Mattarella scioglie le Camere: si vota il 25 settembre. Nuovi collegi, cosa cambia per Piacenza

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Un passaggio arrivato a seguito delle dimissioni, dopo la discussione e il voto sulla fiducia di mercoledì in Senato, del premier Mario Draghi e del governo da lui presieduto. Come deciso dal Consiglio dei ministri, riunito nel tardo pomeriggio, le elezioni anticipate si terranno il prossimo 25 settembre.

“Lo scioglimento anticipato del Parlamento – le parole del Presidente della Repubblica – è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro Paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione. La discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri al Senato hanno reso evidente il venir meno del sostegno parlamentare al Governo e l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza. Questa condizione ha reso inevitabile lo scioglimento anticipato delle Camere”.

I NUOVI COLLEGI ELETTORALI – Si tornerà alle urne con una nuova “mappa” dei collegi elettorali, derivante dalla riforma del numero dei parlamentari che prevede 400 deputati (contro i precedenti 630) e 200 senatori (da 315). Il nuovo scenario (manca l’adeguamento demografico in base al censimento del 2021) prevede alla Camera un collegio uninominale (Emilia-Romagna – U01) con l’intera provincia di Piacenza alla quale si aggiunge, per raggiungere la soglia demografica, la porzione della provincia di Parma che comprende i Comuni di Busseto, Fidenza, Fontanellato, Pellegrino Parmense, Polesine Zibello, Roccabianca, Salsomaggiore Terme e Soragna.

In Emilia Romagna vengono poi definiti tre collegi plurinominali, uno dei quali (Emilia-Romagna -P01), a ovest e al quale sono assegnati 5 seggi, è composto dalle intere province di Piacenza e Parma e larga parte di quella di Reggio nell’Emilia.

Per quanto riguarda il Senato, la provincia di Piacenza è inserita nel primo dei cinque collegi uninominali definiti in regione (Emilia-Romagna -U01), insieme all’intera provincia di Parma e alla porzione settentrionale della provincia di Reggio nell’Emilia (Comuni di Boretto, Brescello, Campagnola Emilia, Correggio, Fabbrico, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Reggiolo, Rio Saliceto, Rolo, San Martino in Rio). Due invece i collegi plurinominali disegnati in Emilia Romagna, con Piacenza (Emilia-Romagna -P01) insieme a Parma, Reggio Emilia, larga parte della provincia di Modena e due comuni della Citta Metropolitana di Bologna (Gaggio Montano e Lizzano in Belvedere i quali contribuiscono per lo 0,2% alla popolazione del collegio).

LA DELUSIONE DI TARASCONI “UN GOVERNO DEVE AVERE IL TEMPO DI GOVERNARE” – “Un governo dovrebbe avere il tempo di governare. E governare significa anche pianificare, programmare, perché è così che si garantisce un futuro al Paese. Non si ha quasi più memoria di un governo che abbia avuto la possibilità di lavorare per l’intera durata della legislatura, che è un periodo scelto non certo a caso: è il minimo per poter fare quello che va fatto per il bene della comunità. Alla fine di quel periodo (ripeto: alla fine) i cittadini giudicheranno con il voto se il lavoro fatto corrisponde alle aspettative e alle esigenze del Paese”.

Il sindaco di Piacenza Katia Tarasconi affida ai social la sua amarezza per la situazione politica nazionale: “Indipendentemente dalle valutazioni su chi è al governo o dagli interessi di chi vorrebbe esserci – scrive in un lungo post -, io penso davvero che il Parlamento dovrebbe prima di tutto avere a cuore l’interesse dei cittadini che lo hanno eletto. O meglio, avrebbe dovuto. E se magari questa considerazione è passata di mente ai parlamentari che hanno di fatto aperto l’ennesima crisi, a ricordargliela c’erano quasi duemila firme di altrettanti sindaci italiani che chiedevano col cuore in mano di consentire all’esecutivo di poter continuare a fare il suo lavoro in un periodo delicatissimo come mai prima d’ora”.

“Ma non è bastato. Non è bastata una guerra in Europa con conseguenze pesantissime sui costi dell’energia e relative ripercussioni su famiglie e imprese, non è bastata la gestione complicata di un post-pandemia, non è bastata la necessità di gestire i fondi del PNRR indispensabili per il Paese e i tuoi territori. Tutto questo non è bastato; ci volveva anche la caduta del governo a “facilitare” la vita di tutti noi. Che delusione.

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