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Ritorno dalla Silicon Valley per il piacentino Cravedi “Giorni duri, ma esperienza molto positiva” foto

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E’ trascorso all’incirca un mese da quando Massimiliano Cravedi, CEO di Xeo4, è rientrato dall’esperienza americana in Silicon Valley.

Ci siamo lasciati ad inizio maggio, con unintervista pubblicata su questo giornale, nella quale Massimiliano ci ha raccontato che le giornate sono trascorse veloci “tra ricerche, revisione dei documenti, confronti con il ‘mentore’, partecipazione ad eventi organizzati all’interno del PnP, discussioni con i colleghi”, per dirla con parole sue.

Ed è proprio partendo dalle sue parole che prende spunto la prima domanda.

Puoi descriverci il metodo di lavoro di Plug and Play?

Innanzitutto c’è una separazione molto profonda tra strategia e esecuzione. Il grosso del lavoro consiste nella ricerca e definizione della strategia. Vale il paragone dei due boscaioli che devono tagliare in un giorno il maggior numero di alberi: il primo comincia a tagliare da subito a testa bassa, il secondo passa il novanta per cento del tempo ad affilare l’ascia e scegliere le piante più adatte. Ovviamente vince il secondo.

Come si differenzia il loro metodo dal nostro?

La prima fase sembra non terminare mai, la ricerca e la profondità richieste sono esasperanti. Una volta trovata la strategia, tutto il resto è esecuzione e, bene o male, qualsiasi buon manager è in grado di farlo. Questa credo sia la più grande differenza che ci separa, noi tendiamo a passare subito all’azione, gran lavoratori ma con poca strategia. Perché pensiamo che in fondo non sia così importante. Ma non è così. Un’analisi ben fatta ti permette di evitare cantonate grossolane e massimizzare la probabilità di successo.

A maggio ci raccontasti, sempre per usare parole tue, che “la strategia è alla base di tutto, ma non c’è una regola precisa, ogni azienda, ogni progetto, deve trovare la propria strada”. In questi tre mesi Xeo4 ha trovato una nuova strada?

Sì, certo. Ricercata, individuata, definita, metabolizzata, formalizzata e ora sto cercando di metterla in atto. E quando presenti il tuo progetto, l’interlocutore capisce che hai un’idea ‘crystal clear’ di chi sei, di dove vuoi andare e di come ci vuoi arrivare.

In generale come sono andati questi tre mesi in Silicon Valley? Avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate prefissati?

Sì. I due obiettivi prefissati – ricerca della strategia e approccio al mercato – sono stati raggiunti. Sono riuscito nei primi due mesi a definire la strategia più adatta e nell’ultimo mese ho iniziato a contattare distributori sul territorio che hanno risposto in maniera molto positiva.

Gli incontri con i potenziali investitori come sono andati? C’è stato un interesse verso la vostra tecnologia?

In tre settimane abbiamo avuto incontri con alcuni potenziali distributori e avuto dei feedback positivi da potenziali clienti. Direi che per il livello di competizione che c’è in Silicon Valley, mi ritengo molto soddisfatto. Purtroppo la nostra struttura non è molto appetibile per un Venture Capital della Silicon Valley. Siamo un’azienda che ha una storia troppo lunga con una crescita lontana dai loro standard. Inoltre la nostra sede è in Italia (e non in USA), cosa che ne riduce ulteriormente l’interesse.

Qual è il risultato maggiore che hai ottenuto da questa esperienza?

La metodologia per sviluppare un business. Credo che non ci sia posto migliore al mondo dove imparare queste tecniche. Ci sono poi una serie di valori che si ottengono come effetto collaterale di questa esperienza: mi riferisco ai contatti, alla formazione, al brand awareness, al mindset.

Come puoi descrivere il bilancio di questa esperienza?

I primi cinquanta giorni sono stati durissimi, ogni mattina cercavo un volo per tornare in Italia. In compenso l’ultimo periodo è stato l’esatto opposto. Il bilancio rimane assolutamente positivo. Credo ci siano concrete possibilità di sviluppo e che possiamo ritagliarci la nostra nicchia di mercato.

Per concludere, la solita domanda bastarda: ti trasferiresti negli USA?

Se all’inizio poteva essere un no categorico, ora non saprei …

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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