Ricchezza e povertà degli italiani: il 44% guadagna meno di 15mila euro

“E se pur questa corrugar la fronte

e stirar ti fa il labbro, e tu raddoppia

la somma che possiede un cavaliere.

Triplica pure quattrocentomila!…”

Con queste parole, Giovenale, poeta e oratore romano, nelle sue celeberrime “Satire”, soleva augurare a se stesso un reddito di 400.000 sesterzi. Cifra sufficiente a garantirgli una vita decorosa. Ai tempi dell’antica Roma, solo l’8% della popolazione era in grado di produrre un reddito “sostanzialmente sufficiente alla sopravvivenza”. Circa la metà viveva di pubblica carità, tramite gli aiuti di stato. Il resto della popolazione – esclusi i ricchi che con patrimoni milionari rappresentavano una minima parte della popolazione – seppur appartenenti alla borghesia, vivevano di redditi appena sufficienti a garantire loro una vita dignitosa. E’ ben difficile esprimere in termini di PIL pro capite, la ricchezza media generata da un cittadino dell’antica Roma. Sappiamo però per certo, che la maggior parte della popolazione non se la passava molto bene. Per arrivare a fine giornata occorreva essere alquanto competenti nell’arte dell’arrangiarsi.

Il PIL, acronimo di Prodotto Interno Lordo, come ben sappiamo esprime il valore di tutti i beni e i servizi finali prodotti sul territorio di un Paese in un determinato periodo di tempo. Il PIL pro capite (che qui chiameremo per brevità Ppc), invece, indica la media della ricchezza generata da ogni singolo cittadino di un determinato Paese. E’ un indicatore importante, che assieme ad altri, esprime il livello di benessere dei cittadini.

Il PIL pro capite in Europa – I finlandesi, secondo il “World Happyness Report”, pare siano i cittadini più felici dell’intero pianeta. Sull’argomento pubblicai un articolo nell’agosto del 2023, nel quale scrissi che “la Finlandia è il Paese con la popolazione più felice al mondo, e non c’entrano i soldi”. Secondo i dati diffusi dal Fondo Monetario Internazionale, la Finlandia infatti risulta all’11° posto, tra i 43 Stati del continente europeo, nella classifica dei Paesi europei, con un Ppc pari a 55.000 dollari. Sul podio, tolti i paradisi fiscali rappresentati da Monaco di Baviera, Liechtenstein e Lussemburgo con un Ppc che si attesta mediamente sui 200.000 dollari, troviamo Svizzera, Irlanda e Norvegia, rispettivamente con un Ppc pari a 106, 106 e 95 mila dollari. Per trovare l’Italia dobbiamo scorrere la classifica fino al 18° posto, con un Ppc pari a 40.000 dollari.

Mappa dei PIL pro capite nei Paesi europei

Il PIL pro capite italiano – Nel nostro Paese il Ppc medio è in realtà poco rappresentativo della ricchezza dei cittadini italiani. Troppe sono le differenze tra i cittadini ed in particolare tra Nord e Sud. Basti pensare che se a Milano il Ppc mediano è di 40.000 dollari, in Calabria scendiamo a 17.600 euro. Senza contare le problematiche legate all’erogazione dei servizi sul welfare da parte delle Regioni. Se il Nord Italia ha da sempre potuto contare su una buona presenza delle istituzioni nell’erogazione di servizi ai cittadini (per la verità attualmente in calo), lo stesso non si può dire per il Sud del Paese, dove, tanto per citarne uno a caso, i servizi sanitari spesso devono essere pagati con i soldi dei cittadini, non essendo le ASL in grado di erogare tali servizi in modo efficiente.

Ne sono un esempio lampante gli Stati Uniti d’America. Un cittadino americano, infatti, con un Ppc di 84.000 dollari, in sostanza il doppio del nostro, deve pagarsi interamente ogni minimo servizio erogato da uno Stato inesistente sul fronte del welfare state, appaltato interamente ai privati. Che si fanno pagare. E molto. Anni fa un collega mi parlò delle cure a cui dovette sottoporsi sua madre a causa di una malattia invalidante. Mi disse, testuali parole: “siamo fortunati a vivere in Italia. Le terapie e le medicine di mia madre, in cura da diversi anni, sono state interamente pagate dal Servizio Sanitario Nazionale. Cioè ogni cittadino ha contribuito, così come deve essere nella logica del welfare state, a fare stare meglio la madre del collega, che ha continuato: “se fossi vissuto in America avrei dovuto sborsare una cifra astronomica di centinaia di migliaia di dollari. Avrei dovuto vendere la casa per far fronte a tali spese”. La domanda giunge spontanea: se un cittadino americano non possiede tutti quei soldi cosa succede? Semplice, non si cura. E si affida al destino.

Un destino che interessa il 23,5% della popolazione americana che vive al di sotto della soglia di povertà, contro l’8,6% dell’Italia, mentre il 12,3% ha un Ppc al di sotto della soglia minima di sostenibilità (calcolata su circa 12.500 dollari) contro il 28,4% degli italiani con un Ppc attorno ai 7.000 euro. Secondo INTWIG, società di data intelligence che periodicamente fornisce un’analisi dettagliata sulla ricchezza degli italiani, solo i 5% della popolazione guadagna più di 55.000 euro, mentre il 44% ha un reddito inferiore ai 15.000 euro, come evidenziato nel grafico che segue:

Dati preoccupanti che se sommati all’ingiustificato aumento dei costi dei beni al consumo (beni energetici inclusi) definiscono un quadro allarmante che ci riporta alle condizioni in cui viveva il nostro antenato romano poco meno di 2000 anni fa. Un quadro allarmante a cui i governi attuali dovranno dare una risposta.

“Emergono elementi d’analisi, da portare all’attenzione della politica per delineare scelte strategiche per i prossimi anni – afferma Aldo Cristadoro, CEO di INTWIG, in un’intervista rilasciata al quotidiano IlSole24Ore -. In primis la redistribuzione dei redditi, per evitare che la ricchezza si concentri in una fascia ristretta di popolazione. Si pone poi il tema demografico, già evidente guardando alle aree interne. La progressiva riduzione della popolazione in età lavorativa e l’aumento dei pensionati renderà necessario individuare soluzioni per garantire la tenuta del sistema. In questo senso si apre la sfida dell’attrattività dei territori per favorire l’arrivo di giovani, attraverso una prospettiva di sistema che affronti non solo la questione salariale, ma anche con strumenti di welfare e servizi che compensino il gap con gli altri Paesi europei, favorendo una piena promozione della qualità della vita”.

Andrea Lodi