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L’industria piacentina ‘tiene’, Parenti “Non demonizzare l’occupazione di suolo”

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L’industria piacentina supera la prova della realtà, chiusa la fase della crescita gonfiata dal rimbalzo post covid e da dinamiche inflattive. Nel primo semestre 2024, il fatturato per l’intero comparto manifatturiero è cresciuto del 2,42%, una performance aiutata dall’export (+11,66%) nettamente migliore del mercato interno, praticamente fermo (0,53%).

Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine congiunturale semestrale di Confindustria Piacenza, che come di consueto ha interpellato le imprese associate, con un fatturato complessivo di 3 miliardi di euro e circa 8mila addetti.

A presentare l’analisi il neo presidente di Confindustria, Nicola Parenti, il direttore Luca Groppi e Giulia Silva del Centro Studi. Nel dettaglio, è il settore dei materiali edili a registrare i risultati migliori, con una variazione complessiva del fatturato pari all’11,28%, segue poi l’alimentare con il 5,77%. In difficoltà invece il settore meccanico che, dopo sei semestri di crescita continua registra non solo una battuta d’arresto ma un segno meno: – 2.14% sul fatturato complessivo. A pesare è soprattutto il fatturato interno, con un calo dell’8,65%, mentre la performance sull’export è molto positiva, con una crescita del 18,42%.

Giulia Silva

Si conferma molto positivo il dato sull’occupazione, che cresce complessivamente del 2,40%. Un dato frutto dei numeri positivi registrati in tutti in settori, in primis dell’alimentare (+3,28%) così come nella meccanica (+2,56%).

“Il tessuto piacentino nell’insieme ha tenuto molto bene – commenta Nicola Parenti -, anche meglio di altri territori, in una situazione generale condizionata da grandi incertezze legate ad esempio a tensioni geopolitiche, tassi di interesse ancora molto alti e dall’assenza, ancora, dei decreti attuativi di industria 5.0, e in attesa degli investimenti che possano far ripartire l’economia, a differenza di Industria 4.0, piano divenuto subito operativo. D’altro canto invece la transizione ecologica detta tempi per cui non siamo pronti, perchè mancano le infrastrutture”.

In questo contesto, Piacenza fa il suo “grazie alla sua caratteristica di avere aziende specializzate in nicchie di mercato, ma soprattutto grazie alla spinta data dall’internazionalizzazione. Cresce l’export, nel settore alimentare e anche nella meccanica, dove invece il mercato interno vede un risultato negativo”.

Su questo tema Confindustria Piacenza spinge molto, come hanno testimoniato i recenti incontri con i rappresentanti del Camerun, che saranno replicati a settembre con il Marocco così come la partecipazione a fiere in Giappone, senza trascurare i primi risultati della presenza dell’associazione alla fiera dell’immobiliare Mipim a Cannes.

Attività che rientrano nell’importante anniversario, l’80esimo anno di attività, che l’associazione si appresta a festeggiare il prossimo anno, tra iniziative legate al tema dell’energia e anche l’impegno di Confindustria sul fronte del sociale.

Sul fronte invece del panorama locale, Parenti si sbilancia sulla necessità di “valorizzare i nostri territori, se parla solo d’estate. Abbiamo un bellissimo territorio, popolato però da paesi fantasma. L’occupazione del suolo è una cosa importante, ma non demonizziamola. Sulle nostre colline ci sono dei luoghi in cui è il suolo ad aver occupato il territorio, e non il contrario”.

Un passaggio infine su piazza Cittadella, tema toccato da Parenti durante la sua prima assemblea da presidente, scatenando non poche reazioni nel mondo politico. “Bisogna un po’ esporsi ed avere il coraggio di dire le proprie idee. Non c’era l’intenzione – dice – di entrare nel merito della pratica, ma noi siamo imprenditori e siamo abituati a fare le cose. Palazzo Farnese è bellissimo, proprio per questo va riqualificata la piazza. Altre città lo fanno, perché noi no? Le infrastrutture sono necessarie per tenere bella e viva Piacenza”.

Su questo fronte, il polo del ferro “è un’opportunità fondamentale. Avremo a disposizione non solo una stazione più moderna, ma lo spostamento del traffico da gomma a rotaia avrà una serie di benefici: meno inquinamento, più sicurezza e meno morti, più competitività per le nostre aziende”.

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