Ostruzione aortica, due pazienti operati a Piacenza senza trasferimento a Parma

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La Cardiologia di Piacenza continua a sviluppare la propria attività a favore dei pazienti: a luglio sono state eseguite per la prima volta, con successo e senza complicanze, due procedure di sostituzione valvolare aortica transcatetere (più note con la sigla Tavi). Per il nostro ospedale si tratta di traguardo importante: “Siamo molto orgogliosi di questa opportunità che viene data ai Piacentini. Fino a oggi i pazienti con ostruzione della valvola aortica – evidenzia il direttore generale Paola Bardasi – dovevano essere trattati a Parma, anche se in quella sede erano di fatto operati da specialisti della Cardiologia di Piacenza. L’Azienda è quindi riuscita ad aderire a TRACS, uno studio che ha lo scopo di valutare l’efficacia e la sicurezza nell’eseguire una procedura Tavi in un centro nel quale non sia presente una Cardiochiururgia, proprio com’è in effetti Piacenza. Trattare questi pazienti qui, senza farli spostare, è un brillante risultato di squadra. Naturalmente in prima linea c’è il team della Cardiologia, diretto da Daniela Aschieri, che ha collaborato strettamente con i colleghi di Anestesia e Rianimazione, guidati da Ruggero Massimo Corso. Fondamentale è stato anche l’apporto dell’Innovazione e ricerca, processi clinici e strutture accreditate, guidata da Evelina Cattadori, e di tutte le altre componenti del gruppo multidisciplinare che ha permesso di avviare l’attività”.

La squadra di lavoro è infatti composta da due specialisti cardiologi, un clinico e un interventista, un cardiochirurgo, un anestesista e un geriatra. “È il team che valuta il caso – evidenzia la dottoressa Aschieri – e, quando sussistono i criteri, seleziona i pazienti idonei per fare il trattamento nel nostro ospedale”. La procedura prevede l’inserimento di una protesi valvolare aortica (TAVI) attraverso l’arteria femorale. “Questa tecnica – evidenzia la specialista – permette indubbi vantaggi rispetto alla cardiochirurgia tradizionale”. Si tratta di un approccio mininvasivo, che attraverso la arteria femorale consente di inserire la nuova valvola aortica all’interno di quella calcificata, determinando così una corretta apertura e una regolare ripresa del flusso sanguineo”. “Dietro a questo successo c’è una bella sinergia con altri reparti dell’ospedale: abbiamo lavorato in stretta collaborazione con lo staff di Anestesia e Rianimazione (sulla tecnica si stanno formando le specializzande Giulia Stefanoni e Marika Ghiselli), con la Chirurgia vascolare, diretta da Patrizio Capelli e con la Farmacia ospedaliera guidata da Francesca Carini. Abbiamo potuto contare sul collega Vincenzo Guiducci, dell’Ausl di Reggio Emilia, con il quale si costituisce l’equipe cardiologia interventistica capitanata da Luciano Losi, il nostro primo operatore esperto. La nostra Cardiologia, appoggiata dalla Direzione aziendale, negli anni scorsi ha infatti avuto la lungimiranza di formare un professionista per questa procedura all’ospedale di Parma. Alle attività collaborano i medici dell’equipe di Emodinamica: Alberto Monello, Gioacchino Valenti e Francesco Passerini. Del gruppo fa parte anche Guido Rusticali, che dirige la Cardiologia riabilitativa di Castel San Giovanni, dove i pazienti proseguono un breve percorso di riabilitazione cardiologica”.

La stenosi della valvola aortica è la patologia valvolare più comune nella popolazione anziana. Si stima che in Europa il 2-7% della popolazione al di sopra dei 65 anni di età presenti una chiusura dovuta al deposito di calcio. “Questa condizione tende a ridurre l’apertura valvolare e riduce il flusso del sangue verso il corpo, in particolare cervello e cuore stesso. La stenosi aortica sintomatica di grado severo è presente in oltre il 40% dei pazienti anziani e, se non trattata, porta inevitabilmente a uno stato di completa disabilità e a una sensibile riduzione della sopravvivenza”. Quando la patologia diventa sintomatica, può portare con sé dolore al petto (angina), affaticamento nel respiro (dispnea) o svenimento (sincope). Il peggioramento può essere rapido, in pochi mesi e la terapia medica è di scarsa utilità. Per decenni la sostituzione valvolare aortica chirurgica ha rappresentato l’opzione migliore per questi pazienti. Oggi però la Tavi ha dimostrato, nei casi selezionati dall’equipe, un recupero più rapido delle normali attività quotidiane e soprattutto una degenza ospedaliera più breve.

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