolare conferita dal terroir. La Valdarda, inoltre, è il trait d’union geografico con Parma nella condivisione di quel vitigno autoctono che secondo tutti gli esperti può essere il veicolo di ulteriore crescita del comparto territoriale e cioè la Malvasia di Candia aromatica. Sono già in essere diversi progetti che riguardano questi vini, ad esempio Il Mito della Malvasia, che abbraccia tutto il percorso fatto da quest’uva dal Peloponneso fino all’Italia e a Piacenza in particolare. Oltre a ciò, uno degli elementi che anche in Valdarda incoraggia di più nello sperare in un futuro roseo per la viticoltura è il progressivo ricambio generazionale che sta portando molti giovani al timone di vecchie aziende di famiglia gestite nel passato con logiche agricole sagge ma che devono essere aggiornate. È proprio nel terroir un fondamentale elemento identificativo di questi vini che può essere raccontato attraverso un brand. Si tratta in un certo senso di “vini di mare sull’Appennino” poiché la presenza delle rocce del Piacenziano (non a caso chiamato così) è l’elemento distintivo che contribuisce alla qualità particolare delle bottiglie.

“Tutto questo – evidenziano i promotori dell’iniziativa – può diventare un formidabile storytelling (fossili, conchiglie, balene e delfini compresi) con il quale sostenere il nuovo brand che può però richiamarsi anche un altro importante valore aggiunto, cioè quello della storia, con Castellarquato, ma se vogliamo anche con Vigoleno, Veleia e Gropparello. Creare un brand vuol dire dare un elemento distintivo alla qualità di queste produzioni, qualcosa di facilmente riconoscibile anche attraverso un nome e un logo che diventi riconoscibile e riconosciuto come ad esempio sono storicamente Franciacorta, Roero, Chianti o, più vicino a noi, Oltrepo Pavese. Ma significa anche favorire l’aggregazione di queste cantine, sempre più spesso gestite da giovani che proseguono la tradizione di famiglia, implementandola però dal punto di vista della modernizzazione e della capacità di fare squadra”.

L’idea di base è quella di un concorso di idee, che coinvolga tutte le cantine del territorio e individui i “fondamentali” di questo brand e le caratteristiche che dovranno costituirlo, ma soprattutto le strategie di comunicazione per farlo conoscere fuori dai confini del nostro territorio. Lo step successivo potrebbe poi essere quello dell’aggregazione di aziende e cantine, sotto l’egida istituzionale dei Comuni di pertinenza e con il sostegno economico dei contributi che l’Europa e la Regione assegnano ai più interessanti progetti di valorizzazione territoriale e della tradizione. “La creazione di un brand può quindi diventare l’elemento aggregante per tutti, grandi e piccoli, con regole che si richiamino semplicemente alla territorialità e ovviamente alla genuinità dei vini”.

Ad illustrare il progetto dal punto di vista tecnico, nel corso di una conferenza stampa, è stato Giorgio Milani, fondatore e direttore creativo della società “VBM Comunicazione” (Gruppo Libertà) alla presenza di Marco Profumo, presidente del Consorzio dei Vini Doc dei Colli Piacentini e dei vignaioli del territorio.

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