“Il vino un’eccellenza per Piacenza, presto Malvasia ferma e Gutturnio superiore saranno docg”

Piacenza avrà due nuove denominazioni di origine controllata e garantita: la Malvasia Ferma e il Gutturnio Superiore (e Riserva). Lo ha annunciato Marco Profumo, presidente del Consorzio tutela vini doc Colli piacentini, nel corso del convegno “Piacenza Doc: valore, mercati e futuro” che si è svolto a Palazzo Farnese (Piacenza) nella mattinata di giovedì 25 luglio. Il Gutturnio avrà “la prima docg rossa in Emilia-Romagna”, afferma Profumo. L’obiettivo auspicato sarà la conclusione di un iter di riforma dei disciplinari avviato dal Consorzio. All’incontro è intervenuto Fabio Piccoli, esperto di economia e marketing del settore vitivinicolo, che ha portato un’analisi dell’attuale andamento del mercato del vino, parlando del ruolo chiave dell’export e delle nuove modalità di approccio ai mercati internazionali del vino. Le conclusioni sono state affidate all’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi. Il saluto dell’amministrazione comunale di Piacenza è stato portato in apertura dall’assessore alla cultura Christian Fiazza, che ha ricordato come “l’eccellenza vitivinicola piacentina sia dovuta alla competenza, esperienza e passione dei produttori”.

I NUMERI DEL SETTORE ENOLOGICO – “Il territorio piacentino – spiega Profumo – produce 23 milioni di bottiglie di vino doc e abbiamo circa 5mila ettari di terreno vitato, con un potenziale produttivo di circa 45 milioni di bottiglie. Una parte del nostro vino viene venduto come Igt Emilia, valorizzato molto bene all’estero. Come Consorzio abbiamo avviato una riforma dei disciplinari in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università di Pollenzo (Cuneo) per la parte agronomica/enologica e legale. Stiamo raccogliendo le firme, l’obiettivo è portare in docg due eccellenze, due perle dei nostri vini, la Malvasia Ferma e il Gutturnio Superiore e Riserva“. Oltre a questo, la revisione dei disciplinari riguarderà anche “un ammodernamento nel confezionamento e nei sistemi di tappatura”. Prima di arrivare all’obiettivo, il Consorzio auspica di terminare la raccolta firme entro la fine del 2024 per poi proseguire l’iter attraverso Regione e Ministero dell’agricoltura.

Marco Profumo ha parlato dei finanziamenti regionali e nazionali ricevuti negli ultimi anni. “Abbiamo 180mila euro di finanziamenti – spiega – con quelli di ‘lettera A’ del Ministero gestiamo l’Ufficio stampa e la promozione sui social e sulla stampa con buoni risultati a livello nazionale e internazionale, con quelli di ‘lettera B’, oltre a finanziare incontri, abbiamo avviato un progetto con le scuole: quest’anno siamo andati al Raineri-Marcora di Piacenza a parlare di prodotto e consumo consapevole, in collaborazione con la Guardia di finanza e la Croce rossa italiana. Con i finanziamenti regionali Psr (Programma sviluppo rurale, ndr) abbiamo due scopi: il primo è fare formazione presso le nostre aziende e arrivare a creare un incontro con la ristorazione e i bar; il secondo è aprire nuovi mercati. Abbiamo partecipato a una masterclass a Vilnius (in Lituania, ndr) portando la nostra Malvasia in collaborazione con il Consorzio ‘I vini del Piemonte’, con un progetto di promozione comune delle eccellenze aromatiche italiane. A novembre andremo al Varsavia Wine Experience come territorio partner. Varsavia ha un mercato molto interessante, la gente si sta acculturando sempre più e perciò pensiamo che i nostri prodotti possano essere interessati in questi mercati dove si sta creando una crescita. Noi facciamo vini con un buon rapporto qualità-prezzo, ma anche vini per tutti i giorni. Attraverso queste attività, il vino si può fare ambasciatore di un territorio insieme alle altre eccellenze come i salumi e le bellezze architettoniche e artistiche”.

“Cosa sta succedendo sul mercato? Dagli anni ‘70 il vigneto italiano si sta adeguando ai mercati. Siamo passati da un milione e 227mila ettari a poco più di 600mila ettari di superfici vitate”, dice Fabio Piccoli analizzando l’andamento del mercato. “Siamo passati da 72 a 39 ettolitri prodotti, oggi si pensa più a migliorare dal punto vista qualitativo piuttosto che da quello quantitativo. In Italia il consumo pro capite nel 1970 era di 114 litri annui, nel 2021 è sceso a 37. Sono cambiati gli stili di vita. Il vino è la cenerentola in tanti posti del mondo: negli Stati Uniti se ne consumano dieci litri pro capite, l’Asia è ancora ferma a un litro pro capite”. Se cala la quantità, tuttavia, aumenta la richiesta di vini di qualità a scapito di quelli “generici”. “Sempre più persone cercano vini dop o igp”, rileva Piccoli. Un asset fondamentale per il sistema vitivinicolo è l’export, che “sta crescendo molto – spiega l’esperto -: in Italia dal 2003 al 2022 c’è stato un +193%, siamo passati da 2.679 a 7.836 milioni di euro di valore”.

“Rispetto al 2023 – sintetizza Piccoli – i segnali di ripresa sono evidenti: nel primo quadrimestre del 2024 il valore del nostro export ha superato i 2,5 miliardi di euro segnando così un +7% rispetto all’anno precedente. Sempre osservando il fronte export, gli Usa si confermano il nostro miglior cliente con quasi 630 milioni di euro e un incoraggiante +6% rispetto al primo quadrimestre 2023. Quasi tutti i principali Paesi nostri importatori evidenziano un dato positivo (addirittura il Regno Unito con un +11,5% e il
Canada con un + 11,4%).  Straordinaria poi la ripartenza dell’import russo che in questo primo quadrimestre ha registrato un +125,4%. In sostanza tra i mercati big l’unico calo lo registra la Svizzera con un -3,3%”. Cosa sta cambiando in maniera evidente e cosa è oggi necessario? “I consumi di vino, dopo una forte crescita durata circa 25 anni – dice Piccoli -, evidenziano un rallentamento (ma non un vero e proprio stop). Indubbiamente la generazione Z (18/25 anni) è la fascia di consumatori oggi meno coinvolta nel consumo di vino (ma non sappiamo ancora se questo determinerà una tendenza anche in prospettiva). La concorrenza della categoria “cocktail” è sempre più evidente. Aumentare la presenza di ‘nuove’ denominazioni italiane sui mercati internazionali (le straordinarie potenzialità dei Colli Piacentini). Essere anche ‘profeti in patria’ capitalizzando finalmente le straordinarie opportunità offerte dall’enoturismo (altra carta strategica straordinaria per i Colli Piacentini)”.

È intervenuto con un video intervento il consigliere del Consorzio “I vini del Piemonte” Daniele Gaia. Al convegno sarebbe stata prevista la presenza del presidente Nicola Argamante, che all’ultimo minuto è stato costretto a dare forfait. “Il Consorzio nasce dalla volontà di un gruppo di produttori di creare una struttura che potesse unire le forze di più aziende soprattutto verso il mercato estero per creare format interessanti verso i paesi coinvolti. Cerchiamo di fare squadra non solo tra cantine del nostro consorzio ma anche con consorzi esterni, come quello dei Colli piacentini. Cerchiamo di captare quelle che possono essere le partnership giuste per ottimizzare le nostre risorse e poi creare format interessanti”.

L’assessore regionale Alessio Mammi, in conclusione, ha evidenziato come “in pochi posti al mondo si possono trovare, a distanza di venti o trenta chilometri, un Klimt, un Botticelli, e poi salumifici eccezionali e cantine che producono vini di una qualità straordinaria”. “Dobbiamo cercare di condividere sempre di più questo patrimonio di cibo, cultura e paesaggi unici – le sue parole – perché è un valore non solo economico ma sociale e culturale. Non abbiamo nulla da inventare in termini di prodotto, ma possiamo trasmettere autenticità e storia. Essere profeti in patria significa aumentare la consapevolezza sociale: la prima ricchezza di un territorio sono i cittadini che lo vivono, per cui è importante valorizzare le eccellenze qui e poi all’estero. È sulla qualità che investiremo nei prossimi mesi e anni. La parola d’ordine deve essere sempre più qualità, nel gusto ma anche ambientale e sociale”.