“La scuola diventi un perno di sviluppo della città e leva di rigenerazione urbana” foto

È un auditorium gremito di pubblico quello che ha seguito i lavori del convegno promosso dall’associazione “Liberi” sul tema “La scuola domani. Nuovi ambienti per apprendere, Pnrr ed enti locali”. Ha introdotto la serata, nella sala della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Mauro Monti, già preside dell’Isii Marconi, ricordando che “nel 2030 avremo 700 alunni in meno in città, tra infanzia ed elementari, e nel 2035, a livello provinciale, il calo nella fascia 3-18 anni potrebbe arrivare oltre le 5mila unità coinvolgendo pesantemente anche le scuole superiori. Eppure solo a Piacenza città, grazie ai fondi Pnrr, si costruiranno nei prossimi anni almeno cinque, forse sei, nuove scuole (nido e infanzia a Borgotrebbia, media alla ex-manifattura tabacchi, media e due superiori all’ex-laboratorio pontieri, infanzia Dante). Che si investano milioni per nuove scuole mentre i bambini calano può sembrare una contraddizione, ma non è così: il mondo è cambiato e profondamente rinnovate sono anche le esigenze della didattica che esigono spazi diversi da quelli che conosciamo. Non facciamo nuove scuole per rispondere a una pressione demografica che non c’è, ma per rispondere a una pressione di natura pedagogica che è forte”.

Simona Favari, preside a Castelsangiovanni e in città, ha infatti precisato nel secondo intervento della serata che “la relazione tra il ripensamento dello spazio e apprendimento è un tema imprescindibile. Le neuroscienze hanno dimostrato che l’esperienza è decisiva per lo sviluppo dell’intelligenza. Abbiamo bisogno di scuole che consentano di fare esperienze che non siano lo spazio per un semplice ascolto di chi parla. L’ambiente di apprendimento non può più coincidere solo con l’aula, ma si deve configurare come spazio multidimensionale e flessibile. Il Pnrr rappresenta una occasione straordinaria che non possiamo sprecare: le scuole hanno a disposizione somme ingenti per rinnovare i propri ambienti, come non ce ne sono mai state in passato. Ma sarebbero soldi sprecati senza lo sforzo di cambiare profondamente anche il modo di insegnare, passando da una didattica trasmissiva ad una responsabilizzante l’iniziativa dello studente e allo stesso tempo comunitaria”.

“Bisogna lavorare per una nuova centralità della scuola come perno di sviluppo della città – ha detto nella sua relazione Alfonso Femia, importante architetto italiano che ha lavorato per la progettazione di numerose scuole in Italia e in Francia – La scuola in questi anni è stata considerata solo dai punti di vista dei prerequisiti per funzionare: fare manutenzione, metterla in sicurezza, mentre dovrebbe diventare importante come leva di rigenerazione urbana. Occorre un approccio rinnovato che ricerchi forme di conciliazione economica degli edifici scolastici, in grado di spalmarne i costi su una serie di attività fruttifere. Dal punto di vista architettonico e urbanistico la scuola può diventare motore della micro-porzione del quartiere in una logica inclusiva multifunzione e può generare sostenibilità economica per sé e per il contesto. Una studentessa di Torino mi diceva recentemente che ‘anche quando è aperta, qualche volta la scuola sembra chiusa’. È purtroppo vero; noi architetti, in dialogo con tutti i soggetti coinvolti, dobbiamo lavorare, ad esempio, ampliando e valorizzando gli spazi di relazione esterni delle scuole che fanno parte del tessuto della città e che possono diventare parte integrante della didattica. L’edificio scolastico deve diventare cellulare e poroso, colonizzando il contesto. Pensare in forma nuova la scuola è un grande tema di responsabilità come azione sul presente, è un tema di generosità come passaggio del testimone alle future generazioni”.

Ha concluso la serata Massimo Trespidi, docente e consigliere comunale, annunciando una continuità a breve della proposta di Liberi sulla scuola piacentina che si concretizzerà con una nuova tavola rotonda a gennaio in cui far dialogare direttamente alcuni protagonisti della vita scolastica piacentina con gli amministratori locali.

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