Filo, Adriano Olivetti raccontato da Laura Curino

Laura Curino con le sue Letture dallo spettacolo “Adriano Olivetti” chiude a Piacenza il ciclo “impresa_cultura. Adriano Olivetti 1901-1960”, percorso proposto da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione e Associazione Amici del Teatro Gioco Vita in collaborazione con “cittàcomune

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Laura Curino con le sue Letture dallo spettacolo “ADRIANO Olivetti” chiude a Piacenza il ciclo “impresa_cultura. Adriano Olivetti 1901-1960”, percorso proposto da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione e Associazione Amici del Teatro Gioco Vita in collaborazione con “cittàcomune”. Un progetto che attraverso cinema, teatro e riflessione sociologico-letteraria ha ripreso, a mezzo secolo di distanza, quella straordinaria esperienza industriale culturale sociale politica, a partire dalla poliedrica vicenda umana e intellettuale del suo principale ispiratore e animatore: Adriano Olivetti.

L’appuntamento dedicato al teatro è mercoledì 16 novembre alle ore 21 al Teatro Comunale Filodrammatici. “ADRIANO Olivetti”, produzione della Fondazione Teatro Stabile di Torino, è scritto da Laura Curino e Gabriele Vacis, scenofonia-luci di Roberto Tarasco, collaborazione all’allestimento Lucio Diana.  Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con Città di Ivrea, Provincia di Torino, Regione Piemonte ed è stato trasmesso su Raidue il 9 aprile 2001.

Si può essere capitalisti e rivoluzionari? Può l’industria darsi dei fini che non siano solo i profitti? Si può proporre la società perfetta che converge verso la città di Dio e intanto incominciare a correggere questa nostra realtà quotidiana, così imperfetta e sottoposta a spinte contrastanti? Se lo chiedeva quarant’anni fa Adriano Olivetti, capitano di un’azienda allora ai vertici mondiali, manager illuminato sostenitore di un’industria dal volto umano, di un’economia fonte di progresso anche sociale, an­che intellettuale.

Molti parteciparono a quel progetto… Furono anni di grande fermento culturale, dove persone diverse e a diversi livelli contribuirono a crea­re un fenomeno di rilevanza internazionale, che resta ineguagliato per ampiezza di spettro, profondità di elaborazione, successo su entrambi i fronti dell’economia e della comunicazione, o, come si direbbe oggi, dell’immagine. Ivrea diventò il centro di un laboratorio permanente di sperimentazione osservato da tutto il mondo.

Molte delle energie che mossero quella grande trasformazione sono ancora presenti e vitali, desiderose di essere attivate per una nuova progettualità, ognuna secondo le diverse competenze in uno sforzo di comprensione della realtà attuale. Parte di quel successo venne dalla felice contaminazione tra mondo dell’economia, tecnologia, filosofia, scienze sociali ed arte.

Con “ADRIANO Olivetti”, del 1998, Laura Curino e Gabriele Vacis portano a compimento la trilogia olivettiana iniziata con “Camillo Olivetti. Alle radici di un sogno”, e proseguita con il monologo del 1996: “Olivetti”. L’attrice-autrice Laura Curino mette in scena uno spettacolo ben costruito, che poggia la sua incisività sull’alternanza tra il tono garbato dell’apologo e la forza del racconto popolare. Ne emerge un Adriano Olivetti persona – con i suoi dubbi e le sue aspirazioni, l’attenzione ai “segni”, il “lessico famigliare” col quale già Natalia Ginzburg l’aveva mirabilmente tratteggiato – e  insieme il suo intersecare la grande Storia,  senza iattanza ma in totale responsabilità.

Il padre Camillo, ebreo, aveva fondato nel 1908 a Ivrea la “prima fabbrica italiana macchine per scrivere”. La madre, Luisa Revel, era figlia di un pastore valdese. Cresciuto tra senso religioso della vita e ispirazione socialista, il giovane Adriano, nel solco di Salvemini, collabora negli anni del nascente fascismo con il coetaneo Piero Gobetti. Partecipa personalmente – insieme al padre, a Carlo Rosselli, Ferruccio Parri, Sandro Pertini – al rocambolesco espatrio di Filippo Turati. Nel 1925, compie un viaggio negli Stati Uniti nel corso del quale visita un centinaio di fabbriche e constata di persona pregi e difetti del modello taylorista-fordista, dominante nel capitalismo americano dei “ruggenti” anni Venti. Del resto, appena tredicenne Adriano era stato mandato dal padre a lavorare in fabbrica, e lì aveva imparato «ben presto a conoscere e odiare il lavoro in serie: una tortura per lo spirito che stava imprigionato per ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina». Avendo sempre presente la raccomandazione paterna («Tu puoi fare qualunque cosa, tranne licenziare qualcuno per motivo dell’introduzione dei nuovi metodi produttivi»), già dai primi anni Trenta Adriano esercita le massime responsabilità nell’azienda e avvia il suo progetto comunitario, che così sintetizzerà nel 1960, pochi giorni prima di morire: «…un laboratorio sociale in cui nella realtà e nella vera vita si dà luogo ad un’azione in cui ciascuno nel proprio ambito e nella propria funzione lavora a un fine comune e coordinato».  «Un testo sulla “dimenticanza” – ha scritto Laura Curino – che spera di essere scintilla di memoria collettiva».

INFO
I biglietti per “ADRIANO Olivetti” costano 10 euro (intero) e 5 euro (ridotto studenti).
La prevendita è in corso alla biglietteria di Teatro Gioco Vita in via San Siro 9 dal martedì al venerdì ore 15-18 e sabato ore 10.13 (tel. 0523.315578, biglietteria@teatrogiocovita.it).
Il giorno dello spettacolo la biglietteria funziona al Teatro Comunale Filodrammatici in via Santa Franca 33 dalle ore 19 (tel. 0523.315578).

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