Sgarbi “Baruffaldi surrealista padano, tra Ariosto e Chagall” fotogallery

“Carlo Baruffaldi è un surrealista padano, la sua arte volge sempre al sogno, in una fusione tra Ariosto e Chagall”. Così il critico Vittorio Sgarbi, all’inaugurazione della mostra del pittore Carlo Baruffaldi, in esposizione alla Galleria Biffi Arte di Piacenza.

Carlo Baruffaldi e Vittorio Sgarbi

La mostra resterà aperta dall’8 settembre al 14 ottobre. Saranno esposti 45 quadri di Baruffaldi, l’evento è realizzato in collaborazione con la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma.

Per Sgarbi, il pittore Baruffaldi è un esponente a tutti gli effetti di quel surrealismo padano a cui proprio il critico d’arte dedicò, oltre 15 anni fa, una mostra proprio qui a Piacenza.

Come Dorian Grey, Carlo Baruffaldi, nato a Correggioverde, in provincia di Mantova, nel 1934 ha saputo mantenere una specie di eterna giovinezza, dopo una vita errabonda che lo ha portato a girare il mondo dipingendo, sempre dispensando fantasia con la leggerezza di un incantatore elegante e sfuggente insieme, un narratore dell’eterna fiaba dell’amore, inseguito e perseguito con, come sottofondo, l’incanto della voce della moglie cantante lirica.

E le sue opere sono poesia fatta colore, musica visiva: viaggio senza fine e senza ritorno tra pianeti che hanno l’iridescenza dei sogni. Baruffaldi si è mosso nello stesso modo, quasi veleggiando in solitaria, anche nell’accostarsi alla pittura, anche se ha frequentato Giorgio De Chirico, al punto da considerarlo se non il proprio maestro almeno un costante punto di riferimento, a Chagall e Mirò, conosciuti personalmente a Parigi.

Così ha mantenuto l’inquietudine dello zingaro, sempre pronto a partire con un bagaglio minimo, disponibile all’avventura, al rischio, con un ottimismo di fondo tenace e testardo che gli fa superare il suo carattere umorale ed umbratile. le sconfitte in un andare oltre fatto di strade, scie, ponti, barche, vorticare di luci, pianeti e acque che colorano cieli in fantomatici colori, in vastità che darebbero un senso di smarrimento e vertigine, se non fosse che proprio qui, proprio ora improvvisamente la coppia, il maschio e la femmina, si congiungono e dandosi la mano procedono per la propria strada.

E’ una specie di eterno sogno, di rinnovato rimpianto di una giovinezza e di primavere eternamente cicliche. Come ha scritto Allen Ginsberg, uno dei poeti più rappresentativi della Beat Generation:

“… ma noi il peso lo portiamo stancamente, e dobbiam trovar riposo tra le braccia dell’amore infine …”

Ed è quello che ha sempre fatto e fa Carlo Baruffaldi raccontando e scrivendo con i colori i suoi personali viaggi nel sentimento che sono abbandono confidente all’emozione, sono disponibilità a lasciarsi andare senza remore né garanzie, sono il diario continuamente riscritto tra il desiderio e la disponibilità a farsi incantare.

Marzio Dall’Acqua

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