Carenza di medici e investimenti tecnologici i punti critici della sanità piacentina

“La situazione di Piacenza è quella di una sanità in trasformazione, siamo spesso primi per innovazione, ma sono due le criticità da affrontare nei prossimi mesi.

La prima riguarda la carenza dei medici e la copertura del turn over, l’altro tema è quello degli investimenti per le nuove tecnologie. Abbiamo 2-3 milioni di euro regolarmente scoperti che sono compensati dalla Regione, ma il tema va affrontato in maniera strutturale”.

Parola del direttore generale dell’azienda sanitaria Luca Baldino, ascoltato in municipio insieme al presidente dell’ordine dei medici della provincia di Piacenza Augusto Pagani, nel corso della commissione consigliare Servizi Sociali presieduta da Carlo Segalini.

“Presidi ospedalieri e case della salute sono i settori sui quali investire nei prossimi anni – ha detto Baldino, premettendo esplicitamente che non avrebbe affrontato il tema del nuovo ospedale -.

Tra il 2009 e il 2017 la dotazione organica dell’Ausl ha visto il numero dei medici restare sostanzialmente costante, mentre si è registrato un calo del personale amministrativo.

Sul numero degli infermieri l’azienda ha fatto investimenti importanti per contrastare una sofferenza reale, abbiamo in programma l’assunzione straordinaria di 50 infermieri che dovrebbero entrare in servizio a giugno, in tempo per affrontare l’estate”.

“Molto più critica la situazione dei medici – non ha nascosto Baldino – ma il tema è nazionale: nei prossimi 6-7 anni andrà in pensione più del 40 per cento del personale medico e purtroppo la sostituzione riuscirà a rimpiazzare circa la metà”. “All’ultimo concorso – l’esempio portato – si sono presentati tre anestesisti”.

“La capacità di rendere questa azienda più attraente per i medici attraverso la qualità delle strutture e i numeri è una questione essenziale – ha aggiunto -.

Si è scatenata la guerra delle Ausl per rubarsi il personale a vicenda, dobbiamo intervenire a livello regionale per tutelare i soggetti più deboli, ad esempio la montagna rispetto alla città, altrimenti il rischio è quello di aumentare le distanze”.

“Altro dato di grande interesse è la mobilità attiva e passiva – ha rimarcato Baldino – . La mobilità attiva è aumentata negli ultimi anni grazie l’apporto delle visite specialistiche”. Per quanto riguarda la mobilità passiva, Baldino ha fatto notare un’inversione di tendenza con un calo dal 2017, ma mancano ancora i dati di quella extraregionale.

“Il lavoro fatto sulle liste di attesa ci ha consentito di recuperare in maniera sensibile sulla mobilità passiva legata alle visite specialistiche”.

“Il tasso di occupazione dell’ospedale di Piacenza è sotto al 90 per cento, il trend dei ricoveri è in calo in tutta la Regione come in Italia e il nostro numero dei posti letto è appropriato.

Quello che manca in particolare a Piacenza è un numero adeguato di ricoveri “sociali”, per quei pazienti già dimessi ma privi di una rete di sostegno. Stiamo cercando di lavorare col Vittorio Emanuele per sopperire al problema”.

Sulle liste di attesa il direttore generale Ausl ha sottolineato che nel 2017 l’azienda è “rientrata sotto i limiti massimi (30 giorni di attesa per le visite e 60 per le prestazioni): “Non si è verificato il fenomeno dell’offerta aumentata che ha indotto un calo della domanda”.

Gli accessi al Pronto Soccorso sono in “costante aumento nei codici bianchi e verdi, ovvero i cosiddetti accessi impropri”. “Dobbiamo governare meglio l’appropriatezza di accesso – ha ammesso – all’emergenza, questa è una battaglia che il Servizio Sanitario Nazionale non è riuscito a vincere”.

Per quanto riguarda le case della salute Baldino ha parlato di una città di Piacenza ancora “indietro rispetto alla provincia”, anche sul tema della cronicità (sono 40mila i malati cronici): “Siamo più indietro perché non abbiamo un modello pronto da adottare, bisognerebbe sperimentate un’integrazione molto più forte con i servizi sociali rispetto alla provincia”.

A fianco di Baldino anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza Augusto Pagani che ha portato il pensiero del consiglio provinciale sullo stato della sanità piacentina facendo in particolare appello alla “necessità di ascoltare la categoria medica e le sue rivendicazioni”.

“Siamo arrivati al limite tenendo conto delle leggi e della burocrazia – ha sottolineato nel suo intervento -. Temiamo che la nostra categoria sia arrivata a un punto senza ritorno nel rispetto delle regole. La nostra attività di cura è compromessa da un carico burocratico eccessivo che ci distoglie dall’attività di assistenza e cura”.

Anche il sindaco Patrizia Barbieri è intervenuta con toni particolarmente preoccupati sul futuro della sanità: “La nostra sanità – la sua osservazione – rischia di non essere più attrattiva per i pazienti e anche per i medici.

Conoscere i dati sulla mobilità passiva extraregionale sarebbe importante, in particolare verso la Lombardia. Vogliamo avere – ha aggiunto – qualche risposta sui primariati vacanti. Vogliamo anche una programmazione più qualificata e incisiva per i servizi e per migliorare l’offerta e mantenere il livello di eccellenza della nostra sanità”.

Commenti

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  1. Scritto da metabolik

    Ancora più insensato, a questo punto, sarebbe costruire un nuovo ospedale. Senza medici non serve un ospedale, nè vecchio nè nuovo.
    Si deve investire in quei servizi che impongono mesi di attesa agli Italiani, non in altro cemento.
    Si deve investire in risorse umane.