Accordo pomodoro, Coldiretti: “Il vero sconfitto è il prodotto”

“Siamo profondamente delusi e amareggiati da come è stata condotta la trattativa da parte degli industriali, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi. Abbiamo ritenuto di lasciare lavorare le Op all’interno del tavolo, ma purtroppo il risultato è stato assolutamente negativo”.

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Una voce unanime esce dalla commissione pomodoro convocata oggi in Coldiretti Piacenza. “Quest’anno è assolutamente indispensabile diminuire gli ettari coltivati a pomodoro. Il prezzo di 85 euro a tonnellata siglato nei giorni scorsi dalle industrie aderenti a Confapi, non ripagano i costi di produzione considerata anche l’inversione in termini peggiorativi dei parametri qualitativi, che concorrono alla formazione del prezzo.  Si tratta quindi di un prezzo falso, infatti dalle simulazioni applicate dai nostri uffici si evince la possibilità di arrivare addirittura a 72 euro a tonnellata in quando all’interno di quelle scalette si nascondono meccanismi di riduzione matematica dello stesso. Mentre continua l’inspiegabile atteggiamento da parte di Aiipa, con le quali le trattative sono sempre più tese, allontanando così la sottoscrizione dell’accordo”.

“Siamo profondamente delusi e amareggiati da come è stata condotta la trattativa da parte degli industriali, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi. Non siamo intervenuti pubblicamente prima per non creare, come hanno fatto altre rappresentanze,  tensioni e false aspettative all’interno del mondo produttivo. Abbiamo ritenuto di lasciare lavorare le Op all’interno del tavolo, ma purtroppo il risultato è stato assolutamente negativo”.

“Mi preme inoltre sottolineare, prosegue il presidente, che la parte industriale ha spesso  accusato il mondo agricolo di essere spaccato, ma stavolta si è a sua volta divisa, creando gravi danni e perdite di tempo nell’accordo. Lavorare in due tavoli distinti non ha aiutato. Tutta la situazione, insieme alla posizione degli industriali, che probabilmente preferiscono approvvigionarsi altrove, piuttosto che riconoscere il giusto valore alle produzioni locali, crea un grave danno per l’intero sistema”.

“Siamo stanchi, continua Bisi, di essere l’anello della filiera che sopporta le perdite. Il valore del pomodoro all’interno della confezione rappresenta circa il 7%, ma è l’unico fattore sul quale ogni anno ci si scontra. I contenitori, il packaging, la pubblicità, il diritto di scaffale, invece, sono tutte componenti  che aumentano continuamente. A questo punto se la considerazione del pomodoro è questa, evidentemente tanto vale che gli industriali si rivolgano all’estero, per il prodotto. Per tale motivo invitiamo i produttori a orientarsi verso altre colture. Non dimentichiamo che negli ultimi dieci anni, a causa di un perdurare di accordi non vantaggiosi per il settore primario, abbiamo perso nella nostra provincia circa 5000 ettari di pomodoro. Ma nessuno pensa alla perdita di indotto che ne è derivato? Quanti  posti di lavoro? E la funzione sociale?”

“Vorrei però un ulteriore chiarimento, domanda Bisi. Dove sono finiti tutti i buoni propositi di filiera che si era proposto il distretto? Ancora una volta l’industria preferisce comprimere i redditi agli agricoltori, piuttosto che aggredire mercati più adeguati e competitivi o cercare di essere più efficiente”

“Probabilmente il sistema Piacenza non se ne sta rendendo conto, con il rischio concreto di arrivare in poco tempo allo sgretolamento definitivo di una delle più importanti filiere produttive del territorio. Nessuno provi, però, ad attribuire la responsabilità di tutto ciò ai produttori, che da troppo tempo, conclude il presidente Bisi, stanno ottenendo una remunerazione inadeguata, mettendo continuamente in difficoltà le capacità finanziarie delle stesse aziende. Ma qui, purtroppo, non è soltanto a rischio una coltura dell’agricoltura piacentina, ma la salute dei consumatori che forse saranno costretti a sostituire l’ingrediente principe della dieta mediterranea con pomodoro proveniente da chissà quale parte del mondo”.

Confagricoltura: “Accordo inaccettabile”

Confagricoltura Piacenza esprime una ferma condanna a quanto sta avvenendo nel comparto del pomodoro. “Una trattativa protratta ad oltranza, condotta in contemporanea su più tavoli, con il solo risultato, comune denominatore, di penalizzare oltremodo gli agricoltori” – evidenzia Enrico Chiesa, Presidente di Confagricoltura Piacenza. “Le Organizzazioni dei Produttori devono essere ferme nel tutelare gli interessi di chi rappresentano – rincara Enrico Chiesa – e non sembra lo stiano facendo a sufficienza. Gli agricoltori non possono, in questo momento, vedersi cambiare le carte in tavola con accordi che peggiorano tempi di pagamento, parametri qualitativi e definiscono prezzi svincolati dai costi produttivi”.

L’amaro commento, dopo le trattative di ieri tra le OP ed i rappresentanti di AIIPA che si sono chiuse con un sostanziale nulla di fatto e dopo il primo accordo di lunedì, sottoscritto da Confapi con le OP. “Quell’accordo vede una decurtazione del 10% del prezzo di riferimento rispetto all’anno prima – evidenzia Giovanni Lambertini, Presidente della sezione di Prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura Piacenza – siamo ampiamente sotto la soglia di marginalità, anche alla luce dell’aumento di costi del 10% rispetto lo scorso anno”. Ad un prezzo di riferimento già di per sé non remunerativo (85 euro/tonnellata) e significativamente inferiore a quello dell’anno precedente, si affianca una modifica della tabella di valutazione della qualità ulteriormente peggiorativa (che lo abbassa complessivamente ad 80 euro/tonnellata base 100). “Come se non bastasse – sottolinea Chiesa – si è sottoscritto un prolungamento di ulteriori 50 giorni in più dei tempi di pagamento, in netta contrapposizione anche con la legislazione nazionale sta progressivamente imponendo pagamenti a 30 giorni”.

“Il cedimento che le OP hanno avuto sui tempi di pagamento e sulla tabella qualitativa – rincara Lambertini – vanifica i risultati ottenuti da anni di trattative e sui quali si era ottenuta una
convergenza di tutta la filiera del pomodoro. Una trattativa seria – prosegue Lambertini – si doveva condurre in ogni modo tenendo conto dei costi di produzione, invece sul prezzo si continua a tergiversare mettendo mano ad altri fattori. Non è pensabile che tutti gli anni si proponga di rivedere quello che dovrebbe essere uno strumento tecnico: un insieme di parametri oggettivi che determinano la qualità delle produzioni. Le tabelle non possono essere modificate in funzione della congiuntura economica”. “Sono state avanzate proposte non condivisibili né nel metodo né nel merito. – Rileva Chiesa – Le Op, oltretutto, hanno disatteso le indicazioni dell’assemblea di produttori di Confagricoltura Piacenza che aveva richiesto una contrazione delle superfici del 25%. Rinunciando alla leva delle superfici – conclude Chiesa – le Organizzazioni di Produttori si sono trovate in una posizione contrattuale estremamente debole.

Ci appelliamo alle OP perché riprendano in mano la situazione: diversi produttori potrebbero scegliere di rinunciare agli investimenti del settore”.

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