“Mantenere acceso il fuoco educativo di Don Giussani” L’incontro con Magatti e Cassese
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“Preservare una tradizione non vuol dire venerarne le ceneri ma essere capaci di trasmettere il fuoco”. Forse è la frase del celebre compositore Gustav Mahler che meglio racchiude il significato dell’incontro pubblico dedicato alla figura di don Luigi Giussani organizzato da Comunione e Liberazione di Piacenza all’auditorium di S. Ilario nella serata di lunedì 20 febbraio. Sala piena e in prima fila il vescovo Adriano Cevolotto, il vescovo emerito Gianni Ambrosio e il sindaco Katia Tarasconi, per ascoltare gli illustri ospiti, il sociologo dell’Università Cattolica Mauro Magatti e il responsabile per la Diocesi di Milano di Cl Francesco Cassese, moderati dal giornalista di PiacenzaSera.it Mauro Ferri. L’iniziativa è inserita in una serie di eventi legati al centenario della nascita del prete di Desio che vedrà l’8 marzo prossimo anche la messa in Duomo presieduta dal vescovo.
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Dopo il saluto del responsabile locale di Cl Matteo Venturi, la parola è passata ai relatori. E’ stato proprio Magatti ad evocare Mahler per indicare come ricordare il pensiero e le opere del fondatore di Comunione e Liberazione, a 100 anni dalla nascita e a 18 dalla scomparsa nel 2005, senza cedere alla “mera nostalgia”. Mantenere vivo il fuoco di don Giussani significa allora fare i conti con il suo insegnamento e con quell’imperativo “Non voglio vivere inutilmente”, scelto come titolo dell’iniziativa pubblica e che ha segnato le generazioni che lo hanno seguito fino a diventare un “popolo”. Ma oggi – è questa la riflessione di Magatti – i giovani sono affetti da una sorta di “fatica del desiderio”, si trovano in una situazione di quasi paralisi di fronte a una gamma fin troppo ampia di opzioni possibili: “Quando si vede garantita sempre la possibilità di scelta, il rischio è di non scegliere mai”.
Cassese ha sottolineato il valore ancora attuale del pensiero di Giussani “in un dialogo costante tra passato e presente”. Il sacerdote col suo carisma ha irradiato tutta la realtà nei suoi molteplici aspetti, non solo la sfera religiosa ma anche quella laica, quella dell’economia, dell’impegno sociale e dell’impegno politico: basti guardare al ruolo assunto dal movimento di Comunione e Liberazione nella società, proprio perchè non ha mai rinunciato a confrontarsi con tutti i temi del reale.
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Sulla scorta delle parole di Papa Francesco, spese nel discorso del 15 ottobre scorso davanti al movimento di Cl per celebrare il centenario della nascita di Giussani, è stata rievocata anche un’altra dimensione fondamentale della sua figura, quella dell’educatore. Giussani ha infatti insegnato per gran parte della sua vita, prima al liceo Berchet di Milano e poi come docente di Teologia all’Università Cattolica. “In una fase storica che vede l’emergere per certi versi inquietante dell’intelligenza artificiale – ha ricordato Magatti – e nella quale il nostro rapporto con la realtà o costantemente messo in discussione e distorto dalle mille sollecitazioni virtuali, diventa allora fondamentale compiere un grande investimento sull’intelligenza umana, quella vivente. E in questo senso il ruolo dell’educazione, non solo a scuola, ma in senso lato, è cruciale”. Nella sua conclusione Cassese ha ricordato le parole di Giussani agli studenti nella circostanza della sua prima lezione davanti a un classe di liceo: “Voglio indicarvi un metodo perchè siate in grado da soli di comprendere il vero e il falso”. Perchè per tanti giovani che hanno ascoltato e frequentato Giussani il cristianesimo è stato prima di tutto un incontro, che cambia la vita.
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