Quasi 6mila firme per i referendum Cgil “Il nuovo ospedale sarà un mega appalto da sorvegliare”

Quattro domande per ridurre la precarietà e garantire più sicurezza negli appalti. Quattro proposte per smontare alcune delle leggi che hanno portato a un mondo del lavoro selvaggio, pieno di precarietà e troppo sbilanciato a favore delle imprese”. Sono quattro i quesiti referendari che la Cgil sottopone ai cittadini per cambiare il mondo del lavoro. Dall’abrogazione del Jobs Act alla reintroduzione dell’articolo 18 fino agli appalti e alla sicurezza sul lavoro: alla fine della campagna, il sindacato formalizzerà la proposta dei quattro referendum che, dopo la vidimazione delle firme da parte della Corte di Cassazione, chiameranno alle urne, nei seggi, tutti gli elettori italiani. L’obiettivo, a livello nazionale, è quasi raggiunto: le 500mila firme sono state superate la scorsa settimana (oggi sono circa 582mila), ma la Cgil punta a incrementarle per assicurarsi, dopo l’eventuale “taglio” da parte della Corte di Cassazione delle firme non regolari, di rispettare il requisito minimo per la proposta di referendum. A Piacenza, dal 25 aprile, sono già 5mila e 600 le firme raccolte. Si può ancora votare fino al 10 luglio ai banchetti della Cgil sparsi per la provincia oppure online, sul sito cgil.it/referendum, autenticandosi tramite Spid o Cie. Abbiamo chiesto al segretario generale provinciale della Cgil Ivo Bussacchini alcuni approfondimenti sui contenuti dei referendum.

Ci sono quattro quesiti referendari con un obiettivo comune: cambiare le norme che hanno impoverito il lavoro e hanno reso i lavoratori meno protetti e più vulnerabili. Battaglie che la Cgil combatte ogni giorno, stavolta prima di interloquire con istituzioni ed enti preposti si chiede l’opinione dei cittadini. Perché?

Fa parte della nostra strategia congressuale di essere un sindacato anche di strada. È un sindacato confederale perché ha in testa un modello di società completamente diverso rispetto al modello neoliberista in cui il lavoro viene visto come una merce, un costo, e non come un valore aggiunto e un investimento sul capitale umano. Anche a Piacenza abbiamo importanti aziende che eccellono nel mondo dal punto di vista del prodotto, in cui il problema non è costo del lavoro ma il prodotto, la sua qualità e competitività nel mondo. Questo è un pezzo della nostra strategia che si articola anche dal punto di vista dei rinnovi dei contratti nazionali, c’è in ballo una partita enorme: per fortuna si stanno rinnovando in modo importante in vari settori – i metalmeccanici, che sono un pezzo fondamentale del nostro paese, hanno avuto un aumento importante nella precedente tornata contrattuale – ma c’è una questione che riguarda la strategia della Cgil in generale, un modello di sanità e fisco diverso, che unisce e ha più attenzione al lavoro e più solidarietà ai bisogni di giovani, anziani e così via. Sarà un autunno ancora denso di raccolte firme per iniziative di proposta di leggi popolari.

Licenziamenti illegittimi e possibilità ai datori di non reintegrare i lavoratori licenziati senza giusta causa. E poi si punta il dito contro il lavoro a termine (e quindi il precariato) e la sicurezza sul lavoro. Perché è importante cambiare queste norme?

L’idea di fondo è provare a dare una spinta, un’inversione a un mondo del lavoro che ha bisogno di regole diverse. Si chiede la reintroduzione dell’articolo 18 dopo il Jobs Act, il reinserimento nelle aziende, si parla di precarietà – reintrodurre le causali nei contratti a tempo indeterminato – e infine del tema degli appalti e della responsabilità in solido del committente. Tante tragedie si verificano in situazioni in cui i committenti non sanno che imprese passano nella catena dei subappalti. Parlando con le persone che vengono a firmare, si nota la necessità di una rivendicazione che dia dignità al lavoro, un tema che deve tornare centrale nel dibattito politico.

A Piacenza qual è la misura del problema?

Tutti i dati ci portano a dire che a Piacenza le assunzioni, in un trend comunque positivo, per oltre l’80% sono precarie, a tempo determinato. Molte volte questo non dipende dalla volontà del lavoratore, ma da un meccanismo giuridico che permette alle imprese di usare questi strumenti con troppa facilità. Non siamo contro lo strumento del tempo determinato, anche se ci sono mille forme che andrebbero tolte, nel referendum si interviene sulle causali, con l’obiettivo di rendere uno strumento effettivamente esigibile nel momento in cui ci sono dei picchi di produzione, delle necessità reali. Per cui, non sia uno strumento per cui si può aggirare la norma per tenere i lavoratori a tempo determinato. In questo modello, si crea una società in cui a pagare di più lo scotto sono donne e giovani, che più di tutti non riescono ad avere un lavoro a tempo indeterminato. Fortunatamente Piacenza non ha visto situazioni complicate in tema di appalti, ma già il nuovo ospedale, ad esempio, sarà un mega appalto di subappalti. Per noi sarà un esercizio sindacale molto complesso da seguire.

Hanno firmato anche politici e rappresentanti delle istituzioni. A Piacenza, tra gli altri, Pier Luigi Bersani e la presidente della provincia Patelli. Che segnale è questo?

È un segnale importante di attenzione di una certa parte della politica di riavvicinamento a un’identità popolare. Non è un caso che anche la segretaria del Pd Elly Schlein abbia firmato questi referendum, lasciando spazi nel suo ambito alla decisione di non firmare. Ma cambiare idea, io credo, è segno di intelligenza. La vera sfida sarà, una volta che avremo incardinato nell’ordinamento giuridico i referendum, ridare alle persone la possibilità di intervenire sulle norme. È un’azione popolare dal basso: se tutto va bene, si andrà a rivotare (nei seggi, ndr).

Finora quante persone hanno firmato a Piacenza e provincia?

La scorsa settimana siamo arrivati a 5mila e 600 firme, abbiamo iniziato a raccoglierle il 25 aprile e andremo avanti fino al 10 luglio grazie al lavoro del gruppo dirigente, dei funzionari e dei pensionati che ci permettono di essere in tutto il territorio piacentino – in mercati, piazze, strade, centri di aggregazione – oltre che nelle nostre sedi. È inoltre possibile firmare online, sul sito della Cgil, tramite Spid o carta d’identità elettronica.

_Francesco Petronzio

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