In due mesi “tracciate quasi 14mila persone”: la storia dell’epidemia a Piacenza

Il tracciamento delle persone positive al Covid19 e i loro contatti sono una delle azioni che dovranno essere implementate al più presto per contrastare un ritorno della diffusione del virus.

Su questo tema il dibattito ruota attorno all’utilizzo della tecnologia e dell’app “Immuni” con le connesse implicazioni relative al rispetto della privacy di ciascuno di noi. Da una ricerca condotta dall’Ausl di Piacenza sull’andamento dell’epidemia dal 21 febbraio al 24 aprile apprendiamo che le persone “tracciate” a seguito del contagio sono già 14mila nella nostra provincia. La cronistoria per numeri della crisi sanitaria da Covid19 in provincia di Piacenza è stata redatta in uno studio dell’azienda Ausl. Un’epidemia che appare – secondo la relazione scaricabile in basso – “efficacemente mitigata e, dopo una fase di particolare intensità ha raggiunto livelli analoghi a quelli osservabili mediamente nel Nord Italia”. “Poiché si riscontra tuttora l’emergere di nuovi casi accertati – viene rimarcato – di persone che hanno sviluppato la sintomatologia in tempi recenti, la strategia di uscita dalla fase di “lockdown” dovrà caratterizzarsi per l’estrema cautela nel garantire l’adozione di tutte le possibili misure di prevenzione del contagio”.

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“TRACCIATE QUASI 14MILA PERSONE” – L’indagine specifica che per tutti i soggetti individuati come positivi è stata realizzata l’indagine epidemiologica per risalire a come hanno contratto la malattia, attraverso quali contatti. Nell’ambito di questa attività sono stati tracciati, dal 21 febbraio al 24 aprile, 13.972 tra contatti stretti asintomatici e casi sospetti da sottoporre ad isolamento domiciliare preventivo. Un’indagine che ha consentito di individuare (e isolare) ammalati che non erano sotto i riflettori medici. Il grande numero di contatti e casi sospetti individuati, associato con l’aumento della disponibilità di tamponi, va considerato nell’interpretazione del numero assoluto di tamponi positivi che si è osservato nella settimana tra il 20 e il 26 aprile. Per esempio, tra le persone afferenti al drive through, servizio istituito a partire dal 20 aprile per accelerare gli accertamenti soprattutto in questa categoria di persone, sono stati effettuati in questa settimana 1656 tamponi, 136 dei quali, pari all’8,2%, sono risultati per la prima volta positivi.

Le indagini epidemiologiche hanno consentito di ricostruire, per 3526 su 3989 (88%) dei casi accertati fino al 27 aprile (data di invio del tampone in laboratorio; analisi svolta sui dati disponibili al 28 aprile), la data di effettivo esordio della sintomatologia. Per i restanti 463 casi non è stato possibile ricostruire l’effettivo esordio dei sintomi perché il soggetto è rimasto asintomatico o con sintomatologia sfumata, oppure per difficoltà nel reperimento delle informazioni necessarie.

L’ESORDIO DEL CONTAGIO A FEBBRAIO – In 102 casi, l’indagine epidemiologica ha rilevato che i sintomi della malattia erano iniziati in date comprese tra il 10 e il 21 febbraio, data in cui si è stato confermato il primo caso in Italia. La successiva adozione delle misure di tracciamento e isolamento dei contatti, abbinata alle misure di contenimento rivolte a tutta la popolazione, hanno attenuato la crescita della curva epidemica che ha raggiunto il proprio apice attorno al 10 marzo. Considerando che i sintomi insorgono in media 5-6 giorni dopo l’esposizione, si può stimare che il picco dei nuovi contagi sia stato raggiunto attorno al 5 di marzo. Successivamente al 10 marzo si è avuta, fino alla fine dello stesso mese, una rapida diminuzione del numero dei nuovi casi. Nel mese di aprile il numero di nuovi casi si conferma in lenta diminuzione fino al giorno 20 di aprile, quando si registra un apparente aumento, che occorre inquadrare alla luce delle fonti dei dati.

I NUOVI CASI DI APRILE: “ASINTOMATICI” NELLE CASE DI RIPOSO – In particolare, tra il 20 e il 26 aprile si è svolta un’intensa attività di accertamento della positività nei soggetti asintomatici delle case di riposo. A fronte degli 831 campioni raccolti tra gli ospiti delle CRA in questo periodo, 138 (15,4%) sono risultati essere positivi e 97 di questi sono stati prelevati da ospiti asintomatici o con sintomatologia sfumata, su cui non è pertanto disponibile la data di inizio dei sintomi.

PROGRESSIVO AUMENTO DEI TAMPONI – “Nella prima fase dell’epidemia il numero di tamponi a disposizione – viene evidenziato nello studio – è stato influenzato dalle ridotte capacità di analisi dei laboratori a quel tempo autorizzati all’esecuzione del test, mentre nel periodo più recente la ricerca del virus è stata possibile in misura via via più estesa”.

tamponi ricerca Ausl

Il grafico sopra mostra la variazione nel tempo del numero di tamponi eseguiti in provincia di Piacenza e la quota di tamponi con esito positivo o negativo tra il 23 marzo e il 29 aprile. Nelle settimane tra il 20 e il 26 aprile si sono registrati gli esiti di un grande numero di tamponi effettuati anche su soggetti asintomatici appartenenti a categorie particolarmente vulnerabili, come gli ospiti delle strutture residenziali per anziani (CRA).

Ecco alcuni elementi che vengono evidenziati dallo studio Ausl all’interno della parabola dei contagi:

– il costante aumento nel tempo della capacità di eseguire test diagnostici per Covid19:

– il picco di esordio dei sintomi è stato raggiunto il 10 marzo, il che riflette un picco di contagi raggiunto già nei primi giorni di quel mese (in seguito si è osservata una diminuzione costante del numero dei nuovi casi, più rapida nella seconda metà del mese di marzo e più graduale durante il mese di aprile);

– un apparente secondo picco nella settimana tra il 20 e il 27 aprile è interamente spiegato dagli esiti dei tamponi effettuati nelle strutture residenziali per anziani (CRA) su persone asintomatiche.

Lo studio spiega che nella seconda metà di aprile il numero di nuovi contagi in provincia si è mantenuto comunque su livelli contenuti, sovrapponibili a quello di altre realtà del Nord Italia, ma non trascurabile. Escludendo gli ospiti delle CRA, per i quali si sono già adottate misure volte alla tempestiva individuazione dei nuovi casi anche al fine della messa in atto di tutte le possibili misure volte a prevenire la diffusione del contagio, si sono registrati in media 15,5 nuovi casi al giorno tra il 16 e il 29 aprile. L’indice di moltiplicazione del contagio si è mantenuto, a partire dalla metà di marzo, su valori inferiori ma prossimi a 1, indicando una situazione in cui l’epidemia si è andata progressivamente riducendo. Il numero di persone dichiarate guarite è in costante aumento, e come il numero totale di casi sia in flessione a partire dall’inizio del mese di aprile.

L’analisi conferma inoltre una forte grado di coerenza fra tutti gli indicatori considerati (numero di tamponi totale, numero di nuovi positivi, numero di casi in corso, numero di decessi per Covid19, numero di accessi in pronto soccorso, numero di ricoveri e di persone ricoverate per polmonite, ricoveri per il virus e ricoveri in terapia intensiva), i quali mostrano tutti un andamento simile, sebbene con tempistiche differenziate, come atteso sulla base del decorso della patologia.

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