Nasce a Bettola una “Casa Bella” per l’autonomia di sei persone con disabilità fotogallery

È stata inaugurata a Bettola nella mattinata del 20 giugno la “Casa Bella”, un progetto dell’associazione “Oltre l’autismo” per offrire alle persone con disabilità principalmente residenti nel territorio dell’Alta Valnure un luogo “accogliente e affettuoso” per il “Durante noi” e per il “Dopo di noi”. Presente al taglio del nastro la ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e altre autorità, fra cui il prefetto di Piacenza Paolo Ponta, i sindaci di Bettola, Paolo Negri, di Ferriere, Carlotta Oppizzi, di Farini, Marco Paganelli, e di Castel San Giovanni, Valentina Stragliati, la presidente del consiglio comunale di Piacenza Paola Gazzolo e la senatrice della Lega Elena Murelli.

“La Casa Bella è un posto dove vivere la quotidianità diventa un piacere – spiega Maria Grazia Ballerini, presidente di Oltre l’autismo e della cooperativa San Giuseppe -. L’accoglienza gentile e affettuosa accompagna le persone con disabilità che entrano in un luogo che offre la concreta possibilità e opportunità di vivere la giornata in un ambiente sia domestico ma anche aggregativo e formativo dal punto di vista del lavoro, inteso come attività occupazionale, grazie alle attività e alle proposte pensate e organizzate per loro e con loro perché possano aumentarne e consolidarne le autonomie e soprattutto contribuire alla loro felicità”. L’edificio di via Europa 39 in cui sorge la Casa Bella è stato messo a disposizione da Filippo Callegari. “Per Casa Bella – ha detto – questa non è un’inaugurazione, ma una tappa intermedia di un percorso nato 15 anni fa e che ora continua. E andremo avanti per il bene delle famiglie e dei ragazzi. Alle famiglie dico che io ci sarò sempre”. “È giusto dare merito a tanta bontà gratuita”, le parole di Maria Grazia Ballerini. La “Casa Bella” sarà abitata da sei persone con disabilità – un ragazzo e cinque adulti – impiegati nella cooperativa San Giuseppe. Una vera e propria festa per tutta la comunità di Bettola, come ha testimoniato l’aiuto di tante realtà del territorio come gli Alpini: le penne nere hanno anche consegnato un assegno di mille euro per sostenere il progetto.

“Il contributo di tutti è prezioso – le parole della ministra Locatelli – ognuno di voi rappresenta un pezzettino importante di questo puzzle che è un esempio meraviglioso della forza di questo territorio. Inizia una nuova avventura – ha detto ai ragazzi – una nuova opportunità della vostra vita. Davvero la possibilità di costruire, giorno per giorno, a partire dai vostri desideri e dal diritto di scegliere le vostre giornate. E lo state facendo in un momento di riforma in questo paese, una riforma sulla disabilità che è stata approvata in via definitiva ed entrerà in vigore con una sperimentazione su nove province – in Emilia-Romagna abbiamo scelto Forlì-Cesena – e che mette la persona al centro del proprio progetto di vita. Non solo quello del dopo di noi, una legge importantissima che deve essere modernizzata per dare a tutti la possibilità di fare un’esperienza di coabitazione e vita autonoma, ma una riforma che parte dai territori e obbliga tutti quelli che sono deputati a erogare servizi alla persona – enti comunali, territoriali, scuole – a lavorare insieme. Nelle équipe multidimensionali, che in Emilia Romagna ci sono già, ci saranno a rappresentare i bisogni delle persone con disabilità le famiglie, le persone insieme a tutti i rappresentanti dei servizi per evitare che, come oggi spesso accade, la famiglia o la persona con disabilità debba bussare a tante porte, a quella del Comune per chiedere il servizio di assistenza, a quella dei servizi territoriali per chiedere la fisioterapia, alla scuola per chiedere l’educatore o il sostegno. Con la riforma noi mettiamo al centro la persona e intorno i rappresentanti dei servizi che devono attivare immediatamente i servizi che vengono sottoscritti nel progetto di vita: questo serve a semplificare il percorso ma anche a renderlo più logico, perché non è normale che i servizi territoriali non dialoghino con quelli comunali, la parte sanitaria con quella sociosanitaria. A volte si fa fatica a dialogare, e noi dobbiamo ‘forzare la mano’ e soprattutto incoraggiare la cooperazione: intorno al tavolo ci sono tutti, non è solo la persona che deve muoversi tra mille attese, code e sportelli magari sbagliati, e sono le istituzioni che si devono muovere, risolvere i problemi e dare risposte ai bisogni delle persone. La sperimentazione parte dal 1° gennaio 2025 su nove province, in Emilia-Romagna abbiamo scelto Forlì-Cesena ma vi posso già annunciare che nel corso dell’anno prossimo sceglieremo altre province per implementare la sperimentazione, e magari sarà proprio Piacenza a far parte dell’ampliamento della sperimentazione perché vedo che il territorio è reattivo, ci sono possibilità di lavorare bene e serve mettere tutti in rete: il mondo delle istituzioni con il terzo settore e con il privato che, specialmente se parliamo di lavoro, è fondamentale per creare quella sinergia che crea le risposte ai bisogni delle persone, nel rispetto della dignità, che passa sicuramente dai servizi – benessere, cura, salute, assistenza – ma deve ampliare il proprio sguardo e farlo cambiare ai singoli cittadini e il mondo privato per far vedere nelle persone non solo i limiti ma le potenzialità. Quello che abbiamo portato all’Onu e porteremo all’attenzione anche del G7 per coinvolgere tutti i paesi è un cambio di sguardo che vede investire le istituzioni per prime, e lo stiamo facendo con questa riforma”.

Realtà simili, ha detto Stefano Bonaccini, possono “diventare un esempio per dimostrare che con coraggio e lavoro quotidiano si possono affrontare sfide che sembravano impossibili”. “Sono venuto in questo territorio poche settimane fa – le parole del presidente della Regione – per inaugurare un progetto simile a questo a Bobbio, ne abbiamo inaugurati tanti in questi anni in tutta la regione. Pensate che i bambini e i ragazzi fino ai 18 anni in carico alla Regione erano 1500 quando sono diventato presidente, oggi sono oltre 6500. Erano 244 gli adulti presi in carico nel 2015, oggi sono oltre 1550. Questi numeri spesso non dicono quanti sono i casi di autismo reale, e ciò che secondo me dovrebbe vedere impegnate le istituzioni, da quella nazionale a quelle regionale ai comuni, è soprattutto occuparsi di quale prospettiva dare dopo la scuola dell’obbligo a tanti adolescenti e post adolescenti che rischiano di non avere più servizi e le loro famiglie di rimanere sole. Penso che abbiamo fatto tanto, tutti insieme, in questi anni. In bocca al lupo agli amministratori in carica, ai nuovi sindaci, alle nuove sindache, in particolare a Valentina (Stragliati, ndr) con cui abbiamo condiviso un’esperienza, seppur con appartenenze diverse in consiglio regionale in questi anni, ne ho sempre apprezzato l’equilibrio e il rispetto istituzionale. Credo che i sindaci possano riconoscere una cosa al sottoscritto: credo non ci sia un solo amministratore locale che possa dire che abbiamo trattato qualcuno diversamente da un altro. Ho sempre detto che, pur eletti da una parte, devi ricordarti che negli anni in cui guidi un’istituzione devi rappresentare anche tutti quelli che non ti voteranno mai. È una cosa che ritrovo anche nell’azione quotidiana della ministra Locatelli. In un momento di crisi della politica e delle istituzioni, penso che se tutti imparassimo ad abbassare i toni e a rispettarci un po’ di più forse daremmo anche un significato e un valore maggiore alla qualità della democrazia e delle istituzioni stesse”.

“Il privato sociale non è il tappabuchi delle inefficienze del sistema pubblico – ha detto il prefetto Paolo Ponta – e il sistema pubblico da solo, al netto delle inavvertenze sulla programmazione che magari fanno mancare medici o educatori, non può fare tutto e non deve fare tutto in uno Stato veramente democratico. Occorre la leale collaborazione fra tutti gli attori: questo è come un mosaico vivente, siamo tutti qua e questo rappresenta sussidiarietà e leale collaborazione. Da pochi mesi ho l’onore di essere il prefetto della provincia di Piacenza e mi sto innamorando sempre di più di questo territorio e mi rendo conto che qui i princìpi costituzionali non rimangono sulla carta, qui si fa squadra e siamo capaci di fare squadra ognuno nel rispetto dei ruoli e delle competenze. E questa è la ricchezza del territorio emiliano e in particolare piacentino”. “Con Maria Grazia (Ballerini, ndr) abbiamo intrapreso un dialogo fin dall’inizio – le parole della direttrice del distretto di Levante dell’Ausl di Piacenza Costanza Ceda – su questa energia che poco alla volta ha dato quello che oggi possiamo vedere tutti insieme. Un’energia che mi ha contagiato: con lei, col sindaco abbiamo cercato insieme di costruire. Da oggi inizia un percorso che percorreremo insieme. Qua di fianco abbiamo la nostra casa di comunità, come distretto abbiamo questo luogo e questa comunità nell’unione con tantissimi investimenti e questo vostro procedere non sarà assolutamente disallineato ai temi della programmazione e dell’integrazione socio-sanitaria che oggi rappresento”.

“È un esempio virtuoso di collaborazione fra cooperativa, associazione e privato sociale – ha sottolineato il presidente di Confcooperative Emilia-Romagna Francesco Milza – che nasce da un bisogno di dare risposte a famiglie e ragazzi. Un bisogno dovuto, la risposta che dobbiamo darci è che noi ci siamo sempre, perché è questo il vero valore di una comunità. Penso che, oltretutto, in questa regione abbiamo sempre dimostrato di essere comunità. Gli ho sempre riconosciuto (al presidente Bonaccini, ndr) il fatto che in questa regione il fatto di essere comunità è stato posto al centro del confronto. Lo abbiamo fatto anche attraverso strumenti di politica condivisa. È un tema importante, che deve riguardare tutti, perché quello che serve è dare risposte. Questi ragazzi non possono essere più soli, dobbiamo accompagnarli rispetto ai percorsi. Mi auguro che questo percorso diventi un esempio virtuoso per il territorio”.

Inaugurazione della

IL SERVIZIO – “La Casa Bella – dice Ballerini – è un servizio pensato nell’ottica del vivere quotidiano, dove la dimensione delle attività domestiche è strettamente collegata alle autonomie necessarie e basilari in un percorso ispirato al “Durante noi” per un “Dopo di noi”, ma che è anche collegato all’attività occupazionale intesa come impegno lavorativo che è parte importante della vita di ogni persona. La Casa Bella è una casa che si apre alla comunità in senso partecipativo, a tutte le occasioni e offerte del territorio e comunitarie ma anche in senso propositivo vale a dire di promuovere iniziative e occasioni che incentivino l’aggregazione e la coesione con il paese e la cittadinanza. La Casa Bella è una casa nella casa, perché il paese è la casa di tutti, specialmente in montagna, dove tutti si conoscono, dove le porte di casa si aprono per accogliere parenti e soprattutto amici, perché l’amicizia e l’accoglienza sono sentite come un valore a cui nessuno vuole rinunciare”.

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