Alle medie il 20% delle classi supera il tetto di alunni stranieri. “Situazione creata dalle famiglie”

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“Non esistono classi ghetto, la composizione viene decisa di fatto dalle scelte compiute dalle famiglie, che si orientano in base alla lingua straniera o a progetti specifici. Può quindi accadere, ad esempio alle scuole medie, che l’opzione inglese/francese sia più gettonata da famiglie straniere francofone”.

Il direttore dell’ufficio scolastico provinciale di Parma e Piacenza Maurizio Bocedi, in commissione congiunta insieme agli assessori Marco Tassi e Jonathan Papamarenghi, ha voluto chiarire la posizione della amministrazione scolastica in una delle questioni più controverse dell’integrazione. “Non è volontà dell’amministrazione scolastica o dei singoli istituti voler creare delle classi in cui la concentrazione di stranieri è più elevata rispetto ad altre. Dietro a questo fenomeno non c’è nessuna strategia – ribadisce Bocedi -, si determinano delle differenze solo perché in una determinata è più alta la presenza di cittadini stranieri”.

Sta di fatto che la nostra provincia si distingue da tempo per l’elevata presenza di studenti stranieri. Lo ricorda anche il presidente di commissione Carlo Segalini. Nelle scuole medie di Piacenza il 20% delle classi è in deroga rispetto alla quota del 30% di alunni non di cittadinanza italiana, tetto previsto dal ministero. E’ la quota più alta in Regione.

“Un aspetto difficile da capire – dice Bocedi -. Soprattutto per le scuole medie si creano classi con concentrazioni di stranieri dovute alla scelta della lingua o con attività specifiche. E’ una scelta compiuta dalla famiglia, in merito alla quale non è possibile obiettare. A volte si creano delle significative aggregazioni perché viene proposto lo studio della lingua inglese e francese, un abbinamento preferito da famiglie straniere provenienti da Paesi francofoni. Per altri è una scelta minoritaria, perché si preferisce studiare inglese e tedesco o inglese e spagnolo. Non è facile dirottare le scelte della famiglia”.

Non è facile anche quando si è in presenza del tetto, fissato dal ministero, del 30% di alunni stranieri da non superare. “Non possiamo scardinare – continua Bocedi – da un principio di scelta del genitore. Il ministero concede delle deroghe, prevedendo però controlli e che l’istituto attivi delle progettualità aggiuntive”.

“Il fatto che ci siano tante classi in deroga è dovuto a una questione demografica, perché sono tanti i cittadini stranieri residenti a Piacenza – l’intervento Mauro Monti (Liberi) -. Quello che ci differenzia da altre realtà, ad esempio Parma, è che alcune scuole vedono una concentrazione maggiore, mentre nella città ducale la distribuzione è omogenea. Invece all’Alberoni gli alunni stranieri sono il 76%, mentre alla Pezzani la percentuale scende al 13%. Una situazione dettata da un’anomalia urbanistica della nostra città, dallo stradario (frequentare la scuola più vicina a dove si risiede, ndr), oltre alla sperequazione dovuta da alunni residenti da fuori Piacenza: ad esempio alla Pezzani il 12% degli alunni è residente in Comuni della provincia. La creazione di istituti comprensivi ci obbligherebbe a ripensare questo sistema”.

Il tema, secondo Lorella Cappucciati (Lega), dovrebbe essere risolto a livello ministeriale. “Per la composizione delle classi posso accettare la motivazione della lingua, anche se quando i miei figli erano ancora piccoli mi era stato chiesto al momento dell’iscrizione quale tipo di lavoro facessi – afferma la consigliera, che si dice contraria alla ghettizzazione di alcune scuole -. La presenza di alunni stranieri non è un problema all’asilo o alle elementari, perché riescono a recuperare eventuali carenze di italiano. Diverso è il discorso alle medie, dove il loro arrivo può rallentare la didattica. Prima di essere inseriti in una classe, dovrebbero fare un test di italiano”.

“Piacenza ha il numero più alto di stranieri dovuto a un fatto demografico, però è vero che ormai molti bambini frequentano le scuole fino dal nido. Il problema sono arrivi in corso d’anno – sostiene la consigliera Pd Giulia Piroli -, ben vengano quindi i corsi di italiano di lingua 2, non solo per i bambini ma anche per le mamme. Sarebbe interessante sapere quanti sono gli arrivi in corso d’anno e perché vengono messi nelle stesse scuole, il che crea un problema di impatto e di integrazione. Per quanto riguarda l’edilizia scolastica, ci sono novità riguardo al progetto di creare una nuova scuola media all’interno dell’istituto Carella?”.

Per Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) “siamo in una città multietnica, dobbiamo abituarci a trattare questi temi, mentre per Michele Giardino (Gruppo Misto) “è doveroso aiutare chi è in difficoltà, ma non bisogna trascurare il bambino capace”. “Ogni scuola individua le sue progettualità, in relazione alle caratteristiche degli studenti – la risposta di Bocedi -. Le scuole da anni sono abituate a gestire le problematiche di studenti che vengono dall’estero con strumenti di integrazione, è chiaro che l’obiettivo è di fornire a tutti le stesse opportunità di crescita e formazione e da anni parliamo di personalizzazione del curriculum scolastico, consentendo così anche ai più meritevoli di essere valorizzati, mettendo a frutto i propri talenti e seguendo le proprie inclinazioni”.

L’assessore Tassi dopo aver rimandato alla collega Erika Opizzi la questione della scuola Carella ha annunciato che l’amministrazione Barbieri ha dato il via a un “piano di manutenzione straordinaria degli edifici scolastici da un milione e 500 mila euro. Un’azione attesa – sottolinea l’assessore – da decenni. Per noi è prioritario che le scuole di Piacenza siano sicure e in ordine”.

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